Fausta Speranza – Città del Vaticano
Precisamente si chiama Piano d’azione congiunto globale, PACG, l’accordo internazionale sull’energia nucleare in Iran raggiunto a Vienna il 14 luglio 2015 tra l’Iran stesso (i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite – Cina, Francia, Russia, Regno Unito, Stati Uniti – più la Germania) e l’Unione europea. Dopo il ritiro unilaterale di Washington nel maggio 2018, con la presidenza Biden sono ricominciati i colloqui per tentare di ricucire l’intesa.
Il dialogo in corso
Ieri a Vienna c’è stato il sesto round di colloqui, il primo dopo la vittoria alle presidenziali di Teheran del giudice Ebrahim Raisi. Sono stati fatti progressi”, è quanto ha dichiarato Enrique Mora, il delegato dell’Unione Europea, parlando di “maggiore chiarezza sui problemi di carattere politico”. “Siamo vicini ad un accordo, ma non è facile coprire la distanza rimasta. E’ stato il commento del vice ministro degli Esteri Abbas Araghchi, capo negoziatore di Teheran.
Secondo il New York Times, che cita in modo anonimo alti consiglieri di Joe Biden, questo periodo che precede l’insediamento del nuovo presidente fortemente conservatore presenta una “finestra unica” per siglare l’intesa, che – ricordiamo – significherebbe la revoca delle sanzioni economiche imposte da Washington.
Allarme nella centrale nucleare di Bushehr
Intanto, nella notte tra domenica 20 giugno e lunedì 21 è arrivata la notizia che la centrale nucleare di Bushehr, nel sud dell’Iran, è stata temporaneamente chiusa dopo un “problema tecnico”. Lo ha annunciato l’Organizzazione iraniana per l’energia atomica senza specificare la natura del problema.