Premio Croce: a Vasto 450 studenti giudicano i migliori libri italiani del 2023

Vatican News

Nel Liceo Mattioli della città abruzzese e in collegamento video, l’assemblea delle giurie popolari del premio letterario “Benedetto Croce” di Pescasseroli, che hanno comunicato i loro voti su nove opere di narrativa, letteratura giornalistica e saggistica, selezionate dalla Giuria presieduta da Dacia Maraini. La scrittrice: “La lettura è un piacere nobile, che da’ anche grande conoscenza”. Le premiazioni dei vincitori dal 27 al 29 luglio.

Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano

Un grande “spot” a favore del libro e sul valore della lettura, che ha visto protagonisti più di 450 studenti dei licei e degli istituti professionali dell’Abruzzo, ma anche i tanti che hanno inviato i loro giudizi in video da Molise, Marche, Calabria, Piemonte, Emilia e anche dalla Francia, espressione dei duemila giurati popolari, e due “maestri” come la scrittrice Dacia Maraini, presidente della giuria, e il giurato Costantino Felice, storico dell’economia. E’ stata questo l’assemblea conclusiva delle 46 giurie popolari del Premio nazionale di Cultura “Benedetto Croce” di Pescasseroli, giunto alla 18.ma edizione, che si è tenuta la mattina di venerdì 19 maggio nella sala conferenze del Polo liceale Raffaele Mattioli di Vasto, in provincia di Chieti. I 450 studenti hanno riempito tutti i posti della sala, e i loro giudizi sulle nove opere proposte dalla giuria tecnica all’inizio di marzo hanno colpito lo storico Felice, già docente dell’Università D’Annunzio di Pescara, “per il loro grado di maturità e consapevolezza critica”.

Le terne di libri scelti dalla Giuria per narrativa, giornalismo e saggistica

In questi due mesi le giurie popolari, gli studenti, con la supervisione degli insegnanti, ma anche anziani di tre Università della terza età e centri culturali e detenuti hanno letto e discusso il giudizio sulle terne dei finalisti, individuate dalla giuria tecnica del Premio. Per la saggistica: “Passoscuro”, di Massimo Ammaniti, editore Bompiani; “Paura della scienza”, di Enrico Pedemonte, Treccani; “Perché il fascismo è nato in Italia”, di Marcello Flores e Giovanni Gozzini, Laterza. Per la letteratura giornalistica: Lorenzo Cremonesi, “Guerra Infinita”, Solferino; Anna Rizzo, “I paesi invisibili”, Il Saggiatore e Mirella Serri, “Mussolini ha fatto tanto per le donne!”, Longanesi. Per la narrativa: Titti Marrone, “Se solo il mio cuore fosse pietra”, Feltrinelli; Lorenza Pieri, “Erosione” E/O; Valeria Tron, “L’equilibrio delle lucciole”, Salani.

Il saluto in video di Dacia Maraini che ha aperto l’assemblea

Maraini: leggere nutre l’immaginazione, la nostra forza 

Dopo un’introduzione musicale del gruppo archi del Liceo Musicale del Mattioli, accompagnato al pianoforte da Emanuele Santoro, studente non vedente, la presidente della Giuria Dacia Maraini, collegata in video, ha evidenziato la presenza, per la prima volta, anche di una giuria dall’estero, la comunità di Castellane, in Francia, gemellata con Pescasseroli. La scrittrice ha sottolineato come insieme, in questi mesi, si sia scelto di dare valore alla lettura “come strumento e fonte di conoscenza della società e del mondo nel quale viviamo”, che per lo sviluppo della memoria collettiva, che Bergson chiama giustamente coscienza, è necessaria per affrontare il futuro di un popolo. Lettura che ha dato inoltre l’opportunità di conoscere Benedetto Croce, il cui pensiero “consente di capire e mettere a fuoco il difficile momento che l’Europa e il mondo stanno attraversando”. L’autrice de “La lunga vita di Marianna Ucrìa” ha infine ricordato che nei licei delle giurie popolari si è svolta un’indagine sulla lettura dei ragazzi dai 16 ai 18 anni, sulla base di un questionario elaborato dai docenti, che ha coinvolto 974 studenti. I risultati saranno resi noti a ottobre, insieme al Cepell, il Centro per il Libro e la lettura, ad Urbino, durante il Festival del giornalismo culturale. Ecco cosa ci ha detto Dacia Maraini, raggiunta al telefono a Torino:

Ascolta l’intervista a Dacia Maraini

Che esperienza è, secondo lei, per i giovani lettori quella di giudicare il lavoro degli autori, prima da soli e poi confrontandosi in gruppi? Qual è il valore della proposta delle giurie scolastiche popolari del Premio Croce?

