Chiesa Cattolica – Italiana

Quando la cura passa per una crociera, la storia di Gianluca

Alessandro Guarasci – Malta

Gianluca ha tanta voglia di vedere il mondo e di essere protagonista. È uno dei diversamente abili che stanno viaggiando sulla nave World Europa di Msc Crociere; partenza domenica scorsa da Genova, poi tappa a Malta, Barcellona, Marsiglia. Un tour sull’acqua voluto dalla Fondazione MAiC di Pistoia che ha lo scopo di riabilitare e di proporre un nuovo itinerario di cura, un viaggio a cui stanno partecipando in 170 tra diversamente abili, familiari, operatori e volontari. Con la pandemia di Covid-19, d’altronde, non poche patologie a livello psichico sono peggiorate. 

Una grande emonzione che toglie il fiato

Gianluca ha 34 anni e non è la prima volta che viaggia, ma questa crociera è in qualche modo speciale. Qui ha ritrovato i suoi terapisti e il contatto con il mare, l’aria gli dà un’altra prospettiva, l’aria del Mediterraneo per lui è aria di libertà ed è più ossigeno per lui che è costretto a girare con la macchinetta per respirare. “Sto provando una grande emozione, come mai prima. Ho voluto io fortemente questa esperienza con i miei genitori”, ci dice guardandoci dritti negli occho. “Amo il mare, anche se non so nuotare bene, ma guarda che bello qua. Mentre parliamo stiamo per lasciare la Sicilia per andare a Malta, ed è tutto splendido. Io credo alla necessità di tenere l’ambiente pulito, in troppi inquinano ma non vogliono capire che questo è un problema. Chi lo fa non si vergogna?”. Gianluca ha poi un rapporto stretto, quasi come quello che c’è tra un padre e figlio, con i terapisti, fatto sta che parla di “famiglia, loro sanno come lavorare con noi, a volte basta uno sguardo per capirci”. 

La madre: serve combattere contro le barriere architettoniche

Gianluca è qui con la madre Nunzia, che ha lasciato a Pistoia due altri figli adulti, i quali spesso le danno una mano con Gianluca. Una persona diversamente abile, infatti, in qualche modo rivoluziona la vita familiare a 360 gradi. “Ho visto davvero che mio figlio è cambiato una volta arrivato qui. C’è davvero tanta differenza nel fare terapia qua piuttosto che in quattro mura – ci dice – Negli suoi occhi ho letto tanta felicità, lui è a suo agio, ma è chiaro che l’emozione è tanto forte”. Un aspetto però da non sottovalutare sono le barriere architettoniche che troppo spesso condizionano la vita di tanti disabili, ecco perché Nunzia chiede che ci sia maggiore responsabilità da parte delle istituzioni, ma anche da parte di tutti i cittadini, perché l’intera società si deve fare carico di tutelare i soggetti più deboli.

Exit mobile version
Vai alla barra degli strumenti