Hélène Destombes e Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano
La commissione d’inchiesta indipendente “Ciase”, voluta dalla Conferenza episcopale francese, ha indicato in almeno 216 mila persone il numero di vittime di abusi in Francia, dal 1950 al 2020, compiuti da sacerdoti e religiosi. Una di queste vittime è Véronique Garnier, co-responsabile di un servizio per la protezione dei minori nella diocesi di Orléans. Quando era adolescente è stata abusata da un sacerdote, amico di famiglia. Nell’intervista rilasciata a Hélène Destombes di Vatican News, Véronique sottolinea che il Reppoto è “un grande dolore” ma allo stesso tempo “un grande sollievo”. “La nostra parola – spiega – viene finalmente gridata”. Le ferite sono profonde: “Quello che abbiamo vissuto – afferma – è impensabile, inimmaginabile, non possiamo aspettarci che le persone che non l’hanno vissuto capiscano davvero. Ma ci sono state persone che hanno unito i loro cuori al nostro dolore”.
Mettere le vittime al centro
Véronique Garnier si sofferma poi sul percorso tracciato dalla commissione Ciase,. Ci hanno ascoltato tutti e quello che è successo “ci aiuta ad alzarci, a non vergognarci più”. La sofferenza più pronfonda, spiega Véronique, è quella dell’anima. “I bambini e gli adolescenti che vengono abusati nella Chiesa sono figli della fede: chierichetti, guide, scout. La loro fede, la nostra fede, la nostra anima, è fatta a pezzi. “ questa è una sofferenza ancora più intima”. Il Rapporto della Commissione Ciase, conclude Véronique, ha messo “le vittime al centro”. “Hanno lavorato con noi, ci hanno ascoltato, hanno accolto le nostre parole. Abbiamo costruito con loro. Mi aspetto questo tipo di conversione dalla Chiesa”. Quando le diocesi e le comunità mettono “le vittime al centro delle loro preoccupazioni e del loro ascolto, non si sbagliano perché rimettono Cristo al centro”. Questa è la conversione da compiere. “È molto, ma è la mia speranza”.