Don Thomas Schwartz, direttore dell’organizzazione caritativa cattolica tedesca, racconta l’intervento accanto alle vittime del conflitto: il futuro sarà migliore soltanto se garantiamo che un popolo possa sopravvivere nella sua integrità, nei propri confini, con l’aiuto di tutti noi europei
Svitlana Dukhovych – Città del Vaticano
Sono trent’anni quest’anno che Renovabis porta avanti la sua missione di aiuto e sostegno ai Paesi dell’Europa orientale L’organizzazione caritativa cattolica, nata in Germania nel 1993 e con sede a Frisinga, da un anno, dall’inizio della guerra in Ucraina, ha impiegato le sue forze a sostegno delle persone vittime del conflitto, degli sfollati interni così come di chi si è rifugiato nei Paesi limitrofi. Tra gli impegni principali portati avanti dall’organizzazione ci sono la fornitura di cibo, vestiti e cure medici, il sostegno a Caritas Ucraina, e quello psicosociale a bambini e giovani. Lo conferma don Thomas Schwartz, direttore generale di Renovabis:
Dal 24 febbraio dell’anno scorso, inizio dell’invasione russa, avete portato molti aiuti in Ucraina. Quali sono gli ambiti principali del vostro impegno in questo Paese?
Questa guerra ha cambiato tutto nel nostro lavoro, nella nostra azione verso l’Ucraina, Paese dove siamo impegnati sin dall’anno della nostra fondazione. In questi 30 anni abbiamo potuto investire nelle Chiese dell’Ucraina più di 120 milioni di euro per costruire chiese, centri parrocchiali e per contribuire alla nascita dell’Università Cattolica a Leopoli. Ora, questa guerra, ha completamente cambiato il nostro aiuto, adesso ci occupiamo di finanziare luoghi come gli shelter, i rifugi, posti sicuri dove la gente può proteggersi quando c’è un’offensiva, quando vengono lanciati missili e granate. Abbiamo potuto e dovuto finanziare anche generatori di corrente elettrica. Nell’ambito di questa guerra è importante anche aiutare coloro che fanno parte dei vulnerabili, come i malati e gli anziani, che non ricevono abbastanza aiuto e che sono già sofferenti a causa delle loro debolezze, dell’età e delle malattie e che ora devono trovare qualcuno che li aiuti anche per comprare i medicinali di cui hanno bisogno. Supportiamo anche tanti studenti che non hanno la possibilità di uscire dall’Ucraina, affinché possano continuare a studiare. È molto costoso frequentare l’università e noi provvediamo a tante borse di studio, perché possano costruire un futuro in questa situazione di guerra. Ritengo che queste cose siano molto importanti e noi vogliamo continuare ad andare avanti.
Lei è stato in Ucraina lo scorso anno, che tipo di visita è stata?
Sono stato in Ucraina lo scorso luglio. Ho visitato Leopoli e anche Kiev. Lì sono andato a Bucha e Irpin, dove ho visto la brutalità della guerra che dimentica l’umanità, e questo non soltanto mi ha toccato, mi ha anche cambiato: per la prima volta ho capito che un popolo che è aggredito vuole difendersi, vuole proteggersi e vuole sopravvivere contro una barbarie che io non pensavo fosse ancora possibile in un continente come l’Europa, dopo tutte le sofferenze vissute nella Seconda Guerra mondiale. Per questa ragione, dopo questo viaggio in Ucraina, sono tornato in Germania da uomo diverso, e la mia prossima visita, che sarà durante la Settimana Santa, sicuramente mi porterà di nuovo in quei luoghi dove vediamo gente che ha bisogno di dignità ed è questo che noi, come Renovabis, vogliamo rendere possibile: aiutare a proteggere la dignità degli uomini, specialmente in una situazione di guerra.
Aiutare una persona a conservare la propria dignità è anche un contributo per costruire la pace…
La pace è un continuo lavoro, questo è ciò che ho capito in questo anno di guerra. Noi in Germania, come tanti anche in Italia e in tutta l’Europa, eravamo veramente abituati a vivere in una situazione di pace che è come una grazia data da Dio, come una garanzia di protezione per tutta la vita e che il futuro sempre sarà meglio. Adesso, per la prima volta, in Europa, ci rendiamo conto che il futuro sarà migliore soltanto se noi lavoriamo per questo futuro, se garantiamo con tutte le nostre forze che un popolo possa sopravvivere nella sua integrità, nei propri confini, avendo l’aiuto da tutti noi europei. In Germania, il nostro Cancelliere (Olaf Scholz ndr) ha definito questo momento “Zeitenwende” (svolta, cambiamento epocale ndr) ed io credo che questo sia veramente un cambiamento epocale in questo continente.