Pre-Vertice Onu sul cibo. Guterres: siamo fuori strada, non perdiamo tempo

Vatican News

Adriana Masotti – Città del Vaticano

Gettare le basi e le prospettive per un summit globale dell’Onu sui Sistemi Alimentari, già organizzato per settembre, efficace e fruttuoso: questo l’obiettivo dei tre giorni di pre-vertice che si sono aperti questa mattina nella sede romana della Fao, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura. Offrire quindi una panoramica scientifica sui temi trattati, soluzioni prioritarie, tracce d’azione e stimoli di riflessione, con l’avvio di nuovi finanziamenti e collaborazioni partendo da quello che si è fatto fino ad oggi per progredire su tutti i 17 Obiettivi di Sviluppo sostenibile previsti entro il 2030.

Il pre-vertice a Roma 

Ospitato dal governo italiano, la partecipazione in presenza al pre-vertice è integrata da una vasta piattaforma virtuale che permette a tutti gli interessati di seguire l’evento da ogni parte del mondo. E’ stato pensato, infatti, come un vertice “popolare” che conta sul contributo della società civile accanto a leader politici e ministri. Sotto la guida del segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres, il pre-vertice vuol rappresentare un momento di impegno per i governi, le imprese, le associazioni per sostenere la trasformazione dei sistemi alimentari e insieme promuovere una consapevolezza universale condivisa che metta i sistemi alimentari al centro degli sforzi globali. Ciò che si vuole evidenziare è la centralità del settore agricolo per quanto riguarda anche il miglioramento della situazione climatica, della salute e il progresso dei diritti umani. Fondamentale in tutto questo la promozione di un senso di comunità unendo i Paesi e tutte le parti coinvolte nella catena dei sistemi alimentari in tutto il mondo.

L’apertura ufficiale dei lavori

Dopo i primi interventi che si sono tenuti questa mattina e che hanno sottolineato l’urgenza di intervenire con decisione per garantire il cibo a quanti ancora soffrono la fame, alle ore 15.00 la cerimonia ufficiale di apertura dei lavori con gli interventi istituzionali più attesi, introdotti dal saluto del direttore generale della Fao, Qu Dongyu. Nell’ordine si sono tenuti quello del premier italiano Mario Draghi, di Paul Kagame, presidente del Rwanda e dell’Agenzia di sviluppo dell’Unione africana, del segretario generale delle Nazioni Unite Guterres, presente mediante un video, dell’arcivescovo Paul Gallagher, segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati, che ha letto il messaggio di Papa Francesco e di Amina J. Mohammed, vicesegretario generale delle Nazioni Unite e presidente del gruppo per lo Sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite. 

Di fronte a noi un compito storico

“Stiamo vivendo un momento critico, la pandemia ha aggravato le condizioni di vita nel mondo – ha esordito Qu Dongyu -. C’è ora un compito storico davanti a noi: trasformare i nostri sistemi alimentari per accelerare il progresso verso gli Obiettivi di Sviluppo”. La parola d’ordine per il direttore generale della Fao è cambiare, “vogliamo cambiare, vogliamo trovare dei sistemi produttivi più efficienti, più resilienti e più inclusivi per un’economia migliore che non lasci ai margini nessuno. Abbiamo già diversi programmi in atto, abbiamo varie soluzioni per ogni tipo di prodotto alimentare e per ogni Paese, ma bisogna lavorare di più per promuovere la ricerca nel settore e lavorare con un’impostazione multisettoriale, lavorare cioè tutti insieme per arrivare a un bel futuro luminoso per tutta l’umanità”. Qu Dongyu ha sottolineato, infine, l’impegno dei giovani nei diversi Paesi sollecitati a diventare protagonisti del cambiamento e ha indicato come una delle priorità sia arrivare allo “spreco zero” per arrivare alla “fame zero”.

Draghi: lavoriamo per la sicurezza alimentare per tutti

Prendendo la parola il presidente del Consiglio Mario Draghi ha espresso la soddisfazione per l’impegno dell’Italia in questo pre-vertice. Ha ricordato la preoccupazione per le minacce ai sistemi alimentari espressa dal segretario generale dell’Onu quando ha lanciato questo summit, preoccupazioni aumentate a causa della pandemia che ha spinto milioni di persone sulla soglia della povertà e aumentato i prezzi dei cibi. Draghi ha sottolineato che “la malnutrizione è oggi la causa principale della salute e motivo della morte delle persone”. La pandemia, ha affermato, ha aumentato di 130 milioni il numero delle persone prive di un’alimentazione adeguata, portando il totale a oltre 800 milioni di persone nel mondo. Ha citato poi gli sforzi compiuti dall’Italia per la globalizzazione dei vaccini e per la sicurezza alimentare per tutti promuovendo, alla fine dello scorso anno, la ‘Coalizione alimentare’ alla Fao, cui hanno aderito più di 40 Paesi. Questa Coalizione ha spiegato “ha l’obiettivo di raggiungere la ‘Sicurezza alimentare per tutti’, combattendo la povertà estrema e l’insicurezza alimentare generate dalla pandemia”. Ma, ha proseguito, “abbiamo bisogno di maggiori finanziamenti da parte dei governi e delle banche di sviluppo, al fine di ridurre i rischi per gli investitori nel settore agricolo e di migliorare l’accesso al credito, soprattutto da parte dei piccoli agricoltori”. La lotta contro tutte le forme di malnutrizione, ha detto ancora Draghi, “va di pari passo con la salvaguardia dei regimi alimentari tradizionali e della diversità alimentare. Quasi 3 miliardi di persone in tutto il mondo non hanno accesso a regimi alimentari sani, nell’Africa subsahariana e nell’Asia meridionale, non può permettersi un’alimentazione sana quasi il 60 per cento della popolazione”.

