Chiesa Cattolica – Italiana

Roma, il calore dei volontari contro il freddo che uccide

Andrea De Angelis – Città del Vaticano 

Undici morti negli ultimi due mesi. Questo il tragico bilancio che riguarda Roma, dove anche nel 2022 si continua a morire per strada di freddo. A quanti sono vittime di questo tragico destino, come 39 anni fa capitò a Modesta Valenti che morì alla stazione Termini perchè, essendo sporca, l’ambulanza si rifiutò di portarla in ospedale, è stata dedicata ieri mattina una cerimonia alla basilica di Santa Maria in Trastevere. Presenti tanti senza fissa dimora insieme ai volontari della Comunità di Sant’Egidio che è in prima linea tra le centinaia di persone che offrono assistenza ad altrettanti cittadine e cittadini che fanno della strada la loro dimora. Proprio dalla Comunità fondata da Andrea Riccardi arriva anche quest’anno, l’appello a dare una mano, nei limiti del possibile di ciascuno, per essere accanto a chi non ha un tetto.

Non è un’emergenza 

“Sì, è sbagliato parlare di emergenza freddo, perché ovviamente il freddo arriva tutti gli anni”. Augusto D’Angelo, membro della Comunità di Sant’Egidio, non nasconde l’irritazione per un modo fuorviante di definire l’argomento. Al tempo stesso però c’è una buona notizia, un’inversione di strategia da parte dell’amministrazione capitolina. “Negli ultimi anni c’era stato un senso di smobilitazione nell’aiuto a chi vive per strada, a coloro che non hanno un alloggio. In queste settimane ci sono stati invece segnali – rivela – che vanno nella direzione giusta”. Uno su tutti, la territorialità: “Ci sono stati finanziamenti mirati  – spiega – per ogni municipio, con un’accoglienza così più gestibile, familiare e accogliente. In questo modo si supera la logica dell’emergenza e si porta a sistema un problema ben conosciuto”. 

Ascolta l’intervista ad Augusto D’Angelo

Migliaia di persone

Sono almeno 7mila le persone che devono sfidare il freddo. “Anche dai censimenti più recenti la quota di persone senza dimora è tra le 7mila e le 8mila unità. Un terzo di loro – prosegue D’Angelo – vive in luoghi destinati all’accoglienza, un altro terzo in luoghi invece non appropriati, come vecchi casolari o baracche ed un ultimo terzo invece vive per strada”. A questi ultimi è andata in modo particolare l’attenzione di Sant’Egidio. “Negli ultimi tempi abbiamo aperti tanti luoghi per dare loro un tetto, in alcuni casi durante l’inverno, ma cercando poi di prolungare l’accoglienza durante tutto l’anno”. La corsa alla solidarietà si manifesta su più fronti: “A partire dall’apertura di alcune chiese, poi diversi appartamenti e ancora – spiega – quella di Palazzo Migliori, che il Papa ci ha affidato per accogliere una trentina di persone che vivevano per strada”. Grazie a questo tipo di iniziative, ogni anno circa duecento persone non restano per strada.

Il ricordo di Modesta Valenti 

“Dare una casa a una persona è importantissimo, ma lo è anche il continuare ad accompagnarla. Tutti – sottolinea D’Angelo – abbiamo bisogno di essere accompagnati in qualche modo nella vita, nessuno è un’isola, come ha detto il cardinale Zuppi al funerale del presidente Ue David Sassoli”. Infine il ricordo di una morte avvenuta 39 anni fa: “Il 30 gennaio alle 12 nella Basilica di Santa Maria in Trastevere si ricorderà Modesta Valenti, una signora senza fissa dimore che nel 1983 morì alla Stazione Termini, perché non assistita. Da allora partì il nostro servizio, la nostra assistenza in modo più strutturale. Le scelte future dovranno allora partire da una consapevolezza: non vogliamo che si ripetano queste morti”. 

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