Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano
Ci sono direttrici che possono indicare la meta anche quando il cammino, come in questo tempo ancora scosso dalla pandemia, dalle piaghe della povertà e della guerra, è funestato da nubi e tempeste. La “nostra bussola” per il 2022 ruota intorno a “quattro punti cardinali” che possono accompagnare il nuovo anno per dare al futuro il volto della rinascita, della speranza. Sono parole su cui il Papa si è soffermato in diverse occasioni durante il Pontificato. La fratellanza, seguendo gli insegnamenti di Francesco, è la nuova frontiera dell’umanità per costruire un mondo senza divisioni in cui l’indifferenza non deve trovare spazio. La famiglia è la “cellula fondamentale della società”, un luogo dove il dialogo e la comprensione generano amore e vita. La solidarietà è la strada che, lungo il solco della prossimità e della gratuità, rende una società realmente accogliente. Il dono, come ha ricordato il Pontefice, non è un generico regalo ma deve tradursi in un’azione che ha le proprie radici nel Vangelo.
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Fratellanza
La strada maestra è quella della fratellanza che nasce, come scrive Papa Francesco nell’enciclica Fratelli tutti da “un nuovo sogno di fraternità e di amicizia sociale che non si limiti alle parole”. È la stessa via indicata da San Francesco ed è quella percorsa dal buon samaritano.
Un cammino in cui risuona l’appello alla pace, alla giustizia e alla fraternità con cui si apre il Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune, firmato il 4 febbraio del 2019 ad Abu Dhabi da Papa Francesco insieme con Ahmad al-Tayyib, Grande Imam di Al-Azhar. La fraternità è l’opposto della cultura dello scarto. Per passare dalla chiusura all’apertura bisogna “rendersi conto di quanto vale un essere umano, quanto vale una persona, sempre e in qualunque circostanza”. Si devono anche superare forme che ostacolano il cammino verso un mondo realmente unito. “Per rendere possibile lo sviluppo di una comunità mondiale, capace di realizzare la fraternità a partire da popoli e nazioni che vivano l’amicizia sociale – scrive il Papa nell’enciclica – è necessaria la migliore politica, posta al servizio del vero bene comune”. Anche le religioni, sottolinea il Pontefice, devono mettersi al servizio della fraternità: “Cercare Dio con cuore sincero, purché non lo offuschiamo con i nostri interessi ideologici o strumentali, ci aiuta a riconoscerci compagni di strada, veramente fratelli”.
Semi di fratellanza
La fratellanza è l’insostituibile cornice di progetti realizzati dalla Chiesa che in tutto il mondo testimonia l’amore per i poveri e per i più vulnerabili. E promuove la pace attraverso la costruzione di comunità che vivono la fraternità attraverso il dialogo e la condivisione. Lo spirito di fraternità è una carezza, come quella di Caritas Internationalis, nata il 12 dicembre del 1951 per volere di Papa Pio XII. In questo periodo scosso dalla pandemia, sono stati molti i progetti sostenuti in tutto il mondo. In particolare, per rispondere ai bisogni più urgenti oltre 140 Conferenze episcopali hanno indicato in un sondaggio, inviato nel 2020, le necessità per far fronte all’emergenza non solo sanitaria. La presenza capillare e il fatto di essere ben radicate nelle realtà sociali, hanno permesso alla Caritas di reagire prontamente in tutto il mondo al Covid-19 e di portare avanti i suoi programmi di aiuto. La fratellanza è inoltre un messaggio che esprime amore verso il prossimo. Come quello dei due murales, inaugurati lo scorso mese di marzo, e ispirati alla fratellanza umana e realizzati sulle pareti esterne dell’Help Center dagli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Catania. La fratellanza è anche una sinfonia. È un coro di voci, come quelle risuonate il 23 dicembre nella cattedrale a Tunisi e accompagnate da un’orchestra composta da musicisti musulmani che hanno eseguito brani natalizi.
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Famiglia
La seconda parola è famiglia. In occasione dell’Anno “Famiglia Amoris Laetitia” il Papa ha scritto una lettera rivolta agli sposi: “La vocazione al matrimonio – sottolinea – è una chiamata a condurre una barca instabile – ma sicura per la realtà del sacramento – in un mare talvolta agitato”. Lo scorso 26 dicembre all’Angelus Papa Francesco ha ricordato inoltre che “la famiglia è la storia da cui proveniamo”. “Ogni giorno in famiglia – ha detto il Pontefice nel giorno della Festa della Santa Famiglia di Nazaret – bisogna imparare ad ascoltarsi e capirsi, a camminare insieme, ad affrontare conflitti e difficoltà. È la sfida quotidiana, e si vince con il giusto atteggiamento, con le piccole attenzioni, con gesti semplici, curando i dettagli delle nostre relazioni”.
