Nel Paese dell’Africa centrale, teatro di sanguinosi scontri armati, la denuncia di un religioso che si trova in una delle zone più colpite: “Per non essere massacrata la gente dorme in strada. Incendiate le automobili del servizio umanitario e distrutti i materiali destinati ad un ospedale”. Il grazie a Francesco per la sua vicinanza e le sue preghiere
Federico Piana – Città del Vaticano
“La situazione è drammatica, tra la popolazione c’è un grande clima di panico”. La voce del sacerdote arriva dalla diocesi di Butembo-Beni, nel sudest della Repubblica Democratica del Congo, una delle zone più colpite dalle violenze e dagli scontri armati che ormai da tempo stanno mettendo in ginocchio il Paese dell’Africa Centrale. Il religioso, che per motivi di sicurezza vuole mantenere l’anonimato, riesce a mettersi in contatto con i media vaticani in modo rocambolesco perché, dice, è diventato molto difficile utilizzare i normali mezzi di comunicazione e la guerriglia non risparmia nemmeno i ripetitori telefonici né Internet, che sta diventando sempre più inaccessibile.
Saccheggi e rapine
Il sacerdote racconta con apprensione che la paura della gente deriva dal fatto che in quella zona presto arriveranno i ribelli del gruppo denominato “M23” provenienti da Goma, il capoluogo della provincia del Kivu del nord. “L’esercito governativo – afferma preoccupato il religioso – non è in grado di contrastare questa avanzata e sta abbandonando le proprie posizioni. Ora a controllare le nostre zone ci sono i ragazzi delle brigate nazionaliste Wazelendo e sono loro che tentano di proteggere la popolazione”. Ma tra questi giovani ce ne sono molti che non perdono occasione per saccheggiare rapinare, uccidere. “C’ è un controllo molto stretto del territorio. Sabato scorso hanno bruciato cinque automobili del nostro servizio umanitario ed un camion contenente tutto il materiale per costruire la sala operatoria di un ospedale che si trova a 10 chilometri dalla parrocchia di Massereka”, denuncia.
Cristiani, i più coinvolti
Per paura di essere colpiti nel sonno da questi gruppi di nazionalisti che girano di casa in casa in cerca del nemico da eliminare, di notte gli abitanti dei villaggi dormono all’aperto. “I più coinvolti in questa situazione drammatica sono i cristiani perché nella zona di Butembo-Beni sono in maggioranza: dunque i cristiani sono le prime vittime” dice il religioso secondo il quale la Chiesa sta soffrendo anche dal punto di vista pastorale e sacramentale: “In numerose parrocchie a ovest del Paese non è stato possibile far fare la cresima ai ragazzi che si erano preparati per questo evento così importante. Ora questi nostri giovani sono diventati profughi nascosti chi sa dove”.
Aiuto ai profughi
La Chiesa locale è in prima linea per l’accoglienza di chi scappa dalla propria città per lasciarsi alle spalle l’orrore del conflitto. Il religioso spiega che “tramite la Caritas, i vescovi stanno cercando di essere vicini alle loro sofferenze sia dal punto di vista materiale che spirituale. E poi la stessa Chiesa sta esortando la popolazione ad aiutare, come può, questi uomini e donne che vivono un dramma senza fine”.
Il conforto del Papa
Ciò che conforta il sacerdote e tutta la popolazione è la costante vicinanza del Papa che non smette mai di pregare per la pace: “Ci sentiamo amati e sostenuti. E poi l’orazione di Francesco ci sprona ad essere ancora di più attivi nel cercare la mediazione tra le parti in lotta. Occorre più impegno sul fronte della pacificazione nazionale”, conclude.