Penso che la lettura stimola l’immaginazione, e l’immaginazione è la nostra anima, è quella che ci permette di capire il mondo e intuire il futuro, di mettersi in contatto con il passato. L’immaginazione è veramente la nostra forza più potente. E la lettura, raccontandoci del passato, di quello che noi non sappiamo, che non abbiamo vissuto, ci dà una grande forza di rapporto col mondo.

Che lettori sono i ragazzi di oggi?

Non c’è una formula, perché i ragazzi sono molto diversi tra di loro. Come si racconta, ci sono gli svogliati, i bulli e ci sono gli studiosi bravissimi. Quindi, non si può dire: “Gli studenti sono così”, ci sono tanti tipi di studenti. Certamente ci sono tanti studenti e docenti preparati, motivati e molti che non lo sono.

Dacia Maraini nel suo intervento all’assemblea delle giurie popolari del “Premio Croce”

Ma come può un libro con i suoi tempi lenti, i tempi della lettura, competere come interesse, per i giovani di oggi, con un video su Instagram o Tic Tok?

È questo che bisogna insegnare, perché non si nasce lettori, ma si impara. Però, chi ha curiosità, immaginazione e intelligenza impara, perché capisce che oltre a essere un dovere, leggere è un piacere. Infatti, gli insegnanti dovrebbero riuscire a far capire ai ragazzi che la lettura è un piacere e che, se si unisce il piacere con la conoscenza, diventa il massimo esempio di espressione umana, nel meglio, e nobile. Se invece la lettura viene vista come un dovere, lì crolla tutto, non si riesce a far leggere le persone. Bisogna innestare questa idea, che è un piacere, che dà anche una grande conoscenza. È un piacere nobile, questo è il punto. Altri sono piaceri semplici, non hanno quella profondità.

Nel suo saluto alle giurie di oggi lei ha detto che un ragazzo o una ragazza che leggono sapranno in futuro ricostruire l’Europa dopo pandemie e guerra. In che modo lo potranno fare?

Appunto, attraverso la conoscenza, perché la lettura vuol dire conoscenza. Ci sono i libri di saggistica, di storia e filosofici che danno una conoscenza interpretativa del mondo. Poi ci sono i libri specifici, che ti danno una conoscenza di una professione. E poi ci sono i romanzi che ti danno la conoscenza dell’animo umano. Quindi c’è poi tutto. Però è molto importante passare attraverso queste conoscenze.

Lei è da cinque anni presidente della giuria del Premio Croce. In questi anni il livello delle terne di libri che avete proposto si è alzato o è sceso?

Il livello non è basso, ma quello che è cambiato nell’editoria è che è diventata molto più rapida. Purtroppo segue il ritmo del consumo, ma secondo me questa è una perdita, perché i libri non si possono consumare, vanno letti. Ha ragione lei: i tempi sono diventati sempre più rapidi, sempre più forzati. Questo nuoce un po’ la lettura, e gli editori pubblicano troppo. Perché 85 mila libri l’anno – e non è una cifra che mi sono inventata io – sono troppi. Per cui è più facile per i giovani scrittori, per esempio, pubblicare, ma poi un libro oggi rimane in libreria una settimana e basta, anche meno, tre giorni, e poi va al macero se non vende o non vende molto. Perché non possono neanche tenerli in libreria, sono troppi. Questo, secondo me, è un difetto, piuttosto grave, dell’editoria. Non ha niente a che vedere con la qualità dei libri: ci sono anche dei libri buoni, ma spesso spariscono perché vengono così rapidamente sostituiti che non si ha il tempo di giudicarli. Per questo i premi sono importanti, perché fermano questa rapidità e danno la possibilità di soffermarsi su alcuni libri. E questa è una cosa buona.

