Chiesa Cattolica – Italiana

Save the children: aumenta l’impatto dei conflitti sulle spose bambine

Antonella Palermo – Città del Vaticano

Nella decima Giornata internazionale delle ragazze, risuona la preoccupazione dell’organizzazione Save the Children che rileva un aumento del 20% dei matrimoni precoci nelle zone di conflitto. La stima è che le guerre, insieme agli effetti del Covid-19 e alla crisi climatica ed economica, potrebbero spingere 10 milioni di minori a sposarsi entro il 2030.

Quasi 90 milioni le bambine a rischio di matrimonio precoce

Stando ai dati di Save the Children, otto dei dieci Paesi con i tassi più alti di matrimonio precoce, stanno vivendo crisi umanitarie – tra cui conflitti e disastri climatici – che, causando l’interruzione dell’istruzione, rendono più difficile la ricerca di lavoro, fanno aumentare i costi del cibo e la povertà, oltre che indebolire le reti di protezione che riescono a tenere i bambini al sicuro dalle violenze. In questi contesti, è drammatica convinzione comune che sposarsi in tenerissima età, rappresenterebbe un modo per ridurre la pressione finanziaria sulle famiglie o per proteggere le bambine da altre forme di violenza di genere. Ad oggi, è la triste realtà, sono quasi 90 milioni – ovvero 1 su 5 a livello globale – le bambine e le adolescenti di età compresa tra i 10 e i 17 anni che vivono in zone di conflitto con impatti devastanti – è la denuncia dell’organizzazione – sul loro benessere fisico e mentale e sulle loro opportunità future. 

Il triste primato della Nigeria

Se le bambine che vivono nell’Asia orientale e nel Pacifico, in America Latina e nei Caraibi e nell’Asia meridionale sono le più esposte al rischio di matrimonio precoce legato ai conflitti, l’Africa occidentale e centrale ne registrano i tassi più alti al mondo. È la Nigeria il Paese che, attualmente, ha il numero più elevato di matrimoni precoci del pianeta, nonostante una legge li vieti. Save the Children documenta il dossier con le testimonianze sul campo: Mi sono sposata contro la mia volontà, non è stata una mia scelta. La vita, in questo periodo, non è stata facile per me. Sono passati quattro mesi da quando ho abbandonato la scuola e da allora ho dimenticato tutto quello che avevo imparato”, racconta Miriam (nome di fantasia), 16 anni, costretta a fuggire insieme alla sua famiglia dal suo villaggio nello Stato di Borno per sfuggire ai gruppi armati. Ora vivono in un campo per sfollati interni con conseguenze devastanti per la vita della ragazza.

Le donne raramente coinvolte per raccontare i loro drammi 

Nel 2021 il rischio di violenze di genere è stato classificato come grave o estremo nel 95% delle crisi umanitarie. Le azioni per affrontarlo, però, hanno ricevuto meno fondi di qualsiasi altra forma di protezione fornita nell’ambito delle risposte umanitarie. Gli obiettivi di finanziamento sono raramente raggiunti, a fronte di richieste spesso troppo basse, perché solo occasionalmente le donne e le ragazze vengono incluse nelle discussioni riguardanti i loro bisogni o vengono interpellate in modo che si sentano a loro agio nel partecipare.

La situazione nel Kurdistan iracheno e Sud Sudan 

Tra il 2020 e il 2021 Save the Children ha condotto più di 600 interviste con 139 ragazze nel Kurdistan iracheno e in Sud Sudan per conoscere le loro esperienze. Alcune sono state rapite e costrette a sposarsi precocemente, altre hanno ceduto alle pressioni della famiglia o si sono sposate in seguito ad una gravidanza non pianificata. Per alcune ragazze curde, la decisione di sposarsi è stata influenzata dal senso di isolamento e da un futuro incerto. Nei loro racconti è comunque sempre presente l’esposizione alla violenza e alle regole patriarcali che provocano di fatto una disuguaglianza di genere attraverso la limitazione delle scelte.

L’impatto di conflitti, pandemia, crisi climatica ed economica

Sebbene si stimi che tra il 2008 e il 2018 siano stati evitati 25 milioni di matrimoni infantili a livello globale, siamo ancora ben lontani dal raggiungere la scadenza dell’Obiettivo di sviluppo sostenibile globale di porre fine al matrimonio infantile entro il 2030. Secondo le proiezioni, infatti, la crisi del COVID-19 e il suo continuo impatto sulla disuguaglianza di genere spingeranno 10 milioni di ragazze in più verso il matrimonio entro il 2030.

Le raccomandazioni ai governi per impedire questa piaga

Save the Children chiede di aumentare i finanziamenti e gli sforzi per affrontare la violenza di genere contro le ragazze, comprese le risorse per la protezione dei bambini nelle crisi umanitarie; di investire nel potenziamento delle iniziative per porre fine al matrimonio infantile e renderle disponibili a un maggior numero di ragazze e più diffusamente; di sostenere e finanziare le ragazze per definire soluzioni alle sfide che devono affrontare, anche rafforzando i movimenti guidati dalle ragazze stesse; di sviluppare e finanziare pienamente i piani d’azione nazionali per porre fine a ogni forma di violenza di genere e contro i bambini; di sviluppare la ricerca per capire meglio come evitare che le cosiddette “quattro C” (Covid, conflitti, cambiamenti climatici e aumento del costo della vita) invertano i progressi compiuti per porre fine al matrimonio infantile; di assicurarsi che i governi mantengano le promesse fatte alle ragazze nelle loro leggi e negli accordi globali come la Convenzione sui diritti dell’infanzia, gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile e il Generation Equality Global Acceleration Plan.

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