Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
Si avvia verso la fase finale il processo per presunti abusi sessuali nel quale sono imputati don Gabriele Martinelli, 28 anni, già allievo del Preseminario San Pio X, accusato delle violenze su un compagno, e l’ex rettore don Enrico Radice, oggi 71 enne, per aver intralciato le indagini, entrambi incardinati nella diocesi di Como. Al termine dell’undicesima udienza, tenuta questa mattina nella nuova sede dell’ex sala polifunzionale nel complesso dei Musei Vaticani, il presidente del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano, Giuseppe Pignatone, ha comunicato il calendario dei prossimi appuntamenti.
A metà luglio la discussione, la sentenza in autunno
Giovedì 15 luglio verranno sentiti gli ultimi tre testimoni ammessi, e successivamente inizierà la discussione delle parti. Interverrà prima il promotore di giustizia, quindi l’avvocato di parte civile e il 16 luglio proseguiranno i legali della difesa dei due imputati e del responsabile civile, l’Opera don Folci che gestisce l’istituto situato in Vaticano. Per le repliche delle parti e poi la sentenza bisognerà attendere fine settembre, perché fino al 20 del mese il Tribunale sarà in vacanza.
Pignatone: grazie a Governatorato e Musei per la nuova aula
L’udienza di oggi, durata più di tre ore, si è aperta con il ringraziamento del presidente Pignatone al Governatorato e alla Direzione dei Musei, per l’allestimento a tempo di record della nuova aula, molto più ampia di quella storica, e adeguata, per il rispetto delle norme anticontagio, a dibattimenti con un alto numero di legali e testimoni coinvolti. L’ingresso è completamente indipendente rispetto alla Collezioni d’Arte. Dalle 10.20 alle 13.40 sono stati ascoltati cinque testimoni, tutti sacerdoti, ma prima il Tribunale ha ammesso l’acquisizione del fascicolo di indagini suppletive della Procura di Roma, con le deposizioni della presunta vittima L.G., già sentito nel processo come i due imputati, che hanno negato ogni addebito.
Don Cozzi e il caso della lettera del defunto don Granoli
Nel fascicolo c’è anche la deposizione di don Marco Granoli, assistente spirituale nel Preseminario all’epoca dei fatti, tra il 2006 e il 2012, e vittima del Covid-19 nel 2020. Acquisiti, per lo stesso motivo, anche i verbali delle audizioni nelle indagini per il procedimento italiano su denuncia e querela per diffamazione a mezzo stampa presentata dall’Opera don Folci. Il primo a rispondere alle domande della corte e delle parti è stato don Giampaolo Cozzi, segretario dell’Opera don Folci nel periodo oggetto di indagini e fino al 2016. Pignatone gli ha chiesto motivo della non verbalizzazione della lettera di don Granoli al consiglio direttivo dell’Opera, del marzo 2013, che consigliava di non far proseguire il cammino verso l’ordinazione sacerdotale di Martinelli per “gravissimi e veramente gravi motivi”. Perché, ha spiegato don Cozzi, il superiore dell’opera, don Angelo Magistrelli, “ci informò che don Granoli continuava a cambiare opinione sul giovane seminarista”.
Zanotta: perchè il vescovo Coletti stracciò la sua lettera
Sia l’ex segretario dell’Opera, che l’ex vicario generale della diocesi di Como monsignor Giuliano Zanotta, hanno risposto poi a domande sulla lettera di monsignor Diego Coletti, vescovo di Como fino la 2016, che disponeva l’ordinazione diaconale di Martinelli e del compagno Francesco Vicini a settembre di quell’anno. Lettera che contraddiceva un accordo firmato una settimana prima della data della lettera, l’11 maggio 2016, dallo stesso vescovo, dal rettore del Preseminario e da quello del Seminario francese dove i due seminaristi stavano concludendo la preparazione al sacerdozio, che stabiliva per i giovani un anno di formazione pastorale a Como. Come confermato da Zanotta, monsignor Coletti, che già iniziava a soffrire di frequenti vuoti di memoria, viste le contraddizioni tra i due testi da lui firmati, stracciò la lettera. Martinelli e Vicini furono ordinati diaconi più tardi, il 29 novembre, dal nuovo vescovo, monsignor Oscar Cantoni.
L’amico don Primante e don Pinton da L’Aquila
Don Alessio Primante, allievo del S.Pio X dal 1999 al 2007, oggi sacerdote in Abruzzo, amico di Martinelli, ha ammesso di aver percepito “atteggiamenti omosessuali” nel giovane, che per questo veniva preso in giro da alcuni compagni, che utilizzavano per lui anche nomignoli femminili. Ma ha dichiarato di non credere alla veridicità delle accuse di abusi, “perché da amico me lo avrebbe detto, se erano vere”. Dopo di lui don Daniele Pinton, incardinato a L’Aquila, per poco alunno del Preseminario, mandato via perché inadatto alla vita comunitaria, tornato come assistente degli studenti tra il 1991 e il 1997, e per alcuni mesi tra il 2012 e il 2013 (quando è stato anche confessore della presunta vittima L.G.), ha parlato della proposta di aprire l’istituto non solo ai ragazzi tra gli 11 e i 18 anni, ma anche agli studenti universitari in ricerca vocazionale. Proposta lanciata dal superiore dell’Opera don Folci, don Magistrelli, sviluppata da Pinton e da don Luigi Maria Epicoco, ma rigettata dal cardinal Angelo Comastri, che come Arciprete della Basilica Vaticana aveva la responsabilità ultima sul Preseminario.
Don Marinoni: L.G. ha denunciato perchè spinto da K.
Ultimo a testimoniare don Ambrogio Marinoni, economo del Preseminario e nell’equipe degli educatori all’epoca dei fatti, ha ammesso che con il rettore don Radice “non eravamo spesso sulla stessa linea” ma di non aver mai messo gli allievi contro il rettore stesso. Ricorda L.G. come un ragazzo timido e più debole di Martinelli, che col suo carisma e la capacità organizzativa era molto apprezzato da don Radice, fino a “contare più di noi sacerdoti” e dominava sui compagni che “cercavano di ingraziarselo”. L.G., “se non avesse avuto l’appoggio di K.” (lo studente polacco che ha portato il caso dei presunti abusi alla ribalta sui mass media), per Marinoni “non avrebbe avuto il coraggio di denunciare. Avevo notato che per un periodo fu messo da parte da don Radice, non svolgeva più alcuni servizi liturgici, non so perché”.