Report Idos sull’immigrazione, le donne straniere pagano la crisi pandemica

Vatican News

Benedetta Capelli – Città del Vaticano

In attesa della pubblicazione domani, 28 ottobre, del rapporto Idos, alcuni dati sono già emersi in modo importante, offrendo cifre reali che in molti casi contraddicono la narrazione sull’immigrazione in Italia. A fare da sfondo all’indagine, ma anche a pesare in modo forte, c’è la pandemia che ha segnato per tutto il 2020 la vita degli italiani e anche degli immigrati. Emerge però una particolarità: gli stranieri hanno risposto all’emergenza sanitaria con fantasia e creatività, non sprecando l’occasione come più volte ha chiesto Papa Francesco. Se questo però è un elemento tutto sommato positivo, l’altro aspetto riguarda le donne immigrate che sono le “vittime” della pandemia perché il loro tasso di occupazione è calato di 4,9 punti percentuali, quello degli uomini è a -2,2%, otto volte quello delle donne italiane.

Più poveri e più emarginati ma anche più resilienti

Secondo il report, gli immigrati hanno pagato un prezzo alto sia in termini di lavoro che di condizioni di vita eppure hanno continuato a finanziare le loro famiglie di origine, reinventandosi e aprendo attività in proprio. A tracciare un quadro preciso è il presidente di Idos, Luca Di Sciullo:

Ascolta l’intervista al presidente Idos Luca Di Sciullo

Presidente Di Sciullo, la pandemia diventa il quadro nel quale leggere i dati. Opportunità ma anche difficoltà…

La pandemia ha inciso moltissimo perché si è innestata su una situazione già molto critica per gli immigrati in Italia che erano, da molti decenni, tra le categorie sociali più fragili, più vulnerabili e anche più emarginate. Su questa situazione di estrema fragilità si è abbattuta poi la pandemia, con tutte le misure che abbiamo conosciuto, ci sono stati 2 mesi di assoluto lockdown che hanno portato anche la riduzione dei servizi di tutti gli uffici pubblici, tra l’altro anche quelli inerenti, ad esempio, al rilascio e al rinnovo dei permessi di soggiorno. Le stesse commissioni territoriali che analizzano le domande di asilo hanno sospeso le loro attività, addirittura il sistema di accoglienza dei richiedenti asilo e dei rifugiati è stato chiuso. Da un punto di vista statistico, tutte queste difficoltà aumentate hanno avuto un riscontro: abbiamo osservato intanto che negli ultimi 22 anni, per la prima volta, si è registrato un calo del numero dei residenti stranieri. Assistiamo quindi ad un calo delle presenze regolari, soprattutto dei soggiornanti non comunitari e probabilmente una grande parte di questo calo è dovuto ad uno scivolamento nella irregolarità di molti stranieri.

Un calo dunque della loro presenza ma, dai dati, emerge una capacità di resilienza importante in questa pandemia…

Assolutamente sì! Gli stranieri in Italia sono veri e propri maestri di resistenza o di resilienza e pure in tutte queste difficoltà, considerando il fatto che, per esempio, sono calati molto anche gli occupati stranieri, 150.000 in meno, sono aumentati tra di loro gli inattivi, cioè quelli che diventati disoccupati si sono scoraggiati e non hanno più cercato lavoro. Insomma nonostante questo, ci sono dati veramente impressionanti di resistenza, ad esempio, il numero delle imprese straniere anche in periodo di Covid è continuato a crescere, in controtendenza con il dato delle imprese italiane. Cosa vuol dire? Vuol dire che gli stranieri, molto più che gli italiani, quando si sono trovati senza lavoro hanno cercato di aprire un’attività in proprio pur di non uscire dal circuito dell’occupazione e quindi pur di continuare a sostenere se stessi e le proprie famiglie. Collegato a questo c’è, incredibilmente, anche l’aumento delle rimesse, che sono salite di 600 milioni rispetto al 2019, e poi non c’è da dimenticare che, nonostante anche tra gli immigrati siano diminuite le nascite e aumentate le morti, come in tutta Italia, il loro tasso di natalità rimane comunque più alto di quello degli italiani, attenuando così questa cronica denatalità che interessa il nostro Paese.

Riguardo alle donne straniere, si può dire che sono coloro che hanno pagato di più il prezzo della pandemia perché più fragili e particolarmente colpite nel lavoro, ma anche nella salute…

Le donne tradizionalmente tra la popolazione straniera sono la categoria in assoluto più penalizzata soprattutto da un punto di vista sociale, anche per fattori culturali, molte di loro rimangono segregate in casa, non imparano la lingua, non vanno a lavorare e questo poi si ripercuote, per esempio, anche sul lavoro. Si consideri solo che le donne sono la maggioranza dei residenti stranieri in Italia, il 52%, però tra gli occupati stranieri incidono per il 42%, quindi c’è una totale sottorappresentanza perché o non lavorano affatto, oppure quando lavorano sono in nero, in particolare nei comparti del lavoro domestico. Ma poi ci sono sacrifici enormi che le donne subiscono, chi fa il lavoro domestico spesso è recluso in maniera vera e propria nella casa del datore di lavoro perché non ha una casa propria, ci dorme, e questo significa che di fatto lavora 24 ore su 24, ha abbandonato la sua famiglia nel Paese d’origine e per questo le famiglie si sfasciano, i figli crescendo maturano un certo risentimento. Per non parlare poi di tutte le donne che anche in agricoltura vengono sfruttate, abusate e spesso anche ricattate sessualmente quando sono sotto caporalato. Un dato solamente, che mi sembra molto importante, è che gli stranieri hanno la retribuzione del lavoro di un quarto inferiore ai lavoratori italiani e con le donne straniere di un quarto più basso della media straniera. Questo solo per raccogliere un semplice dato che ci dice quanto siano più penalizzate.