Pranzo di Natale “stellato” nelle carceri italiane, giorno di festa per 4000 detenuti

Vatican News

Per la decima edizione de’ “L’altra cucina, per un Pranzo d’Amore” di Prison Fellowship Italia, con il Rinnovamento nello Spirito Santo e il Ministero della Giustizia, coinvolti più di quaranta grandi chef, 1200 volontari e decine di artisti e volti noti dello sport e del giornalismo. Marcella Reni: “Così si conosce anche fuori la difficile realtà del carcere”

Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano

In centocinquanta, nei lunghi corridoi della sezione femminile del carcere romano di Rebibbia, trasformati per un giorno in sale di ristorante, cantano, ballano e ridono con i Jalisse, Antonio Mezzancella e Paolo Mengoli, dopo aver nutrito corpo e anima con i piatti stellati dello chef Fulvio Pierangelini. E’ davvero un giorno di festa, per molte detenute di Rebibbia, e un po’ anche per le altre duecento che la lasagnetta alla marinara del cuoco che ha fatto la storia col “Gambero rosso”, la gustano nelle loro celle. E così è per altri quattromila reclusi di 29 istituti di pena italiani, che hanno aderito alla decima edizione de “L’ altra cucina, per un Pranzo d’Amore” di Prison Fellowship Italia, con la collaborazione del Rinnovamento nello Spirito Santo e del Ministero della Giustizia.

Lo chef Pierangelini: le detenute sorridono cucinando con noi

A Rebibbia lo chef Fulvio Pierangelini, direttore creativo dei ristoranti dei Rocco Forte Hotels, propone vitello in salsa tonnata, olio, capperi e ravanelli come antipasto, poi la lasagnetta alla marinara, una spigola grigliata in salsa di agrumi e finocchi caramellati, guancia di vitello al vino rosso con purè di patate, e dolce a sorpresa. “Piatti che avrebbero dignità di stare in un grande ristorante, perché abbiamo fatto una cucina senza compromessi – ci dice lo chef – Ho dovuto immaginare delle cose che fossero possibili con questi numeri, con queste distanze, con queste attrezzature, ma senza compromessi e con tutto l’affetto possibile”. E racconta di aver sentito sofferenza, appena entrato in carcere. “Però quando siamo arrivati in questo luogo di assoluta gioia che è la cucina, tutto è tornato nella regola. E le vedete, le ragazze sorridono mentre lavorano con noi e noi siamo felici”. Delle giovani e meno giovani detenute che accompagnano i cuochi professionisti della sua brigata Pierangelini dice che “una volta uscite dal carcere, questo dovrebbe essere il loro lavoro. Credo che dovrebbero essere aiutate a imparare a lavorare. Adesso qui fanno da mangiare e chissà, potrei anche immaginare di trovare qualcosa per insegnare loro, perché potrebbe essere sia un momento del loro futuro ma anche un modello di dignità, per fare delle cose fatte bene. E comunque è bello stare qui con loro!”.

Lo chef Pietrangelini (a sinistra) alla fine del pranzo, mentre parla con alcune detenute

Reni: non è solo l’impegno di un giorno

Lo stesso entusiasmo c’è negli altri quaranta chef impegnati, in questo 20 dicembre, nelle cucine delle altre 28 case circondariali di tutta la Penisola che hanno aderito all’iniziativa. Ce lo conferma Marcella Reni, presidente di Prison Fellowship Italia, e sorride ricordando le difficoltà a convincerli, dieci anni fa, agli albori di questa particolare e bella proposta. “Oggi in molte carceri abbiamo due chef, perché non abbiamo voluto dire no a nessuno. E ci dicono che le loro brigate cambiano mentalità. Uno di loro mi ha scritto: ‘Sono orgoglioso dei miei ragazzi perché ci vogliono stare’”. E questo vale anche per gli artisti e i volti noti del mondo dello sport e del giornalismo. Anche i rapporti all’interno degli istituti diventano gioiosi, ci dice Reni, “e questo crea una cascata di bene, perché il bene fa bene e per noi è anche un modo per far conoscere all’esterno la realtà del carcere. Perché il carcere tende ad essere non visto, non si vuole vedere”. I volontari che servono ai tavoli non sono solo vip, ma anche giovani e adulti di Prison Fellowship Italia, e con loro “Facciamo a turno perché non possono entrare tutti”. La cosa bella “è che poi, una volta che si coinvolgono, durante tutto l’anno, abbiamo la possibilità di creare progetti e di creare opportunità per chi è dentro, perché possa essere davvero recuperato anche con progetti di lavoro, con la formazione che facciamo all’interno delle carceri”.

Ascolta l’intervista a Marcella Reni (Prison Fellowship)

Le detenute si tengono per mano durante lo spettacolo

Contaldo (RnS): I cuori di chi è qui vengono toccati dall’amore

Accanto a lei il nuovo presidente di Rinnovamento nello Spirito Santo, Giuseppe Contaldo, che da presidente regionale della Campania, ha vissuto i primi nove “Pranzi d’Amore” nelle carceri della sua regione. “Oggi vorremmo dire ad ogni detenuto, come Gesù diceva ‘ero carcerato e mi avete visitato’, qui Cristo si fa prossimo verso ciascuno di noi”. E aggiunge che “il nostro venire dentro le carceri non è altro che dire: ‘fatti coraggio, perché per te c’è una speranza, per te c’è pace. Non perdere la speranza che è Cristo, l’unica vera speranza’”. Delle precedenti esperienze al servizio di un Natale di gioia per i detenuti, Contaldo porta con sè “un’esperienza straordinaria: che l’amore di Dio tocca questi cuori e questi cuori, quando vengono toccati dall’amore, sono rigenerati”.

Ascolta l’intervista a Giuseppe Contaldo

Il gruppo di cuochi e volontari del servizio ai tavoli, con vip e detenute. Grazia Schiavo è al centro, in ginocchio, con il cappello da Babbo Natale

L’attrice Schiavo: doniamo ascolto ma ci arricchiamo prima noi

A servire ai tavoli le detenute di Rebibbia, con Nunzia De Girolamo, Alda D’Eusanio, Ilaria Grillini e Stefano Masciarelli, anche l’attrice Grazia Schiavo, che il 19 dicembre ha anche moderato la conferenza stampa di presentazione dell’iniziativa. Per lei è la seconda esperienza, ed è “un modo di non sentirci diversi da nessuno, di non chiuderci in noi stessi, ma di aprirci a quello che ci sembra diverso. Qui incontri le mamme, le giovani, persone che hanno fatto degli errori, ma gli errori si scontano. Però esistono i diritti della persona che sono inviolabili. E noi possiamo offrire un ascolto, una vicinanza, e credo che sia un arricchimento per noi in primo luogo”. Niente vale di più, ci confida, “del vedere i loro occhi che brillano! Adesso ho parlato con una signora che esce a febbraio, piena di gioia, e mi diceva che ha incontrato ancora di più Dio in questi quattro anni in carcere rispetto a fuori. Ed è bello sapere che queste persone, in qualche modo, possono uscire rinnovate”.

Ascolta l’intervista all’attrice Grazia Schiavo

Un gruppo di volontari di Prison Fellowship Italia, per l’iniziativa “Un Pranzo d’Amore”