Processo per la morte di padre Hamel. I vescovi francesi: “La verità porterà alla giustizia”

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Anna Poce – Città del Vaticano

Lunedì 14 febbraio si è aperto davanti alla Corte d’Assise speciale di Parigi il processo contro gli accusati dell’omicidio di padre Jacques Hamel. La morte del sacerdote, “assassinato da due giovani terroristi che sostenevano di essere membri del Daesh, ha sconvolto credenti e non credenti in tutta la Francia e ben oltre i nostri confini”, ha dichiarato il portavoce dei vescovi francesi e segretario generale dell’episcopato, padre Hugues de Woillemont, in una nota diffusa sulla pagina web della CEF. “Questo prete anziano, sempre al servizio, vicino ai più umili e fragili, è stato assassinato nel cuore della Messa che celebrava, perché era un prete, perché era un cristiano”, ha aggiunto.

Il sacerdote 85enne è stato decapitato mentre celebrava l’Eucaristia da due jihadisti di 19 anni, che hanno ferito gravemente anche uno dei fedeli, Guy Coponet, 92 anni, alla fine sopravvissuto. Nonostante i due malviventi siano stati uccisi dalla polizia mentre uscivano dalla chiesa, l’accusa ha sporto denuncia contro altre quattro persone – parenti o amici degli autori – per la loro presunta relazione con i fatti: due di loro sono accusati di associazione a delinquere terroristica e gli altri due di complicità in omicidio e tentato omicidio. Tre sono in custodia cautelare da cinque anni, mentre l’ultimo, Rachid Kassim, è ritenuto morto. Si tratta di un cittadino francese incaricato di reclutare terroristi per Daesh.

La vita di padre Hamel un esempio per tutti, sacerdoti e  laici

“Questo processo, che durerà quasi un mese, sta facendo rivivere ricordi dolorosi e sarà una prova per molti”, ha detto padre de Woillemont. Il sacerdote ha manifestato il desiderio della Conferenza episcopale di esprimere “il suo profondo affetto e le sue preghiere ai parenti di padre Jacques Hamel, alle persone prese in ostaggio quel giorno, ai parrocchiani di Saint-Etienne du Rouvray, ma anche ai fedeli laici e ai sacerdoti della diocesi di Rouen, così come al loro arcivescovo, monsignor Dominique Lebrun”. Ha anche ricordato tutte le vittime del terrorismo in Francia, in particolare quelle dell’attentato alla Basilica di Nizza, e nel mondo. “A tutti loro – ha precisato -, la Conferenza episcopale francese desidera ribadire la sua compassione e comunione”.

Ricordando come “la morte di padre Hamel rimanga una grande sofferenza per molti”, il portavoce dei vescovi ha però osservato che la sua vita e il suo martirio porteranno frutto. Padre Hamel “rimarrà per i sacerdoti di Francia un bell’esempio di vita sacerdotale donata” e “per i cristiani, una testimonianza di carità offerta a tutti, un servo umile e generoso fino alla fine”. La sua vita e la sua morte risuoneranno “per il nostro Paese – ha spiegato – come una chiamata alla fedeltà e alla fraternità, affinché il male non abbia l’ultima parola”.

Il segretario generale della CEF ha, quindi, espresso tutta la fiducia dell’episcopato nella giustizia: “Abbiamo fiducia nell’istituzione giudiziaria: bisogna fare giustizia e conoscere la verità”. Una necessità questa per la famiglia di padre Hamel, per chi ha vissuto quelle tragiche ore e per gli accusati e i loro parenti. “La verità porterà alla giustizia. La verità e la giustizia – ha concluso – sono necessarie a tutti per andare avanti, sia per le vittime che per gli accusati”.