Le sfide del settore agricolo in Africa

Il presidente Paul Kagame, intervenendo in collegamento online, ha confermato la centralità per il continente africano dei temi trattati in questo pre-vertice.  In Africa ogni regione deve trovare le sue soluzioni per risolvere i problemi specifici, ha affermato, ma il miglioramento del settore agricolo è anche una sfida globale. Il 70 per cento della popolazione in Africa lavora nell’agricoltura, ma i sistemi di produzione e di commercializzazione sono frammentati e ci sono carenze nei processi. Troppi piccoli agricoltori non hanno ancora accesso alla tecnologia, ci sono coperture assicurative inadeguate, gli agricoltori non hanno reddito sufficiente. Kagame dice che l’Unione africana sta lavorando per arrivare a soluzioni comuni per l’Africa, per questo, “vogliamo adottare politiche alimentari, costituire delle riserve, sostenere le catene alimentari, investire di più nel settore, vogliamo concentrarci sulla ricerca, sostenere gli agricoltori e le donne, investire in sistemi di allerta a livello climatico. Fondamentale – conclude – è l’impegno politico per rendere possibile questo processo di trasformazione”.

Siamo fuori strada, ma possiamo recuperare

Il messaggio di Antonio Guterres arriva tramite un video pre-registrato. La sua è un’amara costatazione: siamo fuori strada rispetto all’Agenda 2030. Ottocento milioni di persone soffrono per la povertà e quindi per mancanza di cibo che porta alle malattie. Ma c’è speranza, riconosce, abbiano risposto con energia all’invito a trovare delle soluzioni, come dimostra il Pre-Vertice in corso. La necessità di riconoscere la centralità del settore rurale, viene ribadita anche nel messaggio di Papa Francesco, letto dall’arcivescovo Paul Gallagher. I piccoli agricoltori con le loro conoscenze e le loro necessità devono essere considerati i soggeti principali. Bisogna rendere più facile l’accesso dei piccoli agricoltori ai mercati e capire che la famiglia è fondamentale per un corretto comportamento alimentare. “Dobbiamo prendere nelle nostre mani la responsabilità di realizzare un mondo dove cibo e acqua arrivino a tutti”, sostiene ancora Papa Francesco nel messaggio e la Chiesa desidera offrire il proprio contributo per raggiungere questo obiettivo.

E’ necessario affrontare insieme le sfide 

Ha concluso la prima sessione Amina J. Mohammed, vicesegretario generale dell’Onu. Nel suo intervento la gratitudine per quanti hanno lavorato per arrivare a questo appuntamento confrontandosi con gli agricoltori, le popolazioni indigene, la società civile. “E’ importante – dice – dare voce oggi all’ambizione che nutriamo di fare passi avanti nella lotta alla fame e nella volontà di prendere decisioni nuove, coraggiose, in grado di trasformare la realtà. E’ importante, ha sottolineato ancora, sentirci tutti insieme di fronte alle tante sfide e utilizzare bene il tempo che ancora ci separa dal 2030. “Sono piena di speranza – ha concluso Amina J. Mohammed – e spero che in questo pre-vertice diamo corpo a tutto ciò a cui aspiriamo”. Nella seconda parte del pomeriggio, spazio riservato ai delegati della Repubblica Democratica del Congo, dell’Honduras, della Germania, del Bangladesh e di altre nazioni ancora che hanno preso la parola per descrivere ciascuno gli sforsi in atto nel proprio Paese, le esperienze avviate e i problemi esistenti. Da loro e dagli interventi che seguiranno in questi giorni dovrebbero uscire quei suggerimenti e quelle idee concrete che tutti si augurano perchè il pre-vertice sia davvero propositivo e in grado di avviare processi nuovi.

Le ragioni della convocazione del vertice

Annunciato per la prima volta il 16 ottobre 2019 da Antonio Guterres, il vertice delle Nazioni Unite sui Sistemi Alimentari, che comprende il pre-vertice inaugurato oggi, è stato ideato a seguito dei colloqui con la leadership congiunta di tre agenzie delle Nazioni Unite con sede a Roma, la Fao, Ifad (Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo) e il Wfp (Programma alimentare mondiale) in occasione del Forum Politico di Alto Livello tenutosi nel luglio 2019. Due anni dopo, lo scorso 12 luglio, il segretario generale dell’Onu aveva rilasciato una dichiarazione in cui denunciava il grave ritardo nella realizzazione degli Obiettivi di Sviluppo sostenibile. La fame è in aumento da diversi anni, denunciava il segretario generale delle Nazioni Unite, osservando poi quanto il Covid 19 aveva peggiorato la situazione. Guterres sottolineava poi la connessione tra i problemi: “Il cambiamento climatico è sia un motore che una conseguenza della fame. La nostra guerra con la natura include un sistema alimentare che genera un terzo di tutte le emissioni di gas serra. Lo stesso sistema alimentare è anche responsabile fino all’80% della perdita di biodiversità. E la fame alimenta i conflitti. In breve, affrontare la fame e la malnutrizione non può essere fatto in isolamento da altre sfide globali”. Urgente dunque avviare cambiamenti profondi. Da qui la convocazione del vertice preceduto dai lavori di Roma.