Pubblichiamo il testo integrale dell’omelia di monsignor Raymond Poisson, vescovo di St-Jérôme-Mont-Laurier, della Messa di domenica 1 ottobre celebrata alla Fraterna Domus di Sacrofano dove si tiene il raduno spirituale al quale stanno partecipando i membri, i delegati fraterni e gli inviati speciali del Sinodo dei vescovi
Omelia di monsignor Raymond Poisson, vescovo di St-Jérôme-Mont-Laurier (Canada)
Avete mai visto un bambino imparare a camminare da solo davanti a un tavolo o a una sedia? Per imparare a camminare, un bambino ha bisogno di qualcuno, una persona che egli ama e che ama lui. Questa persona si mette al suo livello, a braccia aperte, ripetendo: “Vieni, vieni, non aver paura; andrà tutto bene!”. E, per la prima volta nella sua vita, in piedi da solo, il bambino si lancia verso questa persona. Cadrà, di sicuro; ma senza conseguenze, perché sa che cadrà tra le braccia di questa persona che ama e che lo ama. Divertito, incoraggiato e senza alcuna paura, il bambino ricomincerà, fino a quando riuscirà a farcela. A quel punto non sarete più in grado di fermarlo.
Questa pedagogia è anche quella di Dio, Colui che ci ha creato e che ci ha resi suoi figli adottivi. Con le braccia tese, ben visibili in quelle di Gesù sulla croce, Dio ci dice: “Venite, venite, non abbiate paura! Venite avanti!”. In questa avventura della vita, ogni volta che cadiamo, Dio è lì per afferrarci tra le sue braccia piene di misericordia. E poiché Dio è amore, se c’è un sincero pentimento, nessuna colpa può resistere alla sua tenerezza. La strada della vita e della salvezza rimane sempre aperta. Non importa “la prima risposta del figlio che rifiuta di andare a lavorare nella vigna del padre” (Mt 21,28-29). Si tratta di credere nella sua Parola e di cambiare la propria scelta di vita: da quel momento si inizia a lavorare nella vigna.
Dio desidera che questo atteggiamento e questa pedagogia della misericordia che viene da Lui siano presenti e operanti tra tutti noi. San Paolo apostolo scrive ai Filippesi: “Se c’è pertanto qualche consolazione in Cristo, se c’è conforto derivante dalla carità, se c’è qualche comunanza di spirito, se ci sono sentimenti di amore e di compassione, rendete piena la mia gioia con l’unione dei vostri spiriti, con la stessa carità, con i medesimi sentimenti” (Fil 2,1-2). Condivisa tra noi, la misericordia di Dio fa nascere l’unità e trasforma il mondo introducendovi i semi del Regno di Dio. Questo è possibile nella Chiesa, perché è così che impariamo a camminare gli uni con gli altri, a tutte le età, grazie alle sorelle e ai fratelli che ci aprono le braccia a prescindere dalle cadute.
È difficile per il mondo comprendere colui che dice a se stesso: “Non è retto il modo di agire del Signore” (Ezechiele 18,25). Il mondo ha bisogno di vedere una Chiesa che fiorisce sforzandosi di essere fedele all’unità. È questo, dunque, un esercizio che deve essere messo in pratica ogni giorno. Il Sinodo che stiamo intraprendendo è come una scuola in cui impariamo ad ascoltarci l’un l’altro, uno spazio in cui la Chiesa ascolta le parole di San Paolo: “Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù”! (Fil 2,5) Una Chiesa con le braccia aperte come quelle del suo Signore sulla croce, testimone dell’amore di Dio per il mondo.