Una studentessa di Popoli (Pescara) legge la motivazione del voto della propria giuria popolare

I giudizi degli studenti: Cremonesi “un nonno che racconta la guerra”

Dopo l’introduzione della Maraini, i saluti istituzionali. L’assessore alla Scuola e all’Istruzione di Vasto, Anna Bosco, ha ricordato che la bellissima biblioteca “Ad Astra” del Polo Liceale Mattioli, realizzata con il contributo degli studenti e inaugurata nel dicembre 2021, è aperta alla città. Poi la parola è andata alle giurie popolari. In presenza nella sala o in video, gli studenti e gli altri giurati, per la letteratura giornalistica, hanno in maggioranza votato per “I paesi invisibili” di Anna Rizzo, colpiti dallo studio sui piccoli borghi italiani, che “non sono solo cartoline domenicali”. Molti voti sono andati anche a “Guerra infinita” di Lorenzo Cremonesi, come quello dell’Istituto di istruzione superiore Majorana di Avezzano. Gli studenti hanno scritto che i capitoli del libro dell’inviato di guerra del Corriere della Sera, sono stati per loro come “tante finestre aperte”, un percorso “anche feroce. Ci siamo spaventati, abbiamo ascoltato lamenti e rabbia, visto distruzione e morte. Abbiamo capito che i conflitti sono una cosa complessa, che è importante studiare, conoscere, leggere libri come questo per capire un po’ meglio”. E hanno ringraziato Cremonesi “per essere stato un po’ il nostro nonno, in genere sono i nonni che raccontano della guerra”. E’ come “se ci avesse messi sulle ginocchia e ci avesse raccontato tante storie, il suo lungo viaggio attraverso le tante guerre rimosse”.

Tre studenti leggono le motivazioni del giudizio della loro giuria popolare

Le tracce di profonda umanità ne “L’equilibrio delle lucciole”

Per la narrativa, l’indicazione delle giurie popolari per la decisione finale della giuria tecnica, che si riunirà il prossimo 23 giugno, è andata a “L’equilibrio delle lucciole” di Valeria Tron. I trentaquattro giovani giurati del Polo liceale Mattioli di Vasto hanno scelto questo romanzo perché colpiti dalle “tracce di profonda umanità” – che “sono presenti nella cura e nel rispetto con cui la protagonista Adelaide intreccia i suoi giorni con quelli dell’anziana Nanà” – e dal legame “di forte e indissolubile umanità” tra Adelaide e il figlio Gioele, come pure “dalla magia di una prosa che sa farsi costantemente poesia, e restituisce una paesaggio narrativo puntellato dalle luci di una lingua antica, il patois”, parlato tra le montagne della val Germanasca, in Piemonte.

La “Paura della scienza” riacutizzata dalla pandemia

Infine la saggistica, dove ha ricevuto più voti “Paura della scienza”, di Enrico Pedemonte, scelto dalla giuria del Liceo classico Ovidio di Sulmona, perché “indagine illuminante sul futuro della scienza, che poggia ormai sul terreno spesso scivoloso dell’intelligenza artificiale, col rischio di riservare l’esclusiva delle ricerche più innovative ai grandi poteri affaristici”. Nella diffidenza, spiegano gli studenti, dei molti ai quali sfuggono “i risultati positivi di un processo tecnologico che è più veloce del tempo necessario per apprenderlo”, e che trovano più facile affidarsi “alle previsioni oracolari dei social, che alimentano i loro dubbi attraverso la comunicazione immediata”, l’autore individua la soluzione per invertire la rotta nel “dare centralità all’Università pubblica, luogo privilegiato della ricerca democratica, l’unica al servizio della collettività”. Perché la sfiducia nella ricerca scientifica, riacutizzata con la pandemia, “è un danno per tutti”.

