Chiesa Cattolica – Italiana

San Giosafat Kuncewycz. Una mostra alla Gregoriana dedicata al martire dell’unità

Un santo che unisce Lituania, Ucraina, Belarus e Polonia – si tratta di San Giosafat Kuncewycz, martirizzato nel 1623. È stato canonizzato nel 1877 come primo rappresentante di una Chiesa dell’Oriente in comunione con Roma. Durante l’inaugurazione della mostra dedicata al 400º anniversario del suo martirio, gli ospiti, tra i quali il cardinale Kurt Koch, hanno parlato di questo martire ricordando anche l’odierno contesto della guerra in Ucraina

Svitlana Dukhovych – Città del Vaticano

“Nel mondo di oggi, pieno di odio e desiderio di annientare il prossimo, l’esempio di San Giosafat diventa molto attuale: la vera unità e la pace diventano possibili solo se siamo disposti a vivere nella verità di Cristo alla quale si giunge attraverso la penitenza e la conversione” ha sottolineato padre Robert Lisseiko, OSBM, superiore generale dell’Ordine Basiliano di San Giosafat, durante il suo intervento all’inaugurazione della mostra “Che siano tutti uno (Gv 17,21). Il 400º anniversario del martirio di San Giosafat Kuncewycz” che sì è tenuta venerdì sera, 20 ottobre,  nell’Aula Magna della Pontificia Università Gregoriana. L’evento è stato organizzato dall’Ambasciata della Repubblica di Lituania presso la Santa Sede e il S.M. Ordine di Malta, con il patrocinio del presidente del Parlamento della Repubblica di Lituania, dell’arcivescovo metropolita di Vilnius Gintaras Grušas e il capo della Chiesa greco-cattolica ucraina Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk. All’inaugurazione della mostra hanno partecipato anche il cardinale Kurt Koch, prefetto del Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani e monsignor Yovko Genov Pishtiyski, officiale della Segreteria di Stato che ha trasmesso ai partecipanti un saluto da parte del cardinale Pietro Parolin.

Aprendo gli interventi nell’Aula Magna dell’Università Pontificia Gregoriana il rettore dell’ateneo Mark Andrew Lewis SJ ha espresso la sua gioia di poter accogliere la mostra nel Portico dell’università sottolineando che “l’arte ha la capacità di trasmettere quello che le parole a volte non riescono a comunicare”. “Chiunque nei prossimi giorni, passando nel quadriportico – il centro pulsante della nostra università dove si incrociano persone, idee, nazioni – fermandosi davanti alle opere qui esposte, proverà, immagino, il desiderio di sapere di più non solo sull’opera dell’arte, ma su ciò che essa rappresenta e trasmette a noi”.

Chi era San Giosafat Kuncewycz?

La figura di questo santo, le cui spoglie riposano sotto l’altare di San Basilio Magno nella Basilica di San Pietro e la cui memoria liturgica ricorre il 12 settembre, è stata legata ad un importante evento storico della fine del XVI secolo – l’Unione di Brest (1595-1596) che fu una decisione dei vescovi della Metropolia di Kyiv di passare dalla giurisdizione del Patriarcato di Constantinopoli alla giurisdizione del Papa. L’Unione fu sostenuta dalle autorità della Confederazione polacco-lituana che dominava su gran parte dell’odierno territorio dell’Ucraina, ma osteggiata da alcuni vescovi e nobili locali.

Giovanni Kuncewycz nacque intorno al 1580 a Volodymyr in Volinia, nell’attuale Ucraina, da genitori ortodossi. Da giovane si trasferì a Vilnius (Lituania), dove, secondo le intenzioni del padre, avrebbe dovuto apprendere il mestiere di mercante. Nel 1604 entrò nel monastero della Santissima Trinità di Vilnius, già in comunione con Roma, prendendo il nome religioso di Giosafat. Nel 1617, insieme al metropolita di Kyiv, Joseph Velamin Rutskyj (1574-1637), fondò l’Ordine di San Basilio Magno e trasformò la forma contemplativa della vita monastica in un’intensa edificazione spirituale, promosse un ordine di monaci istruiti impegnati in un’intensa attività pastorale e missionaria. Dopo essere stato nominato arcivescovo di Polatsk nel 1618, Giosafat Kuncewycz, a causa della sua instancabile attività, attirò su di sé le ire degli oppositori dell’unione con Roma. Iniziarono le minacce nei suoi confronti. Nel 1623, a Vitebsk, le minacce si trasformarono in azioni: il 12 novembre, dopo la Santa Messa mattutina, l’arcivescovo fu attaccato e ucciso da una folla furente.

Koch: la testimonianza di San Giosafat aiuti a ritrovare l’unità

“Nel 1877 Giosafat fu canonizzato come primo rappresentante di una Chiesa dell’Oriente in comunione con Roma e con i martiri dell’unità” ha detto nel suo discorso il cardinale Kurt Koch. Il porporato ha ricordato il concetto dell’ecumenismo dei martiri di cui parlava Papa Giovanni Paolo II, aggiungendo che “Papa Francesco sottolinea che l’ecumenismo del sangue è il segno più convincente dell’ecumenismo di oggi”. “Mentre noi cristiani sulla terra siamo ancora in comunione imperfetta tra di noi, – ha continuato il porporato – i martiri nel mondo celeste vivono già l’unità della fede fondata in Gesù Cristo”.

