Benedetta Capelli – Città del Vaticano
“Accettando di attuare e ora rinnovando la tregua, le parti hanno fornito un barlume di speranza agli yemeniti, è possibile così porre fine a questo conflitto devastante”. Sono le parole dell’inviato Onu Hans Grundberg nel corso dell’annuncio del prolungamento di altri due mesi del cessate il fuoco tra il governo e gli Houthi, in guerra per 7 anni con un pesante tributo di vittime e oltre 4 milioni di sfollati interni.
Un risultato possibile grazie al lavoro delle Nazioni Unite ma anche dell’Arabia Saudita, dell’Oman e dell’appoggio dell’Egitto e della Giordania che hanno permesso la ripresa dei voli commerciali dall’aeroporto di Sana’a, dopo sei anni di chiusura. “Negli ultimi due mesi – ha spiegato Grundberg – gli yemeniti hanno sperimentato i benefici tangibili della tregua: la diminuzione delle vittime e anche l’aumento delle consegne di carburante attraverso il porto di Hudaydah”.
Serve una tregua permanente
Ora si lavori per una tregua permanente: è l’augurio del presidente americano Joe Biden che ha assicurato il sostegno degli Stati Uniti in tal senso. “La nostra diplomazia – ha aggiunto – non si fermerà finché non sarà stabilito un accordo permanente. Anche questa treguanon sarebbe stata possibile senza la diplomazia cooperativa di tutta la regione. L’Arabia Saudita ha dimostrato una leadership coraggiosaprendendo iniziative sin dall’inizio per approvare e attuare i terminidella tregua guidata dalle Nazioni Unite. L’Oman ha svolto un ruolo centrale nell’ospitare e facilitare il dialogo. Egitto e Giordania hanno aperto i loro aeroporti ai voli provenienti dallo Yemen”.
Sulla stessa linea il segretario Onu Guteress che ha però ricordato che lo Yemen vive una delle peggiori crisi umanitarie al mondo con oltre 17milioni di persone che soffrono la fame, 3,5 milioni colpite da malnutrizione acuta. Il Paese tra l’altro importa il 90% del cibo, tra cui il 42% del grano direttamente dall’Ucraina. Gli aiuti internazionali, nonostante le promesse, denuncia Oxfam, sono insufficienti e lo stesso World Food Programm ha dovuto ridurre le forniture alimentari a ben 5 milioni di yemeniti.