Fausta Speranza – Città del Vaticano
E’ senza uguali la celebrazione della Veglia Pasquale in Terra Santa: quando il Patriarca di Gerusalemme dei Latini parla di “Sepolcro vuoto che ci introduce al mistero più grande della nostra fede”, i luoghi di Gesù sono lì dove i fedeli possono andare. Ma se non è possibile per tutti gli altri cristiani del mondo essere lì fisicamente, è sempre lì al Sepolcro di Cristo che nella Notte Santa si vivono in comunione spirituale i vari momenti della Veglia: la liturgia della luce, la liturgia della Parola, la liturgia battesimale e la liturgia eucaristica. Durante questa celebrazione la Chiesa annuncia la lieta novella della Risurrezione e – sottolinea monsignor Pizzaballa – quest’anno meditiamo il racconto della Risurrezione presentatoci dall’evangelista Luca per il quale è “tipico parlare di donne che seguono Gesù durante il suo ministero”.
L’amore delle donne
Furono le donne che “rimasero fedeli al loro Maestro fino alla fine”, ricorda Pizzaballa affermando: “Luca è molto chiaro sul coraggio di queste donne”. Il patriarca spiega: “Ne fa i primi testimoni qualificati dell’evento della Risurrezione. Erano loro, infatti, ad essere state fisicamente presenti non solo durante la passione e la crocifissione, ma fino al momento stesso della sepoltura, così da poter esaminare nel dettaglio il modo in cui Gesù era stato frettolosamente sepolto. E poi erano tornate alle loro case – mette in luce – non solo per piangere il loro amato Maestro, ma anche per preparare gli unguenti per l’imbalsamazione dopo la fine del sabato. E parla di “un gesto di cura e di attenzione, di amore, che la morte non ha potuto fermare”.
E quelle stesse donne, nel primo giorno della settimana, scoprono la violazione della Tomba. Luca insiste sull’atteggiamento tipico di queste donne, che erano confuse e turbate alla vista del Sepolcro aperto, e ancor più atterrite alla vista dei due uomini che annunciavano loro l’evento della Resurrezione. Nonostante la paura, queste donne coraggiose tornano a riferire agli undici e agli altri discepoli ciò che avevano appena vissuto. Ma non sono state credute.
L’incredulità degli uomini
Pizzaballa riprende il Vangelo: “Per gli uomini ‘quelle parole parvero a loro come un vaneggiamento e non credevano ad esse’ (Lc 24,11), al punto che Pietro va personalmente a verificare il fatto con l’autorità che gli compete”. Luca – dice il Patriarca dei Latini – menziona queste donne per nome: Maria Maddalena, Giovanna, Maria madre di Giacomo. Insiste sul fatto che è stato a loro, come persone concrete, con un nome e una missione, che è stata annunciata per la prima volta la gioiosa notizia della Risurrezione.
Il coraggio delle donne che supera l’incredulità
“Senza il coraggio di queste donne, senza quel loro gratuito amore che le ha rese capaci di vedere e credere all’umanamente impossibile, – ribadisce Pizzaballa – i discepoli sarebbe rimasti sbarrati dietro alle loro paure”. Solo le donne, infatti, si sono avventurate “il primo giorno della settimana, al mattino presto”, ricorda Luca e il Patriarca Pizzaballa aggiunge: “Sono loro che hanno messo in moto il dinamismo dell’annuncio della Risurrezione, portando gli apostoli fuori dal cenacolo e da lì in seguito in tutto il mondo”.
