Portogallo, diffuso il report sugli abusi sessuali nella Chiesa

Vatican News

Sono 512 le testimonianze convalidate dalla Commissione indipendente costituitasi un anno fa per documentare una piaga che ha proporzioni molto estese: dal 1991 da oggi almeno 4800 sarebbero le vittime. I casi a cui si riferisce lo studio sono avvenuti tra il 1950 e il 2022. Il coordinatore psichiatra: finita una “lunga notte di silenzio”

Antonella Palermo – Città del Vaticano

Pubblicato il rapporto finale della Commissione indipendente (CI) per lo studio degli abusi sessuali sui minori nella Chiesa cattolica in Portogallo che ha convalidato 512 testimonianze, su un totale di 564 ricevute, relative a casi avvenuti tra il 1950 e il 2022. Il 3 marzo, a Fatima, è prevista un’assemblea plenaria straordinaria dei vescovi portoghesi per esaminare il documento. A prendere parte alla presentazione, oggi, c’era il gesuita padre Hans Zollner, membro della Pontificia Commissione per la Tutela dei minori. 

Un fenomeso esteso

Il coordinatore della Commissione, Pedro Strecht, neuropsichiatra infantile, ha dichiarato che queste testimonianze, raccolte tra gennaio e ottobre dello scorso anno, indicano una rete di vittime “molto più estesa” che comprenderebbe oltre 4800 vittime. “Non è possibile quantificare il numero totale di reati”, ha detto lo specialista, dato che alcune vittime sono state abusate più volte. L’età media attuale delle vittime è di 52 anni, e il 20,2% ha meno di 40 anni. Le testimonianze provengono da residenti in Portogallo e da emigrati, con una preponderanza di vittime di sesso maschile (52%). Registrati casi in tutti i distretti, in particolare in quelli di Lisbona, Porto, Braga, Santarém e Leiria.

Abusi continuati su minori

Strecht ha parlato di “vere e proprie zone nere”, con particolare impatto sui decenni dal 1960 al 1990: quasi il 25% delle testimonianze riguarda casi avvenuti dal 1991 a oggi. Circa metà delle persone ha confidato la propria condizione per la prima volta, in alcuni casi dopo aver atteso anche dieci anni, proprio nel contatto avuto con la Commissione. I casi segnalati si sono verificati soprattutto in “seminari, collegi e istituzioni di accoglienza, confessionali, sacrestie e case dei sacerdoti”, compresi, più recentemente, campi e attività all’aperto. Il numero totale degli abusatori non è stato reso noto, ma la Commissione ha rivelato che non si tratta di un numero elevato e che il 96% sono maschi e il 77% erano preti al momento degli atti. Dominante l’abuso “continuato” (nel 27% dei casi è durato più di un anno l’abuso), a partire, in media, da un’età della vittima di 11 anni. Le vittime – il 25,8% si ritiene cattolico praticante – raccontano di essersi allontanate dalla Chiesa come istituzione e dalla pratica religiosa, aspettandosi delle “scuse”. Sette i casi accertati di suicidio tra le vittime.

La fine di “una lunga notte di silenzio”

Nel corso della conferenza stampa è stata data lettura di alcune testimonianze delle vittime, a volte svalutate dai loro stessi parenti o da altri responsabili. Nel ringraziare tutti coloro che “hanno osato dare voce al silenzio”, Strecht ha dichiarato che la Conferenza episcopale portoghese “ha sempre sostenuto” questo lavoro. Il rapporto in otto punti è considerato come la fine di una “lunga notte di silenzio” da parte delle vittime. “Forse sarà difficile che d’ora in poi tutto sia uguale”, ha aggiunto il medico. L’organismo, creato dalla CEP, è stato presentato al pubblico un anno fa, nel gennaio 2022, e ha incentrato il suo lavoro sulla raccolta di testimonianze e sull’analisi degli archivi storici delle istituzioni cattoliche. L’organismo comprende inoltre lo psichiatra Daniel Sampaio, l’ex ministro della Giustizia Álvaro Laborinho Lúcio, la sociologa e ricercatrice Ana Nunes de Almeida, l’assistente sociale e terapista familiare Filipa Tavares e la regista Catarina Vasconcelos.

Richiesta giustizia “rapida ed efficace”

I presunti abusatori ancora in vita saranno identificati e l’elenco sarà inviato alla Chiesa cattolica e alla giustizia entro la fine di febbraio. Si richiede una giustizia “rapida ed efficace”, e si sottolinea che il trattamento degli abusatori richiede una “psicoterapia intensiva” poiché “un accompagnamento spirituale non è sufficiente”. Giunta alla fine del suo incarico, la Commissione, attraverso le parole del suo coordinatore, precisa che “il dolore della verità fa male, ma solo la verità ci rende liberi”. Una delle vittime ha invocato la necessità di una risposta “transnazionale” da parte della Chiesa cattolica per affrontare questi abusi.