Preghiera personale, sobrietà e libertà interiore, formazione costante: queste le raccomandazioni del Papa a sacerdoti, diaconi, consacrate, consacrati e seminaristi nell’incontro di preghiera svoltosi nella cattedrale di Kinshasa: vi auguro di essere persone che non si spezzano quando soffiano i venti dei conflitti e delle divisioni
Adriana Masotti – Città del Vaticano
Un segno delle promesse e dell’amore di Dio
Prendendo la parola,
Religiose e religiosi all’incontro di preghiera nella Cattedrale di Kinshasa
Tre tentazioni da vincere, la prima è la mediocrità spirituale
Ed ecco le sfide che si presentano e le tentazioni da cui guardarsi per quanti vogliono vivere così. Il segreto per vincere la prima, la mediocrità spirituale è la preghiera, afferma il Papa, perché la relazione con il Signore “è il fondamento del nostro operare”. Al di là degli impegni pastorali, delle urgenze e della stanchezza, prosegue, è necessario trovare “tempo ed energie sufficienti alla preghiera”, che deve scandire l’intera giornata.
La celebrazione eucaristica quotidiana è il cuore pulsante della vita sacerdotale e religiosa. La Liturgia delle Ore ci permette di pregare con la Chiesa e con regolarità: non trascuriamola mai! E non tralasciamo neanche la Confessione: abbiamo sempre bisogno di essere perdonati per poter donare misericordia. Un altro consiglio: come sappiamo, non possiamo limitarci alla recita rituale delle preghiere, ma occorre riservare ogni giorno un tempo intenso di preghiera, per stare cuore a cuore con il nostro Signore: un momento prolungato di adorazione, di meditazione della Parola, il santo Rosario; un incontro intimo con Colui che amiamo sopra ogni cosa.
La preghiera ci apre a Dio, afferma ancora, “ci rimette in piedi (…) senza preghiera non si va lontano”.
Sobrietà e libertà interiore nella vita dei consacrati
La seconda tentazione indicata da Francesco a sacerdoti e consacrati è la ricerca “di una vita comoda in cui sistemare più o meno tutte le cose”, la ricerca insomma del proprio confort approfittando del ruolo ricoperto per soddisfare i propri bisogni. E prosegue:
È triste quando ci si ripiega su sé stessi diventando freddi burocrati dello spirito. Allora, anziché di servire il Vangelo, ci preoccupiamo di gestire le finanze e di portare avanti qualche affare vantaggioso per noi. È scandaloso quando ciò avviene nella vita di un prete o di un religioso, che invece dovrebbero essere modelli di sobrietà e di libertà interiore. Che bello invece mantenersi limpidi nelle intenzioni e affrancati da compromessi col denaro, abbracciando con gioia la povertà evangelica e lavorando accanto ai poveri! E che bello essere luminosi nel vivere il celibato come segno di disponibilità completa al Regno di Dio!
La formazione spirituale e teologica non è un optional
Anche la superficialità è una sfida e Papa Francesco dice che “c’è bisogno di preti e religiosi preparati, formati, appassionati al Vangelo”. E’ necessario dunque lavorare costantemente su stessi sia dal punto di vista spirituale, sia teologico. Il Papa avverte: la formazione non è un optional e precisa:
Siamo tenuti a entrare nel cuore del mistero cristiano, ad approfondirne la dottrina, a studiare e meditare la Parola di Dio; e al tempo stesso a restare aperti alle inquietudini del nostro tempo, alle domande sempre più complesse della nostra epoca, per poter comprendere la vita e le esigenze delle persone, per capire come prenderle per mano e accompagnarle.
Testimoni di fraternità oltre le culture e le etnie
Il Papa sottolinea ancora che essenziale per il servizio dei consacrati al Popolo di Dio è la testimonianza: non bastano le parole, perché è la vita a parlare per prima. Ricorda come loro stessi abbiano poco prima fatto riferimento alla parabola del buon samaritano, che è Gesù “che passa lungo le nostre strade e, specialmente attraverso la sua Chiesa, si ferma e si prende cura delle ferite degli oppressi”, e raccomanda:
Carissimi, il ministero a cui siete chiamati è proprio questo: offrire vicinanza e consolazione, come una luce sempre accesa in mezzo a tanta oscurità. E per essere fratelli e sorelle di tutti, siatelo anzitutto tra di voi: testimoni di fraternità, mai in guerra; testimoni di pace, imparando a superare anche gli aspetti particolari delle culture e delle provenienze etniche, perché, come affermò Benedetto XVI rivolgendosi ai sacerdoti africani, “la vostra testimonianza di vita pacifica, al di là delle frontiere tribali e razziali, può toccare i cuori”.
Persone che non si spezzano quando soffiano i venti delle divisioni
Papa Francesco cita il proverbio: “Il vento non spezza ciò che sa piegarsi”. Riconosce che il continente africano nella storia si è dovuto piegare più volte “alla prepotenza del più forte” ma invita a leggere quelle parole in positivo. Dice: “C’è un piegarsi che non è sinonimo di debolezza ma di fortezza”, quando significa mantenersi flessibili, superare le rigidità, “essere disponibili a lasciarsi cambiare”.
Quando restiamo docili nelle mani di Dio, Egli ci plasma e fa di noi delle persone riconciliate, che sanno aprirsi e dialogare, accogliere e perdonare, immettere fiumi di pace nelle aride steppe della violenza. E, così, quando soffiano impetuosi i venti dei conflitti e delle divisioni, queste persone non possono essere spezzate, perché sono ricolme dell’amore di Dio.
“Siate anche voi così – prosegue Francesco – docili al Dio della misericordia, mai spezzati dai venti delle divisioni”. Raccomanda di non lasciarsi scoraggiare, ricordando che tutti loro sono preziosi e importanti. L’augurio, infine, è di essere sempre “testimoni gioiosi del Vangelo, profezia di pace nelle spirali della violenza, discepoli dell’Amore pronti a curare le ferite dei poveri e dei sofferenti”.