La tentazione della chiusura
Pizzaballa ammette: “L’idea della Chiesa raccolta nel cenacolo è allettante”. Ricorda che il Cenacolo è certamente un simbolo di comunione di fede. Lì il Signore ha istituito l’Eucaristia e il ministero sacerdotale. Fu lì che ci diede il comandamento di amarci e servirci gli uni gli altri. Fu lì che apparve agli apostoli e a Tommaso per rafforzare la loro fede. E fu lì che Maria, gli apostoli e i discepoli attendevano con spirito di preghiera la venuta dello Spirito nella Pentecoste. “Ma il cenacolo – avverte il Patriarca – è anche il luogo da cui la Chiesa deve uscire per cercare Cristo risorto”. L’obiettivo è chiaro: “Per avventurarsi e cercare di comprendere il significato nascosto dei segni della presenza di Cristo nel mondo”. Questi segni sono eloquenti ma misteriosi. Sono i segni di una pietra rotolata via dall’ingresso del Sepolcro, i segni di un Sepolcro vuoto e apparentemente violato, i segni di un messaggio enigmatico, ma gioioso, come dice il Vangelo: “Perché cercate il vivente tra i morti?” (Lc 24, 5).
La verità da non dimenticare
Anche noi – mette in luce ancora il Patriarca – forse, siamo tentati di cercare Gesù ‘tra i morti’. E spiega: “Siamo tentati di gridare al Maestro e supplicarlo di porre fine alla cultura della morte e della distruzione, all’odio, alle guerre, ai conflitti etnici, allo sradicamento di intere civiltà e alla condizione di milioni di immigrati sfollati”. Il punto è che “di fronte a questa realtà la gioia della Pasqua sembra essere lontana. Eppure, Cristo è il Dio vivente! È una realtà che possiamo toccare, non un generico fondamento etico di valori politicamente corretti.” “Dal giorno di Pasqua, il Risorto è presente e operante nel mondo – ricorda con forza Pizzaballa – e laddove la fede viva ed ecclesiale dei discepoli lo accoglie, un mondo nuovo davvero incomincia, pur tra le contraddizioni del presente”.
Significativa l’immagine che Pizzaballa offre dicendo: “Davvero noi siamo ‘rabdomanti di vita e di speranza’: gente che cerca, sapendo che sotterraneamente ma realmente, scorre nel cuore del mondo un fiume di acqua viva”. Non si può dimenticare che “dobbiamo ancora una volta imparare a cercarlo, come le donne del Vangelo, come Pietro e Giovanni”. Pietro corse alla tomba con un atteggiamento di confusione e incredulità per quanto le donne avevano raccontato. Proprio come gli uomini intorno a lui, non dava importanza alla testimonianza delle donne. “Ma – sottolinea Pizzaballa tornò indietro cambiato”. Doveva riconoscere che Gesù non era più “tra i morti”, cioè tra quanti non attendono più le sorprese di Dio.
Cristo, speranza di chi lo cerca anche tra i segni di morte
“Cristo – sottolinea – è la speranza di coloro che non restano chiusi nella propria sicurezza, ma si avventurano per trovarlo in questo mondo travagliato”. Con una certezza: “Questa è la strada che la Chiesa è chiamata a percorrere. Questa è la strada che siamo chiamati a fare insieme come comunità di fede. Dunque, l’invito: “Lasciamoci stupire dalle sorprese che Dio ha in serbo per noi”. Questa è la vera gioia della Pasqua. “Anche in mezzo alla sofferenza e all’odio, anche in tanti eventi che non possiamo controllare, anche di fronte ai segni di morte che ci circondano, – dice Pizzaballa il Dio del Signore Gesù Cristo è vivo. Non lascerà che la morte prevalga”.
L’augurio per la Pasqua: la Chiesa sia annunciatrice di gioia
“Che la nostra Chiesa, dove è stata annunciata per la prima volta la gioiosa notizia della Pasqua, – dice monsignor Pizzaballa – possa essere faro di speranza per il popolo di Dio lungo la via del Vangelo. Camminiamo per primi insieme, come le donne la mattina della domenica di Pasqua, e per primi corriamo a dare la buona notizia della speranza nella Risurrezione, insieme, per la stessa strada, annunziando al mondo la ragione della nostra speranza in Colui che è veramente risorto!