Paolo Ondarza – Città del Vaticano
Bassorilievi, iscrizioni, testine risalenti ai primi secoli del cristianesimo, finalmente recuperati grazie all’azione della Sezione Archeologia del Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale.
Un interesse corale
“A me piace pensare che i nostri reperti abbiano un’anima, che siano loro a voler tornare nel contesto nel quale sono nati”, ha detto questa mattina intervenendo alla conferenza stampa di presentazione, il comandante generale di brigata Roberto Riccardi. “E’ importante sottolineare – ha proseguito – l’altissimo valore storico ed artistico degli oggetti, ma anche il consolidato rapporto tra i Carabinieri e le autorità ecclesiali che tanto fanno per preservare un patrimonio straordinario”.
Una sinergia messa in luce anche dal presidente della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra e del Pontificio Consiglio della Cultura, il cardinale Gianfranco Ravasi: “nei confronti dell’arte paleocristiana – ha detto il porporato – c’è un interesse corale: questo patrimonio immenso è sempre più tutelato” e oggi più che mai “è indispensabile essere attenti all’orizzonte oscuro che attraverso le reti informatiche del dark web permette l’aggressione e la devastazione di questo patrimonio. E’ una vera e propria battaglia della civiltà contro una forma di barbarie”.
L’epitaffio e la musa Talia
I nove reperti sarebbero divenuti provento di ricettazione se nel maggio 2020 non fossero stati individuati ed acquisiti dai Carabinieri nell’ambito dei controlli antiquari periodicamente svolti all’interno delle case d’asta nazionali e internazionali.
Tra gli oggetti recuperati si segnalano l’iscrizione funeraria con l’epitaffio in latino del piccolo Marcianus, una sezione di alzata di sarcofago decorato con cavalli marini, alcune testine e un frammento di sarcofago romano in marmo, asportato dalle Catacombe di San Callisto nel 1982, databile tra il II e il II secolo e raffigurante un personaggio femminile di profilo: si tratta con ogni probabilità di Talia, la musa della poesia comica. Al momento del rinvenimento nel 2019 presso una casa d’aste a Londra l’opera presentava una colorazione ocracea: la cromia originaria infatti era stata alterata con una patinatura per favorire un effetto antichizzato.
La ricchezza della Roma sotterranea
Prima di essere restituiti alla collettività ed esposti nel Museo del Casale di San Callisto i reperti sono stati accuratamente restaurati. “Questa restituzione – secondo il cardinale Ravasi – fornisce anche l’occasione per sottolineare l’importanza della ricchezza della Roma sotterranea”.
L’emozione della restituzione
Nelle indagini dell’arte, conclude il comandante Riccardi, ci sono due momenti straordinari: il recupero, cioè quando veniamo finalmente in possesso di un oggetto a lungo cercato, e la restituzione”. Quest’ultimo è il momento più commovente: “quando restituiamo ad una piccola comunità anche un crocifisso ligneo davanti al quale tante persone hanno pregato, la commozione contagia anche noi”.