Federico Piana – Città del Vaticano
In Iraq, il Sinodo della Chiesa caldea, svoltosi dal 9 al 14 agosto, ha meditato sulle necessità della variegata e complessa realtà ecclesiale e acceso i riflettori sulle novità politiche e sociali del Paese. “È stato un tempo intensivo per tutti i vescovi, anche quelli della diaspora. Abbiamo analizzato la situazione irachena da vicino: i bisogni della gente e i cambiamenti in corso. E poi abbiamo pregato insieme”, spiega il cardinale Louis Raphael I Sako, patriarca della Chiesa caldea. “A causa della pandemia – aggiunge il cardinale Sako – abbiamo dovuto aspettare due anni prima di svolgere un Sinodo. In questa riunione tanto attesa, abbiamo parlato di sinodalità, del ruolo delle donne, di liturgia e di laici”.
Cosa è emerso per quanto riguarda il ruolo dei laici?
Due anni fa, il comitato dei laici si è riunito e, in occasione di questo Sinodo, ha inviato un rapporto sulla partecipazione dei laici nella vita della Chiesa a livello sociale, culturale, economico e pastorale. In questo contesto, abbiamo discusso anche del ruolo della donna. Da tempi lontani noi abbiamo delle donne che servono la liturgia, che lavorano per la carità, che insegnano la catechesi. Abbiamo studiato meglio tutto questo. Ora, ogni vescovo potrà portare la benedizione a queste donne che hanno un carisma per servire la Chiesa.
Si è discusso anche della situazione politica?
Certamente. Abbiamo ragionato sul fatto che bisogna appoggiare i cristiani impegnati come ministri o deputati per il bene del Paese.
L’assemblea sinodale ha deciso anche di cambiare il nome del Patriarcato: da Patriarcato di Babilonia dei Caldei a Patriarcato Caldeo. Perché si è sentita questa necessità?
Avevamo problemi con il nome precedente perché Babilonia è un nome politico, nazionalista, che non ha nulla a che fare con la Chiesa. La sede della Chiesa caldea o della Chiesa dell’Oriente era quella che è ora la città di Bagdad. Per questo, abbiamo preferito un nome comune per tutta la nostra Chiesa che è diffusa anche in Iran, Siria, Turchia, Libano e in altre parti del mondo.
Un altro elemento di riflessione è stata la sinodalità…
La sinodalità è nella natura della Chiesa. Tutto si fa insieme: uno solo non può governare la Chiesa ma bisogna lavorare insieme come fecero i discepoli. Noi, come orientali, abbiamo una lunga esperienza di sinodalità e anche la Chiesa d’Occidente può approfittare di questa nostra capacità. Noi, ad esempio, abbiamo il sinodo permanente e quello generale. La Chiesa latina potrebbe prenderne spunto per dare più autorità ai vescovi o alle conferenze episcopali perché ogni Paese è diverso dall’altro. Bisogna pensare in un modo nuovo per amministrare la Chiesa a tutti i livelli.