Ricordare Paolo Dall’Oglio, uomo del dialogo oltre i pregiudizi

Vatican News

A dieci anni dalla scomparsa del religioso gesuita il libro “Una mano da sola non applaude” ripercorre la vita e il lavoro del gesuita, fondatore della comunità monastica di Mar Musa, in Siria. Riccardo Cristiano, autore dell’opera: “Padre Paolo aveva capito che gli estremismi stavano riuscendo a chiuderci nel circuito tenebroso delle paure per impedirci di vivere insieme”

Beatrice D’Ascenzi – Città del Vaticano

Un’assenza che continua a dialogare con il presente. Il 29 luglio 2013, il padre gesuita romano Paolo Dall’Oglio veniva rapito a Raqqa, dopo essersi speso per trent’anni per il dialogo e la convivenza tra le diverse confessioni religiose in Siria. Era appena rientrato nel Paese, che aveva lasciato nel 2012 su richiesta della Chiesa e delle autorità civili, dopo che il suo monastero, Deir Mar Musa, era stato oggetto di un’irruzione da parte di uomini armati. Il lavoro di padre Dall’Oglio nella sua Siria, che spesso definiva “divisa, sofferente e ferita a morte”, viene rievocato dal giornalista Riccardo Cristiano nel libro “Una mano da sola non applaude”, presentato ieri, 24 luglio, alla Biblioteca Europea di Roma. L’opera – pubblicato da Ancora Editore – rilegge la figura del gesuita e la sua storia, partendo dalla riflessione sul dialogo interreligioso e sui rapporti che oggi come ieri intercorrono tra Oriente e Occidente.

Ascolta l’intervista a Riccardo Cristiano

Vivere in Frontiera

L’operato di Padre Dall’Oglio rappresenta a pieno – è stato sottolineato nella conferenza stampa – uno dei concetti espressi da Papa Francesco, quello di vivere la frontiera nella sua totalità, affrontandone realtà complesse e portando un dialogo concreto, accogliendo l’altro e combattendo i propri pregiudizi. “Sono convinto che tutti i protagonisti del disastro siriano hanno il comune interesse a silenziare Paolo – racconta Riccardo Cristiano a Radio Vaticana – Vatican News – nel senso anche di rimuoverlo dai vivi e dai morti, perché lui aveva capito che gli estremismi stavano riuscendo a chiuderci nel circuito tenebroso delle rispettive paure, per impedirci di riuscire a vivere insieme”. Secondo l’autore, padre Dall’Oglio ha rappresentato “moltissimo per la Siria, basti vedere la memoria che tanti esuli siriani, quasi tutti musulmani, hanno di lui perché Paolo ha rappresentato veramente il punto di incontro tra diverse identità e diverse culture”.

Ascolta l’intervista a Immacolata Dall’Oglio

La forza della condivisione 

Durante la presentazione del libro sono state molte le voci autorevoli che hanno dialogato e condiviso il proprio ricordo del gesuita, da Nader Akkad, imam alla Grande Moschea di Roma a monsignor Jaques Mourad arcivescovo di Homs, passando per quella del presidente del Centro Astalli padre Camillo Ripamonti, per arrivare a quella di padre Antonio Spadaro direttore “La Civiltà Cattolica” e autore della prefazione dell’opera. Presenti durante l’incontro anche le sorelle di padre Dall’Oglio, Francesca e Immacolata. Quest’ultima ha ricordato il rapporto speciale che legava suo fratello con il territorio siriano e i suoi abitanti. “Quello di Paolo – spiega Immacolata Dall’Oglio – è stato un lavoro che non ha svolto da solo, perché non si fa mai nulla da soli”. Secondo sua sorella il lavoro compiuto da Padre Paolo “ha il merito di avere aiutato a guardare la prospettiva dell’altro”, e partendo dal pensiero divergente cercare un dialogo che è “la base dell’ascolto”. Un pensiero che ha sempre sottolineato i punti in comune tra Islam e cristianesimo e che “cominciando dal lavoro manuale, passando all’ospitalità e operando l’apertura all’islam ha fondato i tre cardini, i tre pilastri della comunità di Mar Musa”.