Le famiglie nel tempo della pandemia
Le famiglie, negli ultimi due anni hanno dovuto fronteggiare molteplici sfide, tra cui quella della pandemia. A tutti, anziani, adulti e bambini è stata richiesta una grande resilienza, la capacità di trovare risposte a domande inedite, di combattere in una battaglia dove le regole erano a loro volta una sfida. L’esito non è ancora scontato, ma affiorano, nitidi, i ricordi dei primi mesi, quelli dello smarrimento. L’estate del 2020 è trascorsa con l’illusione di essersi lasciati tutto, o quasi, alle spalle. Poi è giunta in autunno la seconda ondata. In primavera l’arrivo dei vaccini ha aperto nuove speranze. Ma non sono mancati anche nuovi timori legati alle varianti e ai contagi, che hanno fatto registrare numeri da record. Il 2021 si è aperto con l’auspicio che i vaccini siano davvero per tutti.
La storia di una famiglia
Loreto Valente, 43 anni, è un marito, un padre, un uomo che lavora e vive a Roma con la sua famiglia. Ricorda l’inizio della pandemia, quello “smarrimento che porta a chiedersi se sia davvero reale quanto sta accadendo” e il rischio, alto, che “la vita ti mette in faccia”. All’improvviso. In quei primissimi mesi, spiega, “il pensiero nella mia famiglia, come in qualunque nucleo familiare, è andato ai più fragili, che nel mio caso sono due bambini”. La didattica a distanza, nella primavera del 2020 e poi per gran parte dell’anno scolastico successivo, è stata una sfida enorme. “Per mio figlio, quello più grande che oggi ha 8 anni, è stata atroce. Non è naturale e risulta inconciliabile con il lavoro dei genitori. Fortunatamente, i sussidi dello Stato mi hanno permesso di prendere dei giorni per essere accanto ai figli”.
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L’esperienza della malattia
Nella primavera del 2021 arriva la luce con i vaccini, ma per la famiglia Valente è il momento più buio: Loreto contrae il Covid-19, nel giro di tre giorni la saturazione crolla ed è costretto al ricovero. “Sono stato sul punto di essere intubato, ma una dottoressa, che ancora ringrazio commosso, ha voluto aspettare una notte in più prima di procedere, vista la mia età”. Poi aggiunge: “Nei momenti più difficili, quelli in cui veniva quasi voglia di mollare, la famiglia è stata lo scoglio a cui aggrapparsi. Anzi, non c’era bisogno di farlo, perché era già un sostegno. Il solo pensiero di mia moglie, dei miei figli faceva esplodere dentro di me una forza interiore incredibile”.
L’ascolto e il dialogo curano le paure
Oggi Loreto prosegue, come tutti, la battaglia contro il coronavirus. Lo fa con la prudenza di chi lavora, educa i figli, di chi con la sua storia si fa testimone per i tanti che ancora sono scettici dinanzi ai vaccini. “Raccontando la mia esperienza più di uno ha cambiato idea e si è vaccinato, ma sono convinto che il dialogo sia l’unica via per ottenere un simile risultato: dinanzi alle paure, ai timori altrui non serve condannare o giudicare, ma ascoltare e parlare”, conclude.
Solidarietà
Sono molte le riflessioni di Papa Francesco sulla solidarietà. Per il Pontefice si tratta di un tratto essenziale della vita cristiana perché “una fede senza solidarietà è una fede morta”, una fede senza Cristo, senza Dio e senza fratelli. (Visita alla Cappella di San Juan Bautista, Asunción, 12 luglio 2015). Ogni uomo è chiamato a percorrere cammini di solidarietà: “C’è bisogno dell’impegno di tutti per costruire una società veramente più giusta e solidale” (Angelus del primo gennaio 2014). Sono i giovani, in particolare, coloro che possono costruire un mondo migliore: i giovani, ha scritto Francesco nel messaggio nel 2014 in occasione della Conferenza sull’impatto umanitario delle armi nucleari , hanno il diritto ad un pacifico ordine mondiale, basato sull’unità della famiglia umana, fondato sul rispetto, sulla cooperazione, sulla solidarietà e sulla compassione.
