Michele Raviart – Città del Vaticano
Gli ultimi vent’anni sono stati decisivi per l’abolizione della pena di morte nel mondo, ormai impiegata solo in una parte minoritaria del pianeta. Da questa constatazione parte la presentazione della Comunità di Sant’Egidio della giornata del 30 novembre prossimo quando, in ricordo della prima abolizione della pena capitale in Europa nel granducato di Toscana nel 1786, duemila capitali e località di tutto il mondo si mobiliteranno nell’iniziativa “Città della Vita”.
Monumenti illuminati
La sera del 30 a Roma sarà illuminato il Colosseo, simbolo della campagna globale contro la pena di morte, mentre nel pomeriggio Sant’Egidio, in presenza e online, ha organizzato un webinar dal titolo “No Justice without life”, al quale parteciperanno attivisti, ex condannati a morte, politici e il premio Nobel per la pace del 2011, la yemenita Tawakkol Karman. A Mario Marazziti, coordinatore della campagna per la moratoria universale della pena di mortre della Comunità di Sant’Egidio, abbiamo chiesto un bilancio del movimento abolizionista nel nuovo millennio.
Dobbiamo immaginarci che 20 anni fa non era possibile che l’ONU si pronunciasse in maniera importante contro la pena capitale. Dal 2007 invece una risoluzione dell’Assemblea generale invita fortemente gli Stati a una moratoria universale e a fermare tutte le esecuzioni. Tanto per avere un dato, si è partiti da 98 Paesi, che sono poi diventati 103 e oggi sono 123. Ha quindi aderito gran parte del mondo e c’è un calo progressivo. Ormai circa 40 Paesi dall’inizio del nuovo millennio hanno scelto di abolire la pena capitale e se pensiamo al fatto che nel 1977 erano solo 16 i Paesi che avevano eliminato questa pena sbagliata e disumana per tutti i crimini, oggi in realtà la stragrande maggioranza del mondo non la utilizza più. Lo scorso anno sono stati 18 i Paesi a utilizzarla davvero e l’anno precedente erano 20. Siamo a una grande svolta dell’umanità.
A che cosa è dovuto questo cambiamento di approccio?
È dovuto a molti fattori. Ci sono grandi soggetti che ispirano Stati, spiriti e anime. Penso all’immenso lavoro della Chiesa cattolica. Penso alla svolta di chiarezza che ha fatto Papa Francesco con il nuovo testo del catechismo, nel considerare questa pena sempre sbagliata, rendendo chiaro il lavoro e anche i pronunciamenti di Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Penso poi al lavoro di un soggetto importante come l’Unione Europea, ma penso anche al contributo della società civile. Quando la Comunità di Sant’Egidio ha cominciato a impegnarsi su questo tema, il movimento mondiale abolizionista era fortemente diviso. Noi abbiamo fatto un grande lavoro di unificazione e non a caso nel 2002, a Sant’Egidio, la Coalizione mondiale contro la pena di morte era composta da 13 ong e oggi sono più di 150. Il lavoro per la pace della Comunità di Sant’Egidio dà dei frutti, penso all’abolizione in Mongolia, al Burkina Faso ad altri Paesi africani, ma anche alla nascita di coalizioni regionali, come nei Caraibi, dove negli ultimi due anni non ci sono state esecuzioni capitali, anche se metà di questi Stati ancora all’Onu votano contro la moratoria.