Roche: in aiuto del Papa per portare la croce con gioia e cuore

Vatican News

Benedetta Capelli – Città del Vaticano

Senza berretta cardinalizia, né anello e titolo che il Papa consegnerà a breve, il futuro cardinale Arthur Roche, prefetto del Dicastero per il Culto divino e la Disciplina dei sacramenti, offre a Francesco il suo e il pensiero di tutti i nuovi porporati. Sceglie parole sentite per la fiducia riposta, esprime la gioia per il servizio della sua “missione di Vescovo di Roma, per il bene di tutto il popolo di Dio”.

Un ministero nella vigna del Signore – spiega Roche – che ciascuno svolge in varie parti del mondo, con le proprie “storie personali e con situazioni di vita tra loro differenti”, a “servizio della predicazione del Vangelo in molti modi e in culture differenti, ma sempre uniti nell’unica fede e nell’unica Chiesa”.

Siamo polvere

Il prefetto ricorre ad un’immagine suggestiva, citando san Gregorio Magno, legando la polvere alla debolezza di ogni uomo.

Dio conosce la polvere di cui tutti noi siamo fatti, e noi sappiamo bene che senza di Lui non siamo all’altezza di nulla. Come scrisse san Gregorio Magno a un vescovo, “Siamo tutti deboli, ma è davvero più debole chi non prende in considerazione la propria debolezza”.

Con cuore aperto

Poi riferendosi direttamente a Papa Francesco, il futuro cardinale ne ricorda la forza della testimonianza, dello spirito di servizio e sottolinea l’appello all’intera Chiesa a seguire il Signore con maggiore fedeltà. Ingredienti per essere aperti all’uomo di oggi, ai suoi dolori:

Vivendo la gioia del Vangelo con discernimento, coraggio e, soprattutto, con un’apertura del cuore che si manifesta nell’accoglienza verso tutti, in particolare verso quanti subiscono l’ingiustizia della povertà che emargina, la prova del dolore che cerca una risposta di senso, la violenza delle guerre che trasformano i fratelli in nemici. Condividiamo con Lei il desiderio e l’impegno per la comunione nella Chiesa.

Il prefetto Roche guarda anche ai pericoli che si potrebbero palesare:

Da Lei, Santo Padre, impariamo a resistere alla tentazione di qualsiasi ristrettezza della mente e del cuore, che porta a rinchiudersi nell’angusta dimensione del proprio io anziché espandersi “fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo”.

Una Chiesa madre

“Nonostante la nostra fragilità, – prosegue il nuovo porporato – ci rallegriamo e La-ringraziamo perché, rispondendo alla Sua chiamata, desideriamo con Lei essere sempre di più al servizio del Vangelo”. Ma anche al servizio di una Chiesa madre:

La Chiesa, per sua natura, è sempre in uscita, e ha bisogno non solo di affermare, ma anche di essere vista come è in verità: una madre dal cuore immenso e tenerissimo.

Infine l’ultima promessa: camminare al fianco del Papa con profondo rispetto ed obbedienza e se il Signore lo vorrà usque ad sanguinis effusionem.

La nostra missione oggi è quella di aiutarLa a portare questa croce e non di aumentarne il peso.