Regno Unito. “Aborto fai da te”, gravi implicazioni etiche ma anche fisiche e morali

Vatican News

Isabella Piro – Città del Vaticano

Nel 2020, il Regno Unito, ha modificato temporaneamente le normative per accedere all’aborto farmacologico, comunemente noto come “Diy (do-it-yourself) Abortion”, ovvero “aborto fai-da-te”: a causa della pandemia da Covid-19, è stato stabilito che le donne potessero assumere i farmaci abortivi direttamente a casa, senza recarsi in ospedale. Ciò allo scopo di evitare il rischio di contagio da coronavirus.

L’appello dei vescovi

L’interruzione farmacologica volontaria di gravidanza, dunque, è stata resa possibile tra le mura domestiche fino alla decima settimana di gestazione, previo consulto telefonico con un medico e tramite invio a domicilio, per posta, dei farmaci necessari. Immediata la reazione della Chiesa cattolica che, in una nota di Monsignor John Sherrington, responsabile della Conferenza episcopale nazionale per le questioni relative alla tutela della vita, aveva detto: “Siamo scioccati. Anche se viviamo tempi di emergenza, queste misure mettono ancora più in pericolo quelle donne che si trovino ad agire in fretta e senza appropriato consulto medico, magari costrette da partner violenti”. “Misure simili – aveva ribadito il presule – sviliscono la gravità con cui tali decisioni dovrebbero essere prese e non tengono in considerazione i pericoli fisici e psicologici che la somministrazione in casa di questi farmaci potrebbe causare”.

Una legislazione pericolosa

Ora il tema è tornato alla ribalta, perché il Dipartimento nazionale della Salute e dell’assistenza sociale ha avviato una consultazione sull’opportunità di rendere permanente, e non più temporaneo, il regolamento sul “Diy Abortion”. Anche in questo caso, Monsignor Sherrington ha ribadito l’opposizione dei vescovi cattolici “a qualsiasi cambiamento proposto per rendere permanente una legislazione che ha dimostrato di essere pericolosa e fatale per le donne incinte, e che ha portato alla tragica e inutile perdita di migliaia di vite non ancora nate”.

Le gravi implicazioni anche sanitarie e psicologiche

Il presule ha poi invitato i fedeli a sostenere la mozione presentata dalla parlamentare Carla Lockhart, la quale “ha illustrato i tanti problemi sorti a causa di questa legislazione temporanea, come ad esempio gravi complicazioni, emergenze mediche, aborti oltre il limite legale, rischi di coercizione e mancanza di garanzie per le donne vittime di relazioni violente”. “Incoraggiamo fortemente tutti i cattolici – ha concluso Monsignor Sherrington – a far sentire la loro voce su questo tema”, affinché sia tutelato “il diritto alla vita”.