Processo per il Palazzo di Londra, l’accusa delinea le responsabilità

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Alessandro Diddi, Gianluca Perone e Roberto Zannotti si sono passati il testimone nella quarta giornata di requisitoria dell’Ufficio del Promotore vaticano. Ripercorsi con dovizia di particolari i fatti che hanno portato a identificare gli imputati responsabili dei noti fatti di Londra

Barbara Castelli – Città del Vaticano

Le circostanze per le quali il direttore generale dell’Istituto per le opere di religione negò il finanziamento alla Segretaria di Stato, “una richiesta al buio”, e le conseguenti intenzioni di verifica su Gian Franco Mammì, cercando persino di coinvolgere la Gendarmeria dello Stato della Città del Vaticano. Questo è uno degli episodi richiamati dal promotore di giustizia, Alessandro Diddi, per delineare le responsabilità di cui è accusato mons. Mauro Carlino: estorsione aggravata e abuso d’ufficio. La sessantacinquesima udienza del processo sugli investimenti finanziari della Segreteria di Stato a Londra, infatti, ha avuto preminentemente per protagonista il già segretario particolare del sostituto per gli affari generali, prima del cardinale Angelo Becciu poi dell’arcivescovo Edgar Peña Parra. Nell’aula polifunzionale dei Musei Vaticani, tra gli imputati, era presente Fabrizio Tirabassi.

Passati in rassegna i capi di imputazione dell’accusa

Nel corso della quarta giornata di requisitoria, Alessandro Diddi ha parlato di un vero e proprio “paradosso”, con un “piano ufficiale, rappresentato nelle carte”, e uno “sottostante”, “un piano di realtà parallelo fatto di mail, chat e conversazioni”. Mons. Mauro Carlino era “un pubblico ufficiale”, ha rimarcato, e “aveva il dovere di chiamare l’autorità giudiziaria”: “quei 15 milioni si potevano bloccare”. Il sacerdote leccese, dunque, secondo quanto emerge dalle indagini condotte, pur ripetendo “in maniera ossessiva” di aver sempre agito secondo “obbedienza, fedeltà e riservatezza”, in realtà avrebbe “contribuito a un’estorsione”.

Nel suo intervento, il promotore di giustizia si è anche soffermato sul reato di pubblicazione di documenti segreti, di cui sembra essersi reso responsabile Tommaso Di Ruzza, già direttore dell’allora Autorità d’informazione finanziaria, oggi Autorità di supervisione e informazione finanziaria. Il riferimento è alle anticipazioni che uscirono su L’Espresso.

Il promotore di giustizia applicato Gianluca Perone, invece, si è occupato di dare chiarimenti rispetto ad alcuni capi di accusa che pendono su Enrico Crasso, nella sua attività di gestione e consulenza finanziaria per la Segretaria di stato: truffa, truffa aggravata e falso materiale in atto pubblico commesso dal privato. L’avvocato Roberto Zannotti si è soffermato su altri reati, riferibili ad altri imputati, tra cui riciclaggio, autoriciclaggio e peculato aggravato.