Michele Raviart – Città del Vaticano
Per una trasformazione sostenibile dei sistemi alimentari e affinchè il cibo sia sicuro e nutrizionalmente adeguato per tutti è di primaria importanza promuovere il coinvolgimento dei giovani, che, per la Santa Sede, “svolgono un ruolo fondamentale, che va innanzitutto custodito, accompagnato e incoraggiato”. Ad affermarlo è monsignor Fernando Chica Arellano, osservatore permanente della Santa Sede per la Fao, l’Ifad e il Pam, a conclusione del convegno odierno sul tema “Giovani e agricoltura: guardare al futuro con speranza”.
Esperienze da tutto il mondo
L’evento, che si è svolto nella sede della Fao a Roma, è stato promosso dal Dicastero per il Servizio dello Sviluppo umano integrale, dalla Commissione Vaticana Covid-19, dal movimento Economy of Francesco e dal Forum di Roma delle ong di ispirazione cattolica – oltre che dalla stessa Rappresentanza permanente della Santa Sede presso le agenzie Onu che si occupano di sostenibilità alimentare – e ha avuto come obiettivo quello di mettere in luce le iniziative intraprese dai gruppi giovanili in tutto il mondo – dal Brasile all’Irlanda, al Burkina Faso, Kenya, Uganda e Zambia – “per garantire cibo sano per tutti e promuovere un futuro prospero e pacifico in cui nessuno venga lasciato indietro”.
Custoditi dal pessimismo
I giovani, ha ribadito monsignor Arellano, devono essere “custoditi”, perché la loro creatività e i loro ideali vanno protetti innanzitutto “da quest’ondata di pessimismo e di allarmismo generata dalla numerose e persistenti crisi che stiamo vivendo”. Come ha spesso ricordato Papa Francesco, le crisi possono essere infatti “un’occasione importante per crescere” e per uscirne migliori. L’importante è riconoscere e perseguire la verità. A questo devono essere educati i giovani, “per contribuire ad edificare un mondo più giusto e più umano”.
Accompagnare e incoraggiare i giovani a partecipare
Come l’agricoltore sa bene “serve pazienza e attesa nella raccolta, perché, dopo la semina, il chicco deve riposare ed essere messo nelle condizioni ottimali per crescere e germogliare, fino ad arrivare a schiudere i suoi fiori e produrre i suoi frutti nella stagione opportuna”, così è necessario “accompagnare i giovani”, affinchè possano sprigionare il loro potenziale a tempo debito, garantendo loro una formazione e insegnando loro un mestiere, “per assicurare un futuro dignitoso a loro, alle loro famiglie e all’intera società”. Per questo vanno anche “incoraggiati” a partecipare, già nel presente, a forme di cittadinanza attiva.
Non tarpare le ali al futuro
Loro infatti, “hanno l’intelligenza necessaria per aiutarci ad estinguere la fame del nostro pianeta” e per questo, spiega ancora monsignor Arellano, ci si deve porre l’interrogativo etico di cosa stare facendo attivamente per promuovere l’inserimento dei giovani nella settore dell’agricoltura e nella società. “I giovani”, infatti, “sono amici del realismo, della concretezza, non della retorica o delle promesse che formulate sembrano belle e affascinanti ma che poi trovano delle resistenze ostative al loro avveramento” e “non possiamo deludere le nuove generazioni”. Non sono persone che attendono in attesa di un futuro lontano e “più che pazientare devono invece essere soggetti di un agire che contribuisca fattivamente a ridurre la povertà, nel più ampio senso della parola”. Qualsiasi riserva in questo, conclude, sarebbe “tarpare le ali al futuro” e “ostacolare la naturale prosecuzione delle relazioni umane”.