Marco Guerra – Città del Vaticano
È una domenica di elezioni nella Repubblica del Congo, dove gli elettori sono chiamati ad eleggere il nuovo presidente. Dato per favorito da tutti gli osservatori internazionali è il capo dello Stato uscente, il 77enne Denis Sassou Nguesso, al potere dal 1979 ad eccezione del periodo dal 1992 e al 1997.
Chiusa la campagna elettorale
Nguesso ha chiuso la sua campagna elettorale venerdì alla presenza di diverse migliaia di sostenitori, particolarmente giovani, ai quali ha promesso di promuovere politiche a loro favore. Nel comizio di chiusura, il presidente uscente ha esaltato il programma che ha visto l’invio di più di mille giovani “a Cuba per la formazione in medicina per la salute della popolazione”. Nguesso si è soffermato anche sulla questione dell’approvvigionamento alimentare promettendo che il Congo “si organizzerà per produrre polli e uova”, invece di importarli.
I temi al centro del dibattito
L’agricoltura è stata, infatti, un tema al centro della campagna elettorale visto che il Paese importa la maggior parte di ciò che consuma. In generale, ha tenuto banco lo stato dell’economia di questo Paese petrolifero che, con il Covid-19, prevede un calo del 9% del suo PIL. Anche prima della crisi sanitaria, il PIL pro capite ha subito un forte calo dovuto alla discesa del costo del petrolio.
La Chiesa: manca trasparenza
Il clima della campagna elettorale è stato teso. La Conferenza episcopale a febbraio aveva ha espresso “serie riserve” sulla trasparenza e sulla credibilità di queste elezioni. Considerazioni che il governo ha strumentalizzato al fine di rifiutare l’accredito per seguire il voto agli osservatori della Chiesa congolese. Intanto, un movimento di attivisti chiamato Progress ha condotto una campagna contro la compravendita dei voti. Anche altre realtà hanno espresso preoccupazioni sulle condizioni in cui si svolge il processo elettorale.
Casale: scontata la vittoria di Nguesso
Per un’analisi sulla tornata elettorale e sulle sfide che attendono il Paese, abbiamo raccolto il commento di Enrico Casale, della Rivista Africa. Dà per scontata la netta vittoria di Nguesso ed evidenzia la preoccupazione di alcuni settori della società civile: “E’ mancata la trasparenza, ci sono stati arresti arbitrari di attivisti politici e il governo ha rifiutato di accreditare gli osservatori della Chiesa. Questo non è un buon segnale perché significa che non vogliono osservatori indipendenti e distaccati”.
Redistribuire le enormi ricchezze
“Il Congo Brazzaville è un Paese molto ricco – spiega Casale – perché ha grandi giacimenti petroliferi e grandi foreste con legname pregiato. Potrebbe vivere con serenità un proprio sviluppo se queste risorse fossero gestite in maniera equa; così in passato non è stato e ampie fette della popolazione sono costrette a vivere sotto il livello delle povertà. Questo non è più tollerabile in un Paese che potrebbe garantire ottimi servizi a tutti”. Casale evidenzia anche che, dal punto di vista internazionale, è un elemento di stabilità che rende tranquilla la regione. Anche se la stabilità è stata pagata a caro prezzo. Per questo motivo, c’è bisogno di una governance che redistribuisca le ricchezze del Paese.