Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano
Va avanti, con un’udienza già fissata per il 17 novembre prossimo, il processo nel Tribunale vaticano sulla gestione dei fondi della Santa sede, dopo che nella seduta di ieri sembrava paventarsi una battuta d’arresto o, meglio – usando le parole degli avvocati sia di accusa che difesa – un “azzeramento” dell’intero procedimento giudiziario. I difensori dei dieci imputati eccepivano l’“omesso deposito degli atti” da parte dei Promotori di Giustizia e altre “carenze” nella fase istruttoria, come il mancato interrogatorio dei loro assistiti, chiedendo pertanto la “nullità” del decreto di citazione a giudizio. Mentre il promotore aggiunto, Alessandro Diddi, aveva avanzato una richiesta da lui stesso definita “sorprendente” e cioè la “restituzione degli atti” all’Ufficio del Promotore di Giustizia per procedere al “corretto interrogatorio” di alcuni imputati.
Giuseppe Pignatone, presidente del Tribunale vaticano, aveva preso tempo e rimandato la comunicazione della decisione ad oggi. In una seduta di poco più di 20 minuti, nell’aula polifunzionale semivuota rispetto alle precedenti udienze, dove tra gli imputati era presente solo il cardinale Becciu, ha letto un’ordinanza con la quale ha di fatto accolto le istanze di entrambe le parti. Da una parte, quindi, ha ordinato la parziale restituzione all’Ufficio del Promotore degli atti, limitatamente a una parte degli imputati e dei reati loro ascritti. Dall’altra, ha obbligato il Promotore di Giustizia a depositare entro il 3 novembre la documentazione mancante, a cominciare dalle registrazioni audio-video di monsignor Alberto Perlasca, considerato il testimone chiave. Tutto quel materiale, cioè, che già nella prima udienza (tenutasi il 27 luglio scorso), i giudici avevano chiesto di depositare in Cancelleria fissando come il 10 agosto come data entro cui ottemperare alla richiesta. “Non c’è nessun problema”, erano state le testuali parole dei magistrati vaticani riportate nell’ordinanza odierna. Ma il giorno prima della scadenza i Promotori di giustizia non avevano proceduto al deposito, spiegando in una nota che il materiale in questione era “suscettibile di successiva divulgazione delle persone che hanno partecipato all’atto” e sarebbe risultato “irreparabilmente compromesso il diritto alla riservatezza delle persone coinvolte”. Un fatto “inaccettabile” che avrebbe “impedito un corretto esercizio della difesa”, secondo i legali difensori, che ieri hanno annunciato di volersi opporre fino a quando non fosse stato possibile visionare tale materiale.
Nell’ordinanza di oggi, il collegio giudicante afferma che “non si comprende come la tutela della privacy possa essere messa a rischio dalla pubblicità, propria della sede dibattimentale, di atti (gli interrogatori) che per la loro natura non sono sottoposti a segreto o di dichiarazioni che lo stesso Promotore ha indicato come fonti di prova e ripetutamente evocato per motivare la sua richiesta di citazione a giudizio degli imputati”. Stesse considerazioni anche per intercettazioni o supporti informatici, di cui le parti hanno diritto di prendere visione presso il luogo dove sono tuttora custodite, i locali dell’Ufficio del Promotore di giustizia.
Allo stesso tempo il presidente Pignatone ha disposto la parziale restituzione degli atti al Promotore di Giustizia per gli imputati: monsignor Mauro Carlino, per tutti i reati ascritti; Enrico Crasso, limitatamente ad alcuni reati; Tommaso Di Ruzza, ex direttore dell’Autorità di Informazione Finanziaria (Aif), per alcuni reati; Raffaele Mincione, Nicola Squillace, Fabrizio Tirabassi per tutti i reati ascritti. Per il cardinale Becciu si procederà dunque a un nuovo interrogatorio circa i reati di subornazione (il tentativo di far ritrattare Perlasca da quanto dichiarato ai magistrati) e peculato (i versamenti di importi attinti dai fondi della Segreteria di Stato alla Cooperativa Spes Coop Social, rappresentata legalmente dal fratello Antonino).
Si chiede inoltre di chiarire la posizione dello stesso Perlasca e cioè “se sia imputato in questo o in altri procedimenti e per quali reati, onde poterne apprezzare la veste processuale in vista delle future attività istruttorie”. L’ordinanza ha accolto il favore di alcuni avvocati della difesa che a margine hanno parlato di una “decisione salomonica”. In particolare, l’avvocato del cardinale Becciu, Fabio Viglione ha dichiarato: “Tutto quello che abbiamo eccepito ha trovato una risposta nel Tribunale che ha modificato anche un po’ il corso del processo”.