Alina Tufani – Città del Vaticano
La Conferenza episcopale spagnola (CEE), dal suo Dipartimento delle migrazioni, esprime la sua preoccupazione per i rimpatri “massicci” di minori migranti da Ceuta (Spagna) al Marocco. Anche se la Chiesa spagnola “valuta positivamente” gli accordi raggiunti tra i due Stati nella “gestione dei loro problemi”, avverte la necessità di valutare la situazione precedente e attuale del gruppo di minori, che dovrebbero essere ascoltati e i loro desideri rispettati.”Da un punto di vista etico, morale e giuridico, la risposta agli arrivi di massa non può essere un rimpatrio di massa, ma piuttosto ogni caso dovrebbe essere esaminato individualmente, perché questo tipo di rimpatrio di gruppo pone un grave rischio per i minori stessi”, afferma il comunicato della CEE.In questo senso, la nota ricorda che il quadro giuridico nazionale e internazionale, per garantire soprattutto la vita e la sicurezza dei minori, prevede anche che si debba ottenere il consenso dei minori per il loro eventuale rimpatrio.
Un caso aperto
Il 13 agosto, la Spagna e il Marocco si sono accordati sul ritorno di più di 700 minori non accompagnati entrati a Ceuta a maggio. Quel giorno, il Ministero dell’Interno ha confermato l’accordo e il primo ritorno di un numero indeterminato di minori. I bambini e gli adolescenti hanno cominciato ad essere trasferiti in un centro di accoglienza marocchino in attesa del ritorno nel loro ambiente familiare. Tuttavia, in seguito alle denunce sull’illegalità di questi rimpatri presentate dall’Ombudsman e da varie ONG, un tribunale di Ceuta ha fermato ieri tutte le procedure di rimpatrio per 72 ore. Dopo i colloqui tra i due paesi sulla scia delle migrazioni di massa del maggio scorso, il ministero dell’Interno ha proceduto la settimana scorsa al rimpatrio di 45 minori senza una valutazione individuale dei casi, come richiesto dalla legge sugli stranieri. Il rimpatrio dei minori stranieri non accompagnati avveniva sulla base di un accordo bilaterale, che era stato rivisto l’ultima volta nel 2012 ma non era mai stato attuato.
Bambini vulnerabili
José Cobo e Xabier Gómez, rispettivamente capo e direttore del Dipartimento di migrazione della CEE, fanno eco alle richieste del Segretariato di migrazione di Cadice e Ceuta, così come quelle delle istituzioni ecclesiastiche e civili e dello stesso mediatore riguardo al ritorno dei minori non accompagnati in Marocco.”Non dimentichiamo, come abbiamo detto a suo tempo, che ci riferiamo a bambini che gli Stati di origine e di arrivo devono proteggere e ascoltare, garantendo individualmente il loro ritorno alle loro famiglie quando lo richiedono, o la loro cura e protezione quando vengono da situazioni di vulnerabilità, maltrattamento, povertà o sfruttamento”, avverte la CEE. A questo proposito, l’episcopato mette in discussione i protocolli utilizzati per tali rimpatri, poiché dovrebbero essere eseguiti individualmente e con la conoscenza della procura, “non come rimpatri collettivi”. Infatti, la nota sottolinea che ciò è previsto dalla Convenzione sui diritti dell’infanzia del 1989, dai trattati internazionali e dalla Legge Organica 1/1996 sulla protezione giuridica dei minori e dalla Legge Organica 8/2015 sulla protezione dei bambini e degli adolescenti.
Fughe massicce dai rifugi
La Chiesa spagnola afferma anche che in vista di queste azioni imminenti, si teme “la fuga in massa di bambini dai rifugi e la situazione di impotenza e di impatto sulla popolazione” che queste potrebbero provocare.In questo contesto, l’episcopato si impegna come Chiesa e invita la società a “cercare soluzioni basate sul dialogo tra gli Stati, un’attenzione personalizzata che garantisca i diritti, la solidarietà a tutti i livelli e la sicurezza per tutti”.La nota ricorda anche che “la fede in Gesù Cristo ci chiama a non guardare dall’altra parte”. “Occuparsi e assistere i minori che arrivano da soli alle nostre frontiere è una responsabilità di tutti. Oggi diventa il nostro obbligo etico e legale”, ribadisce la nota.