Alessandro Di Bussolo – Rijeka (Croazia)
Del percorso sinodale, nello specifico quello della Chiesa cattolica tedesca, ha parlato agli “Incontri teologici del Mediterraneo” Rijeka-Fiume in Croazia, la teologa dell’Università di Munster Marianne Heimbach-Steins, direttrice dell’Istituto per la dottrina sociale cristiana della facoltà e membro del Comitato centrale dei cattolici tedeschi (ZdK). La teologa chiede che sia reso ancora più evidente l’impegno che in Germania si sta portando avanti per il libero contributo di tutte le realtà a questo processo, “davvero profondo e spirituale.
Nelle conclusioni della sua lezione, lei sostiene che rafforzare i diritti della persona all’interno della Chiesa darebbe più forza alla vita della Chiesa stessa nel suo complesso. A quali diritti in particolare si riferisce?
Nella mia conferenza ho parlato del diritto alla libertà religiosa e del diritto alla libertà di coscienza e penso davvero che quest’ultima, all’interno della Chiesa, sia un diritto molto importante. Penso che rafforzerebbe la vita della Chiesa confidare davvero in una coscienza ben educata, e confidare nelle persone, che riflettono seriamente e si assumono la responsabilità delle loro idee. I diritti di libertà dei cristiani nella Chiesa sono davvero un mezzo importante per mantenere viva la vita della Chiesa e per far sì che i fedeli partecipino al suo sviluppo. Una libertà che deve riguardare certamente anche i teologi.
In un suo intervento nella tavola rotonda di mercoledì sera a Rijeka, ha parlato del cammino sinodale della Chiesa cattolica, e ha detto che può restituire credibilità ad una Chiesa che in Germania è in profonda crisi. Da come si sta sviluppano questo processo sinodale, crede che questo obiettivo sarà raggiunto? Cosa si potrebbe fare per essere più sicuri di non fallire?
Nel nostro processo sinodale, in Germania, i responsabili stanno davvero impegnandosi con forza per costruire un ampio consenso sulle questioni in discussione. È una volontà e un impegno molto, molto serio per il consenso tra i diversi gruppi, tra i vescovi, i teologi e i laici che sono coinvolti nel processo. Tuttavia, ci sono alcune forze che si oppongono alla riuscita del processo. Una cosa che ritengo davvero cruciale è rendere trasparente ciò che sta accadendo, e questo viene fatto in modo eccellente, credo, perché tutti i testi, i risultati delle discussioni, possono essere letti su internet. Ed è necessario, credo, andare avanti in questo modo e renderlo un dibattito pubblico nella Chiesa, per far vedere alla gente cosa sta succedendo e per far sperimentare che è un impegno davvero profondo e spirituale andare avanti in questo modo, per superare questa crisi molto profonda che stiamo affrontando in questo momento in Germania.
Quali punti della sua relazione hanno stimolato di più il dibattito tra gli studenti in aula e nei workshops?
Un punto davvero importante è stato parlare dell’esperienza che la Chiesa come una comunità che apprende e ci sono importanti esperienze di apprendimento e correzione nella nostra storia. Ho cercato di introdurre questa idea seguendo la storia dell’atteggiamento della Chiesa cattolica nei confronti dei diritti umani e in particolare del diritto alla libertà religiosa. È stato sperimentato un cambiamento importante dalla posizione di fondo che è stata assunta dalla Chiesa ufficiale per tutto il XIX secolo, fino alla posizione che ha assunto il Concilio Vaticano II, grazie a un interessante e impegnativo processo di apprendimento proprio in tutto il Concilio, ascoltando le esperienze di persone provenienti da diverse Chiese locali. Così che l’esperienza prevalente del confronto tra gli emergenti Stati democratici d’Europa e la Chiesa cattolica, che lottava per la perdita del potere politico dopo la Rivoluzione francese, è stata bilanciata da esperienze positive di libertà religiosa nella storia della Chiesa negli Stati Uniti, da un lato, e dall’altro dal peso della mancanza di libertà religiosa che le persone e le Chiese dovevano affrontare nei Paesi dell’Europa orientale, sotto il dominio del comunismo. Credo che questa sia stata un’esperienza rivelatrice che ha fatto sì che i padri della Chiesa imparassero il vero valore della libertà religiosa.
Come valuta il progetto di questi Incontri teologici e prima della Scuola estiva di teologia a Dubrovnik, basati sul dialogo ecumenico tra studenti di diverse chiese cristiane e docenti che si confrontano con loro nelle discussioni post lezione e nei workshops?
È la prima volta che partecipo a questo brillante progetto. Non sono mai stata a Dubrovnik. Ma sono stata davvero entusiasta di incontrare queste persone provenienti da diversi Paesi, da diverse Chiese cristiane e di entrare in un dialogo davvero fruttuoso e aperto, in un’atmosfera molto aperta. È un’atmosfera di grande fiducia, cosicché anche questioni piuttosto controverse si sono potute discutere in modo aperto e fiducioso. E credo che questo sia un valore davvero grande, perché non capita spesso di trovare queste opportunità di incontrarsi con persone di diverse confessioni e di diversi Paesi, in un luogo dove è bello stare e dove è bello scoprire insieme idee teologiche e lottare per la comprensione e stare insieme, vivere per alcuni giorni insieme. È un’esperienza davvero comunitaria e una sfida intellettuale allo stesso tempo ed è davvero fruttuosa. E sono abbastanza sicura che coloro che sono venuti qui per imparare insieme, per incontrarsi, porteranno con loro lo stile di confrontarsi gli uni con gli altri, lo stile di pensare e lo stile di lottare per posizioni comuni o per, almeno, capire finalmente gli uni gli altri e questo è un valore molto alto, credo. Quindi grazie al vescovo e grazie agli organizzatori che ci hanno dato questa opportunità.