Marina Tomarro – Città del Vaticano
Un invito quasi per caso, la partecipazione ad una presentazione di un libro dove ciò che viene raccontato diventa familiare perché vissuto sulla propria pelle. Inizia così la storia del tenore Marco Voleri e di sua moglie Giulia Aringhieri, atleta paralimpica, in un giorno in cui Voleri presenta il libro in cui racconta la sua storia, cioè quella di un tenore con la sclerosi multipla, che nonostante tutto è riuscito a trovare i suoi “Sintomi di felicità”, così come il titolo del suo volume. E questa situazione Giulia la conosce bene perchè anche lei soffre di quella patologia da quando aveva 21 anni, quello che non sa è che invece quel viaggio fatto a Tivoli da Livorno con la sezione Aism, l’Associazione Italiana Sclerosi Multipla della sua città, le cambierà la vita per sempre.
Due debolezze che diventano una forza
“Quel giorno – ricorda Giulia – io non mi sarei dovuta recare a Tivoli, ma poi il calore della nostra sezione livornese mi convinse ad andare. Era poco tempo che avevo iniziato a parlare della mia malattia, ed ero ancora insicura in molte cose. Ascoltare il racconto e la forza di Marco mi colpì molto, tanto che decidemmo di rivederci per un caffè, una volta tornati nella nostra città”. I mesi che seguirono dopo furono fatti di conoscenza e di una crescita di un sentimento che diventava sempre più forte, nonostante in Giulia c’erano incertezze causate dal fatto di essere entrambi affetti dalla sclerosi multipla. “Innamorarsi di una persona con la stessa malattia – spiega il tenore Voleri – era una prospettiva mai immaginata. Un giorno ci siamo resi conto di essere davanti un bivio e di dover capire cosa fare della nostra storia. Ricordo ancora le parole di Giulia “che senso ha stare insieme con un doppio fardello?”, e la mia risposta immediata quasi gridata verso di lei: due debolezze possono fare una forza, meno per meno fa più in matematica giusto?“. Da li a poco la decisione di sposarsi, con grande gioia e sorpresa delle famiglie e degli amici. “La sclerosi multipla – dice Giulia – da quel momento è diventata una comparsa nella nostra mente, un figurante che ogni tanto faceva capolino. Al centro c’è stato il progetto di vita, l’amore e la costruzione di quello che entrambi desideravamo. Non senza problemi, perché le famiglie perfette esistono solo nelle finzioni televisive”.
Il dono di Andrea
Uno dei momenti più importanti della vita di Marco e Giulia sicuramente è stata la nascita del loro figlio Andrea. “E’ uno di quei giorni che non potrò dimenticare mai – racconta Marco – era il 25 giugno del 2015, e proprio in quella giornata avevo un impegno importantissimo, dovevo cantare a Torino davanti a Papa Francesco. Giulia era entrata in travaglio poche ore prima della mia partenza e lasciarla è stata davvero difficile. Andrea è venuto alla luce qualche attimo prima che intonassi le prime note dell’Ave Maria di Vavilov davanti al Papa. Emozioni intense e contrastanti quel giorno. Quando ho terminato, ho avuto l’onore di salutare il Pontefice, al quale ho dato la bella notizia e lui mi ha benedetto, dicendosi felicissimo per noi!”.
Testimoni di speranza nel mondo
Ma Marco e Giulia da diversi anni portano la loro testimonianza di speranza in giro per il mondo anche attraverso i propri lavori. Infatti dopo il libro, nel 2013 è nata l’associazione “Sintomi di felicità” e un recital fatto di racconti e musica, proposto non solo in Italia, ma anche in Spagna, Grecia, Cina, Stati Uniti e Giappone. “È stato un crescendo di emozioni, come nella musica – spiega il tenore – abbiamo portato la mia storia da New York a Tokyo, in Italia abbiamo girato tutto lo stivale. Mi hanno accompagnato in questo viaggio tanti amici del mondo della lirica e dello spettacolo: dal soprano Mariella Devia a Jessica Pratt, dal tenore Fabio Armiliato al maestro Peppe Vessicchio. E poi ancora Michele La Ginestra, Amanda Sandrelli, Michele Mirabella, l’atleta paralimpica Giusy Versace e molti altri artisti e personaggi dello spettacolo che hanno voluto contribuire. Abbiamo avuto l’onore di avere ospite per due volte anche il cardinale Lorenzo Baldisseri”. Attualmente il tenore è impegnato in una nuova sfida, da due anni infatti è direttore artistico del Festival Internazionale “Pietro Mascagni” a Livorno. E anche per Giulia questi sono stati anni di crescita professionale particolarmente importanti “Io sono vicecapitano della squadra nazionale di sitting volley italiana – spiega l’atleta – e l’anno scorso abbiamo partecipato per la prima volta alle Paralimpiadi a Tokyo. È stato un momento davvero importante per tutte noi e un grande risultato per una squadra nata da pochi anni. Per me è stato davvero un grande onore e anche una responsabilità, rappresentare l’Italia, e spero di essere stata un esempio per tante giovani atlete che sognano questo traguardo, nonostante la vita le abbia messo di fronte alle difficoltà di qualche malattia”.
Vietato arrendersi!
Perché non sempre è semplice trovare il coraggio di vivere appieno quando arriva la malattia, la sfida ti pone una scelta: o arrendersi e chiudersi in se stessi, oppure affrontarla con il cuore in mano. “Se avessimo seguito le nostre paure non avremmo dovuto sposarci, né avere un figlio – concludono Marco e Giulia – Ma che vita sarebbe stata? Abbiamo vissuto sinora tutto quello che non si doveva e invece siamo convinti che si doveva eccome! Perché se puoi sognarla la vita che vuoi, puoi viverla anche”.