In occasione della consegna del riconoscimento per l’edizione 2023, Francesco invia un videomessaggio in cui ringrazia per l’iniziativa e incoraggia quanti si impegnano per la costruzione dell’armonia e della pace e riafferma la responsabilità decisiva delle religioni nella convivenza dei popoli che trasformano l’uomo da dentro. Presente all’incontro il cardinale Ayuso, letta una dichiarazione del presidente Usa, Joe Biden
Adriana Masotti – Città del Vaticano
Ad Abu Dhabi, negli Emirati Arabi Uniti, oggi la cerimonia di conferimento del Premio Zayed 2023 per la Fratellanza umana alla Comunità di Sant’Egidio e alla pacificatrice keniota “Mama Shamsa”. Nel corso dell’incontro, che ha visto l’intervento del cardinale Miguel Ángel Ayuso Guixot, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, co-presidente dell’Alto Comitato della Fratellanza Umana e in rappresentanza anche del cardinale Tagle, membro della giuria del Premio Zayed, è stato trasmesso un videomessaggio di Papa Francesco e letta una dichiarazione del presidente degli Stati Uniti, Joe Biden per l’odierna III Giornata Internazionale della Fratellanza Umana.
Il desiderio condiviso e la ricerca della fratellanza
Il videomessaggio del Papa arriva a quattro anni esatti dalla firma del Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune proprio ad Abu Dhabi insieme al Grande Imam Ahmed Al-Tayyeb. Sottolinea la responsabilità delle religioni nella convivenza pacifica tra i popoli e, anche se il percorso è lungo, ribadisce la convinzione che essa è possibile.
Il Papa: siamo in continua ricerca della fratellanza
Francesco saluta con affetto il Grande Imam e ringrazia lo sceicco Mohammed bin Zayed, ideatore del premio, e quanti si impegnano in vari modi in favore della fratellanza. Siamo chiamati, afferma, a promuovere la cultura della pace, il dialogo e la solidarietà, tutti desideriamo “di vivere da fratelli” e “il fatto che spesso questo non si verifichi – e ne abbiamo purtroppo segnali drammatici – dovrebbe stimolare ancor di più la ricerca della fratellanza”. Il Papa prosegue:
È vero che le religioni non hanno la forza politica per imporre la pace, ma, trasformando l’uomo dal di dentro, invitandolo a distaccarsi dal male, esse lo orientano verso un atteggiamento di pace. Le religioni hanno pertanto una responsabilità decisiva nella convivenza tra i popoli: il loro dialogo tesse una trama pacifica, respinge le tentazioni di lacerare il tessuto civile e libera dalla strumentalizzazione delle differenze religiose a fini politici.
L’importanza del dialogo tra le religioni
Papa Francesco sottolinea la necessità che le diverse religioni si conoscano e dialoghino tra loro e crescano nella collaborazione per il bene di tutti. Insieme possono contribuire molto alla fraternità:
Se sapremo dimostrare che è possibile vivere la differenza nella fraternità, potremo a poco a poco liberarci dalla paura e dalla diffidenza nei confronti dell’altro diverso da me. Coltivare la diversità e armonizzare le differenze non è un processo semplice, ma è l’unica via in grado di garantire una pace solida e duratura, è un impegno che richiede di rafforzare la nostra capacità di dialogare con gli altri.
L’incoraggiamento ad impegnarsi per la pace e per i poveri
Ogni incontro tra le religioni, frequente in un mondo in cui tutto è sempre più intrecciato, può essere occasione di contrapposizione, dice il Papa, oppure di incoraggiamento reciproco per “andare avanti come fratelli e sorelle”.
Cari fratelli e care sorelle, siamo consapevoli che il percorso della fratellanza è un cammino lungo e difficile. Ai tanti conflitti, alle ombre di un mondo chiuso, contrapponiamo il segno della fratellanza! Ella ci sollecita ad accogliere l’altro e rispettarne l’identità, ci ispira a operare nella convinzione che è possibile vivere in armonia e in pace. Ringrazio tutti coloro che si uniranno al nostro cammino di fratellanza, e li incoraggio a impegnarsi per la causa della pace e per rispondere ai problemi e ai bisogni concreti degli ultimi, dei poveri, degli indifesi, di coloro che hanno bisogno del nostro aiuto.
Anche il Premio Zayed per la Fratellanza Umana va in questo senso, afferma ancora il Papa e conclude ringraziando i premiati di questa edizione – la comunità Sant’Egidio e la keniota Shamsa Abubakar Fadhil – per il loro lavoro e la loro testimonianza.
Ayuso Guixot: costruiamo insieme la fraternità umana
“Siamo cittadini dell’umanità, siamo credenti appartenenti a diverse tradizioni religiose e anche persone di buona volontà – afferma il cardinale Miguel Ángel Ayuso Guixot -. Seguendo la testimonianza della Comunità di Sant’Egidio, che serve l’umanità ogni giorno, facciamo in modo che tutti noi, come messaggeri di pace e costruttori di cooperazione, costruiamo insieme la solidarietà umana al fine di guarire le ferite dell’umanità”. Ad essere premiata quest’anno è anche Shamsa Abubakar Fadhil e di lei il porporato dice che è “una donna che ha preso sul serio e in prima persona l’appello del Documento sulla fratellanza umana a proteggere la dignità dei giovani”.
Biden: un’occasione per rinnovare il nostro impegno
Nella sua dichiarazione, il presidente Biden si dice “orgoglioso di unirsi alle persone di tutto il mondo nella celebrazione della Giornata Internazionale della Fratellanza Umana”. Scrive: “Con ogni generazione siamo chiamati a combattere le fiamme dell’odio a cui è stato dato troppo ossigeno per troppo tempo. Dobbiamo seminare i semi della fraternità tra tutti i popoli, le religioni e le credenze”. Sottolinea l’importanza della conoscenza reciproca e del dialogo “con persone di ogni estrazione, cultura e fede”. La Giornata di oggi è un’occasione, secondo Biden, “per rinnovare i nostri sforzi per prenderci cura dei bisognosi, per chiedere pace, giustizia e libertà per tutti, ovunque. Ed è un momento “per celebrare il coraggio morale dei leader religiosi e di altri che continuano a collaborare per il bene comune”.
I due vincitori dell’edizione del Premio Zayed 2023
La Comunità di Sant’Egidio, movimento ecclesiale con sede principale a Roma, ha ricevuto il riconoscimento “per il suo contributo ai negoziati di pace e alla risoluzione dei conflitti in diversi luoghi del mondo”. Ma anche per l’impegno a favore di migranti e rifugiati attraverso l’organizzazione dei “corridoi umanitari”, che permettono a persone e famiglie costrette a lasciare le proprie case di giungere in sicurezza nei Paesi europei. Shamsa Abubakar Fadhil – conosciuta come “Mama Shamsa” – è un’attivista e costruttrice di pace in Kenya. Le è stato assegnato il Premio Zayed per aver aiutato i giovani del suo Paese salvandoli “dalla violenza, dal crimine e dall’estremismo” e per le sue campagne condotte in tutti il continente africano “per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla violenza contro le donne”.