In una intervista a Vatican News, il prefetto del Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani ha parlato del significato che la memoria del santo martire può assumere nel contesto odierno della guerra in Ucraina, iniziata dalla Federazione Russa. “La storia dell’Ucraina, – ha sottolineato – è una storia martiriale: già durante il periodo sovietico la Chiesa greco-cattolica era proibita, ha dovuto vivere nelle catacombe, molti vescovi hanno subito il martirio in quel tempo. E anche oggi c’è la guerra, ci sono cristiani che uccidono cristiani e sono ortodossi che uccidono ortodossi. Questa è una situazione molto tragica, ma penso che la testimonianza di San Giosafat possa aiutare a superare queste divisioni e ritrovare l’unità”.

Ascolta l’intervista al cardinale Koch

https://media.vaticannews.va/media/audio/s1/2023/10/21/16/137389361_F137389361.mp3

La voce della martoriata Ucraina

“Oggi il martire Giosafat è la voce della martoriata Ucraina – ha detto nel suo intervento il capo della Chiesa greco-cattolica ucraina Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk – È veramente una mistica del martirio che oggi vive il popolo ucraino. Spesso noi ci domandiamo: «Signore, dove sei? Dov’è Dio?», quando ogni giorno ci trattano come pecore condotte al macello, come dice il salmista, San Giosafat ci dà questa risposta: Gesù Cristo è presente nelle piaghe, nella sofferenza, nel dolore del popolo di Dio, peregrinante in Ucraina”.

L’arcivescovo maggiore ha aggiunto che San Giosafat ci ha preceduti nel cammino sinodale che attualmente vive la Chiesa Universale. Il cammino sul quale procediamo non soltanto in modo sincronico, cioè cronologicamente insieme, “ma anche in modo diacronico, cioè camminiamo insieme con quelli che ci hanno preceduto nella fede, come questo santo martire, ma anche con quanti verranno dopo di noi” e che ci domanderanno cosa facevamo noi quando in Europa è scoppiata “una terribile guerra dalle dimensioni mai viste in questo continente dopo la seconda guerra mondiale”. “San Giosaft ci parla, ci interpella e ci aiuta a dare delle risposte cristiane alle domande esistenziali dei nostri popoli d’oggi” ha sottolineato il capo della Chiesa greco-cattolica ucraina.

Un santo che unisce Lituania, Ucraina, Belarus e Polonia

L’ambasciatore della Repubblica di Lituania presso la Santa Sede, la signora Sigita Maslauskaitė-Mažylienė, cha ha anche curato la mostra, ha spiegato a Vatican News perchè l’ambasciata abbia promosso questa iniziativa. “La ragione più evidente – ha detto – è che il Parlamento della Repubblica di Lituania ha proclamato l’anno 2023 come l’anno di San Giosafat. Questo è molto importante perché capiamo tutti che nell’Europa secolare raramente un parlamento proclama un anno dedicato a un Santo”. La signora Maslauskaitė-Mažylienė ha aggiunto che, anche non conoscendo molto bene la vita e l’opera di Giosafat Kuncewycz, c’è una chiara consapevolezza che lui era “un santo che unisce Lituania, Ucraina, Belarus e Polonia”. “E per noi – ha proseguito – questa unione, amicizia e solidarietà sono molto importanti in questo periodo difficilissimo della guerra della Russia contro l’Ucraina”. E in quest’anno, ha precisato, saranno promosse anche attività scientifiche e culturali dedicate al Santo. Quest’anno si festeggia anche il 700° anniversario della città di Vilnius, e questi due anniversari “ricordano ai lituani la loro identità di essere una frontiera tra l’Oriente e l’Occidente”, e questo si vede anche nella figura di San Giosafat, nella sua vita, nella sua attività e nel suo martirio”.

Rinunciare a tutto ciò che porta odio e cercare quello che unisce

Padre Robert Lisseiko, OSBM, superiore generale dell’Ordine Basiliano di San Giosafat, ha sottolineato nel suo intervento che uno dei compiti del loro Ordine consiste nel “difendere e rafforzare l’unità tra i cristiani nonché fornire religiosi fedeli e qualificati al servizio della Chiesa di Cristo”. Per San Giosafat questo impegno, ispirato alle parole di Gesù “Che siano tutti uno” (Gv 17,21) – scelte anche come titolo della mostra – ha avuto inizio nella sua unione personale con Cristo, nella preghiera e nella vita ascetica.

“Particolarmente nel mondo di oggi, pieno di odio e desiderio di annientare il suo prossimo, l’esempio di San Giosafat diventa molto attuale: la vera unità e la pace diventano possibili solo se siamo disposti a vivere nella verità di Cristo alla quale si giunge attraverso la penitenza e la conversione, rinunciando a tutto ciò che porta odio e divisione e cercando quello che ci unisce” ha concluso il religioso.

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