Sciopero generale in Ecuador, i vescovi: “Il dialogo è l’unico cammino”

Vatican News

Anna Poce – Città del Vaticano

“Come Chiesa ecuadoriana vogliamo invitare il governo nazionale, la Conaie, i movimenti sociali e politici e tutti gli uomini e le donne di buona volontà a cercare insieme soluzioni adeguate attraverso il dialogo, pensando soprattutto al bene comune e al benessere dei più poveri del nostro Paese”. È questo l’appello lanciato il 15 giugno scorso dai vescovi ecuadoriani sui social network, preoccupati per la complessa situazione sociale, economica e politica che il Paese sta attraversando.

La Confederazione delle nazionalità indigene dell’Ecuador

La Conaie, principale organizzazione indigena del Paese, ha proclamato uno sciopero generale a tempo indeterminato, nei giorni scorsi, per resistere alle misure economiche del governo neoliberista del presidente Guillermo Lasso. Nel corso dello sciopero, nella notte tra lunedì e martedì,  gruppi speciali della polizia locale hanno arrestato arbitrariamente il leader indigeno e presidente della Conaie, Leonidas Iza, accusato di essere l’autore intellettuale di atti vandalici. Il rilascio di Iza, il giorno dopo, non ha fermato la mobilitazione indigena. 

Tra le principali richieste avanzate dai manifestanti, quella di congelare il prezzo del carburante salito alle stelle, lo stop alla privatizzazione del patrimonio nazionale, il rispetto dei diritti dei popoli indigeni e l’introduzione di politiche di controllo dei prezzi dei prodotti di prima necessità. “Non siamo indifferenti al grido del nostro popolo che chiede giorni migliori per tutti, ma siamo anche consapevoli che questo è un percorso che dobbiamo costruire insieme”, ha affermato la Conferenza episcopale ecuadoriana nel suo messaggio.

La cultura del dialogo

Condannando qualsiasi tipo di violenza “da qualsiasi parte provenga”, nella convinzione “che non sia questa la strada da percorrere se vogliamo costruire un Ecuador migliore”, i vescovi hanno ricordato come Papa Francesco insista “sull’istituzione di una ‘cultura del dialogo” per risolvere i conflitti. “Egli  – hanno spiegato – ci invita costantemente a saper ‘costruire ponti’ e ‘abbattere muri’ che ci dividono”. Pertanto, “abbracciamo queste parole, facciamole nostre e costruiamo insieme quei ponti che ci avvicinano come fratelli”. I presuli hanno concluso il comunicato sottolineando che “come pastori di questa Chiesa” continueranno a camminare accanto alla loro gente, “condividendo le loro difficoltà e le loro speranze, mossi solo dal Vangelo dell’amore e della verità, della giustizia e della solidarietà”.