Isabella Piro – Città del Vaticano
Quale spazio ha la speranza, in tempo di pandemia? Questa la domanda posta alla base della quinta edizione di “Chiesa italiana e la salute mentale”. Una tematica forte, sulla quale vuole riflettere il convegno ospitato oggi, 4 dicembre, dalla Pontificia Università Lateranense, a Roma: promosso dall’Ufficio nazionale della Cei (Conferenza episcopale italiana) per la pastorale della salute e intitolato “Alla ricerca del tempo futuro”, l’evento – spiega una nota – vuole “offrire alcune prospettive interpretative e alcune chiavi, non solo per leggere il presente, ma per iniziare a progettare un futuro di superamento dell’emergenza Covid”.
Ingiustizie sanitarie globali
L’emergenza sanitaria iniziata nel 2020, infatti, ha posto alcune questioni rilevanti: “La certezza nei protocolli sanitari si è incrinata – si sottolinea – la fiducia nella medicina, scienza che sembrava poter affrontare ogni sfida, è diminuita; si assiste ad una concatenazione di eventi per cui alla pandemia sembra possano seguire fasi di ristagno o di recessione economica”. Non solo: come affermato in diverse occasioni da Papa Francesco, “i vaccini sono distribuiti nel mondo in maniera diseguale”, tanto che sembra di assistere ad “una ingiustizia sanitaria di carattere planetario”, mentre “alcune malattie e percorsi di prevenzione sono stati trascurati, nell’urgenza dovuta alla diffusione di un virus sconosciuto ed inaspettato”.
Servono risposte ecclesiali e pastorali
Di fronte a tutto questo, dunque, torna il richiamo alla speranza e, soprattutto l’attenzione alla salute e al benessere mentale, affinché possano “reggere l’urto di queste fatiche simultanee”. Senza dimenticare le fasce più fragili della popolazione, che necessitano di risposte non solo sanitarie, ma anche “ecclesiali e pastorali”, in un momento storico in cui “si stanno ricodificando le nostre relazioni umane, professionali, affettive e spirituali”. “Nulla sarà come prima”, concludono gli organizzatori del Convegno, ribadendo il proprio impegno a suggerire “alcune proposte operative concrete” nel settore della salute mentale. Ad aprire i lavori, stamani, il saluto del cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei. Il convegno è in diretta su YouTube, alla pagina https://salute.chiesacattolica.it/alla-ricerca-del-tempo-futuro-la-chiesa-italiana-e-la-salute-mentale-5/
Turkson: prendersi cura della fragilità
Da ricordare che lo scorso 10 ottobre, nella Giornata mondiale della salute mentale celebrata sul tema “Salute mentale in un mondo ineguale”, il cardinale Peter Turkson, prefetto del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale, ha diffuso un messaggio nel quale ha ribadito la necessità di avviare una mobilitazione politica, sociale e umana per venire incontro a queste fragilità. Vittime di trascuratezza, pregiudizi, stereotipi, scarsa conoscenza e cattiva informazione, le persone affette da disturbi mentali – ha detto il porporato – sono particolarmente fragili e lo sono diventate ancor di più in tempo di pandemia, a causa della solitudine e dell’emarginazione. Per questo, ha concluso il cardinale Turkson, “è tempo di tornare a prendersi cura della fragilità di ogni uomo e ogni donna, di ogni bambino e ogni anziano, con l’atteggiamento attento e solidale del buon samaritano”, superando “lo stigma e la discriminazione” di cui soffrono le persone con disagio mentale.
Papa Francesco: nessuno sia lasciato solo
L’appello del prefetto del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale è stato rilanciato, sempre il 10 ottobre, da Papa Francesco che, all’Angelus di quel giorno, ha ricordato “i fratelli e le sorelle affetti da disturbi mentali e anche le vittime spesso giovani di suicidio”, chiedendo preghiere per loro e per le famiglie “affinché non vengano lasciati soli né discriminati, ma accolti e sostenuti”. Parole che richiamano il messaggio inviato dallo stesso Pontefice ai partecipanti alla seconda Conferenza nazionale per la Salute mentale, svoltasi a Roma nel giugno scorso: “Si tratta di favorire il pieno superamento dello stigma con cui è stata spesso marchiata la malattia mentale – si legge nel testo – e, in generale, di far prevalere la cultura della comunità sulla mentalità dello scarto, secondo cui si prestano cure e attenzioni maggiori a chi apporta vantaggi produttivi alla società, dimenticando che quanti soffrono fanno risplendere, nelle loro esistenze ferite, la bellezza insopprimibile della dignità umana”.