Simone Di Minni, studente del Liceo Mattioli di Vasto (Chieti), nella biblioteca della sua scuola

Simone, 19 anni e trenta libri letti in dodici mesi

Tra i giovani giurati anche il diciottenne Simone Di Minni, che ha letto il giudizio del Liceo Mattioli di Vasto e che pensa di iscriversi a Matematica dopo la maturità. Si definisce “un lettore forte”, che divora trenta libri all’anno, ma in passato, con meno impegni scolastici, è arrivato anche a 50. Delle ultime letture preferisce “L’isola di Arturo” di Elsa Morante e “Il giardino dei Finzi-Contini” di Giorgio Bassani, e pensa che il Novecento italiano sia “davvero ricco di autori che sono stati in grado di esplorare la prosa in modi completamente diversi dal passato” e che il liceo non dovrebbe fermarsi agli autori dell’Ottocento. Dei contemporanei ha apprezzato “L’amica geniale” di Elena Ferrante, “non solo un bestseller ma anche una grande opera letteraria”. Simone ringrazia il Premio Croce proprio perché “permette di scoprire la narrativa contemporanea italiana”, che secondo lui “è molto promettente”. L’esperienza dei dibattiti in giuria ha reso la lettura “un’esperienza collettiva”. Leggere, per Simone, è sempre un valore aggiunto, perché significa “allargare i propri orizzonti, immergersi in una storia in un modo che il guardare un film o una serie tv non ti permette di fare”.

Ascolta l’intervista a Simone Di Minni (studente Liceo Mattioli)

Matteo: “Se leggi entri in un mondo di fantasia, e i colori li metti tu”

Per Matteo Epifano, diciannovenne, studente del Liceo Scientifico Amedeo di Savoia di Popoli (Pescara), che nel maggio 2024 ospiterà la prossima Assemblea delle giurie popolari, leggere “significa entrare in un mondo di fantasia, dove siamo noi a decidere le regole, le forme, i colori di quel mondo”. “La cosa che più mi appassiona – dice – è proprio entrare e diventare tutt’uno con quello che sto leggendo e assimilare, carpire quelle che sono le immagini che più mi piacciono. Poi avendo una passione per la musica, mi piace trasformare alcune storie, alcuni aspetti dei libri che leggo, in canzoni”. Come sta cercando di fare oggi con “Il Piccolo Principe” di Antoine de Saint-Exupéry. Matteo, che vorrebbe studiare Medicina, legge una decina di libri all’anno, dai gialli, come quelli di Sherlock Holmes, alle poesie di Pavese e di Pasolini, fino ai saggi “motivazionali”, come quello di Anthony Robbins “Come ottenere il meglio da sé e dagli altri”. Un libro, ci spiega, che “da diciannovenne mi può aiutare a capire come affrontare il mondo degli adulti, ad interpretare meglio le esperienze e le vicende nuove che posso incontrare”.

Matteo Tommaso Epifano, studente del Liceo scientifico Amedeo di Savoia di Popoli (Pescara)

Le premiazioni dal 27 al 29 luglio a Pescasseroli

Al termine dell’assemblea conclusiva delle 46 giurie popolari del Premio nazionale di Cultura “Benedetto Croce”, l’organizzatore Pasquale D’Alberto ha ricordato che la premiazione dei vincitori della XVIII edizione si terrà a Pescasseroli il 27, 28 e 29 luglio, e che il Premio alla Memoria, appuntamento tradizionale delle giornate finali, sarà assegnato ad Eugenio Scalfari, scrittore e giornalista fondatore del quotidiano La Repubblica, scomparso nel 2022. Nelle considerazioni finali Costantino Felice, già docente di Storia economica all’Università D’Annunzio di Pescara, ha sottolineato che la forza del Premio Croce è proprio il coinvolgere, nelle giurie popolari “un’intellettualità diffusa, fatta di studenti e docenti, carcerati e società civile e non un’elite che organizza i premi con le case editrici”. Giurie che rivelano “una qualità culturale, una capacità di critica, che secondo me sono di incoraggiamento per le sorti della cultura e della società in generale”. E a Vatican News ricorda che funzione fondamentale della scuola e anche di premi, come il Premio Croce, è proprio “preservare il ruolo del libro, nella sua specificità, come strumento di elaborazione del pensiero, del gusto critico, della riflessione”.

Ascolta l’intervista a Costantino Felice (Giuria Premio Croce)