Tiziana Campisi – Città del Vaticano
“Siamo profondamente dispiaciuti che la Norvegia non abbia aderito al trattato” scrivono i leader di Religions for Peace Norvegia, auspicando che il Parlamento ed il Governo rispettino il divieto di utilizzare armi nucleari e osservino quanto stabilito dal diritto internazionale. Il movimento religioso rammenta come trattato – adottato il 7 luglio del 2017 con il voto favorevole di 122 Paesi – sia stato firmato da 86 Stati e ratificato da cinquantuno.
Un cammino lungo mezzo secolo
“La minaccia di un catastrofico sterminio di massa dovuto ad armi nucleari è stata una delle ragioni principali per cui più di 400 leader religiosi si sono riuniti a Kyoto, in Giappone, nel 1970 per la prima Conferenza mondiale sulle religioni per la pace” si legge nell’appello che ricorda le tragiche conseguenze che potrebbero derivare dall’uso di armi nucleari. “Uccideranno alla cieca, saranno sacrificate innumerevoli vite innocenti, porteranno sofferenze e malattie indescrivibili e distruggeranno la natura e il clima, con conseguenze per molte generazioni” spiegano i leader di Religions for Peace Norvegia, profondamente convinti che l’esistenza e l’uso di armi nucleari sia in conflitto con i valori religiosi e principi etici delle confessioni rappresentate.
Reinvestire le risorse per le armi
“In nome dell’umanità, non possiamo accettare l’uso di armi nucleari. Finché esistono armi nucleari – aggiungono – c’è il pericolo che vengano utilizzate. Pertanto, riteniamo che sia inaccetabile che la Norvegia continui a sostenere l’uso di armi totalmente contrarie alla dignità umana”. Per Religions for Peace non c’è alcuna contraddizione internazionale o morale tra l’adesione della Norvegia alla NATO e la ratifica del Trattato sulla proibizione delle armi nucleari. Considerando infine che i costi annuali per le armi nucleari a livello mondiale sono stimati in almeno 100 miliardi di dollari Usa, i leader religiosi concludono: “Più delle nostre risorse dovrebbero essere utilizzate per lo sviluppo umano e la conservazione del creato, e non per investimenti in armi che possono sterminare l’umanità”.