Gesti concreti
La solidarietà per il Papa è tenerezza, empatia: è farsi carico del problema dell’altro, un modo di fare la storia. E passa anche attraverso gesti concreti. Non è il senso del dovere, ma il cuore toccato dal Signore, ha detto il Papa all’Angelus del 12 dicembre 2021, che ci porta a comprendere cosa dobbiamo fare. “Facciamo un esempio: pensiamo – ha detto Francesco in quell’occasione – che una persona cara stia venendo a trovarci. Noi la aspettiamo con gioia, con impazienza. Per accoglierla come si deve puliremo la casa, prepareremo il pranzo migliore possibile, magari un regalo… Insomma, ci daremo da fare. Così è con il Signore, la gioia per la sua venuta ci fa dire: che cosa dobbiamo fare? Ma Dio eleva questa domanda al livello più alto: cosa fare della mia vita? A cosa sono chiamato? Che cosa mi realizza? Nel suggerirci questo interrogativo, il Vangelo ci ricorda una cosa importante: la vita ha un compito per noi”.
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Solidarietà in azione
In Italia sono tante le realtà che promuovono iniziative a sostegno delle fasce più deboli. Nella scheda di Alessandro Guarasci ne ricordiamo in particolare alcune promosse da due cooperative.
La cooperativa “Il Cerchio” si trova a Formello, vicino a Roma. Le sue attività non sono rivolte solo all’ambito dell’agricoltura, ma anche e soprattutto alla costruzione di una rete di relazioni. La presidente Elena Dalla Massara sottolinea che i gesti più belli sono azioni concrete, anche piccole, per aiutare le famiglie in difficoltà. A Sassuolo la cooperativa sociale “Wonder” ha ideato “Wonderboost”, una batteria ausiliaria per aiutare chi resta a piedi con la bici elettrica. È una batteria assemblata da persone disabili. Il presidente Andrea Baccarani ricorda che realizzare questo “prodotto innovativo” non è solo un modo per contribuire all’efficientamento energetico, ma è anche una grande soddisfazione.
Dono
“Il dono più grande che Dio ha fatto a ciascuno di noi è la vita. Tutti sono chiamati a fare la stupenda esperienza del dono. Si tratta di un’esperienza educativa, che fa crescere umanamente e spiritualmente, aprendo la mente e il cuore agli ampi spazi della fraternità e della condivisione. Così si costruisce la civiltà dell’amore!”. Questa riflessione tratta dal discorso di Papa Francesco rivolto il 2 ottobre del 2017 ai partecipanti all’incontro promosso dall’istituto italiano della donazione, si lega ad un’altra esperienza cruciale, quella del dono. “Donare – ha affermato il Pontefice in quella occasione – fa sentire più felici noi stessi e gli altri; donando si creano legami e relazioni che fortificano la speranza in un mondo migliore”.
La bellezza del dono
Donare e donarsi, ricambiare i doni sono grandi ricchezze. è quanto sottolinea il dottor Claudio Puliatti, psicopedagosista, aggiungendo che il dono più gradito è quello dell’ascolto. “Il donare è un atto diffuso in tutte le società umane e, secondo gli antropologi, il dono è uno dei modi più importanti per costruire e mantenere le relazioni umane, sia tra singoli che tra comunità. Tutti noi, anche senza rendercene conto, facciamo doni quotidiani dal semplice offrire il caffè al collega o invitando a cena gli amici. Poi ci sono periodi in cui il dono è un atto sociale più formalizzato, come nei periodi di festa: allora il dono – sottolinea – è un atto consapevole in cui è richiesto appunto un donare, un accettare il dono e un ricambiare il dono. Può sembrare strano, ma non si tratta poi di atti così semplici e spontanei: nella mia pratica professionale mi imbatto spesso in persone che fanno fatica a donare e a donarsi; fanno fatica ad accogliere i doni che vengono loro offerti dalla vita o dalle persone che sono loro vicine, e persone infine che fanno fatica a ricambiare i doni che hanno ricevuto”, rivela. Secondo Puliatti tra i doni più desiderati in tempo di pandemia c’è l’ascolto, “la presenza seppur virtuale che permette a ciascuno di noi di non sentirsi solo. Il dono del proprio ascolto è un dono molto particolare perché riceviamo subito in cambio a nostra volta un dono, e cioè riceviamo ciò che l’altra persona ci vuole raccontare di sé: personalmente credo di poter dire di non essermi mai annoiato ascoltando gli altri, ma – aggiunge – di avere quasi sempre imparato qualcosa”. Non tutti i doni, fortunatamente, prevedono di essere ricambiati. “Ad esempio non è così in famiglia, dove non c’è il mio o il tuo ma il nostro. I doni che si fanno ai figli non richiedono certo una qualche forma di restituzione. I doni che si fanno ai figli non sono solo beni materiali ma sono anche l’affetto, la sicurezza, l ‘amicizia, l’amore, l’educazione, tutte cose che non si comprano certo al mercato o nei negozi”.
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La puntata numero 91 di Doppio Click è stata realizzata da Andrea De Angelis, Silvia Giovanrosa, Alessandro Guarasci e Amedeo Lomonaco