Gabriella Ceraso – Città del Vaticano
Una preghiera allo Spirito Santo, alla vigilia della Pentecoste per il rito latino, “perché riempia al terra e porti la sua pace, e dia a tutti il coraggio di vivere come fratelli e costruire una società nuova”. Così il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, si congeda idealmente dalla Romania, che lascerà il 5 giugno dopo quattro giorni intensi, nel corso dei quali ha portato la vicinanza di Papa Francesco ai cattolici del Paese e ai tanti profughi ucraini accolti con “una meraviglia di generosità”. Sono le parole che il porporato argentino usa nell’intervista a Vatican News, nella quale parla anche del camion di aiuti di prima necessità portato dalla delegazione vaticana da lui guidata. “Ho detto ai profughi – sottolinea – che il Papa è vicino e soffre per quanto sta accadendo e di cui non vede la fine”. E che se ancora non è potuto essere “fisicamente in Ucraina”, la fraternità della Chiesa di Cristo, “rende evidente” la sua presenza.
Eminenza, in Romania ha avuto tanti incontri e raccolto molte testimonianze, da un popolo di volontari, organizzazioni e istituzioni predisposti all’accoglienza. Cosa l’ha colpita di quanto ha vissuto finora?
Innanzitutto ho potuto ammirare come la Romania in tutte le sue componenti anche statali, ma soprattutto tutte le forze vive della chiesa e quelle civili, la Croce Rossa, la Caritas nostra e la Caritas internazionale, l’ Ordine di Malta e anche le altre componenti religiose, con l’aiuto per esempio di avvocati riuniti per proteggere e guidare questi profughi, tutti hanno allestito una meraviglia di generosità, organizzata in modo tale che i profughi, passando la frontiera dal Ucraina alla Romania, trovavano subito accoglienza materiale e fraterna, un’accoglienza che dava sicurezza e serenità.
Lei ha portato la vicinanza del Papa a tutti, non solo con la preghiera, ma anche concretamente…è così?
Sì, siamo arrivati al centro di accoglienza di frontiera organizzato in modo perfetto, con i luoghi dedicati alle mamme e ai bambini con i loro giochi, l’assistenza da ogni punto di vista, sanitario, giuridico e sociale. E poi i trasporti: questo mi ha colpito moltissimo, perché non è un aiuto solo molto cordiale, emotivo, ma un aiuto organizzato che è da ammirare e da seguire in situazioni così difficili. Ho portato la parola di amore e vicinanza del Papa e anche un camion di generi alimentari di prima necessità. Ne abbiamo consegnati metà al centro di accoglienza e l’altra metà alle suore che hanno trasformato la loro casa di spiritualità e di ritiri, in una residenza per le mamme e i bambini profughi. Mi sono fatto rappresentante quindi della presenza del Papa con doni materiali ma ho detto anche loro che devono sapere che il Papa è vicino e soffre per quanto sta accadendo e di cui non vede la fine. Il suo dolore per donne, bambini e anziani. Questo aiuto del Papa è quindi solo un segno di una più profonda amicizia, comprensione e sofferenza del Pontefice e di tutti noi.
Lei ha portato la presenza e la voce del Papa, che non smette di desiderare di recarsi in Ucraina. Ancora non ci sono le condizioni, ma la gente sente la sua voce e la sua presenza viva?
Sì, la sentono perché veramente la Chiesa, all’interno della società rumena, è stata in prima linea, sia la Chiesa greco-cattolica che la Chiesa Latina. Ci sono una serie di strutture della Chiesa diffuse e tutto ciò che si fa a livello ecclesiastico è evidente. Quindi, praticamente, questo desiderio del Papa di esserci fisicamente in Ucraina, se non può essere realizzato veramente, già è realtà grazie alle membra del Corpo della Chiesa di Cristo che si aiutano l’una con l’altra. La fraternità rende evidente la presenza del Papa. Tutti sanno dunque quali sono gli impegni, le parole, le azioni, quello che vorrebbe fare il Papa per trovare una soluzione e arrivare alla riconciliazione.
Lei sarà anche domenica di Pentecoste in Romania. Qual è il suo pensiero in questa solennità e quale il suo pensiero per la pace?
Giustamente, vivrò qui la Pentecoste che, nel rito orientale, non è questa domenica ma l’altra. Quello che ho detto qui lo ripeto: senza la presenza dello Spirito non è possibile l’amore, non è possibile la pace. Quindi per la Pentecoste chiedo una preghiera intensa da parte di tutti, perché lo Spirito riempia la terra e porti la sua pace. Dia a tutti il coraggio di vivere come fratelli e di costruire una società nuova che dia un futuro di sicurezza, di serenità un futuro umano che ci renda degni della dignità che ci contraddistingue come esseri umani.