Alla vigilia dalla canonizzazione della prima Santa argentina, presentato alla Filmoteca Vaticana il volume in spagnolo “Mama Antula, la fede di una donna senza limiti”, scritto da Nunzia Locatelli e Cintia Daniela Suárez. L’appuntamento moderato da Alessandro Gisotti, vicedirettore editoriale dei media vaticani
Sebastián Sansón Ferrari – Città del Vaticano
Abbandonare ogni forma di individualismo, praticare gli Esercizi Spirituali come strumento di incontro con Dio e con i fratelli, non guardare dall’altra parte ma chinarsi per aiutare chi è ferito, non arrendersi al primo “no” e andare avanti. Queste alcune delle qualità che incarna María Antonia de San José de Paz y Figueroa, più conosciuta come Mama Antula, che continuano a ispirare milioni di persone. A meno di 48 ore dalla sua canonizzazione, domenica 11 febbraio, presieduta dal Papa, le virtù della “prima santa argentina” sono state messe in risalto nel corso della presentazione dell’edizione spagnola del libro Mama Antula, la fe de una mujer sin límites (Mama Antula, la fede di una donna senza limiti), a firma di Nunzia Locatelli e Cintia Suárez.
L’appuntamento – moderato dal vicedirettore dei media vaticani, Alessandro Gisotti – si è svolto ieri pomeriggio, 9 febbraio, presso la Filmoteca Vaticana, in una sala gremita di pellegrini argentini e anche giornalisti e rappresentanti della Chiesa, molti dei quali sono stati ricevuti in udienza la mattina Papa Francesco. Primo a prendere la parola, il governatore della provincia di Santiago del Estero, Gerardo Zamora, che ha raccolto alcune note distintive della Santa e ha ricordato le parole del Papa nel suo discorso, evidenziando la spiritualità ignaziana di Mama Antula e riconoscendo che impartiva esercizi spirituali clandestini, perché all’epoca proibiti.
Tra resistenze e sconfitte terrene
Zamora ha condiviso la sua emozione per l’udienza con Francesco: un incontro molto bello, ha detto. Poi ha sottolineato che ognuno ha la grande responsabilità di generare solidarietà e pace: “Per fede, credo che possiamo raggiungerlo. Questo è ciò che possiamo fare per il futuro”.
Da parte sua, riflettendo su quella che il Papa ha definito una “donna dello Spirito”, Gisotti ha sottolineato che la testimonianza di Mama Antula “ci aiuta a uscire da noi stessi per essere Chiesa in uscita”. Ha quindi passato la parola alla giornalista Cintia Suárez, originaria di Santiago del Estero, la quale ha voluto invece ricordare l’accoglienza ostile che Mama Antula ha ricevuto, non solo per la resistenza della gerarchia ecclesiastica del suo tempo, ma anche per le “sconfitte terrene” che ha dovuto affrontare. Nelle sue lettere, ad esempio, racconta che un puma ha tentato di aggredirla per strada, si è rotta una costola ed è stata guarita pregando il Sacro Cuore di Gesù. “È andata da sola, ma è stata una guida per gli altri che hanno abbandonato tutto per seguirla, trasmettendo il messaggio di Gesù”, ha affermato.
Riguardo al messaggio di Santa María Antonia per le donne di oggi nella missione evangelizzatrice, Suárez ha affermato che “lei stessa è già una testimonianza di vita”. “In generale è la donna a farsi carico. Mamma Antula non aveva figli biologici, ma la chiamavano tutti ‘mamma’, la vedevano come una madre in tutti i sensi, per la sua gentilezza, per il prendersi cura dei figli che soffrono”. Quel suo “prendersi carico” implicava anche rispondere alle sfide che la società del suo tempo cercava di nascondere sotto il tappeto.
Pioniera nella difesa dei diritti umani
“Mama Antula ha salvato le prostitute, le ha portate a casa e ha mostrato loro che un altro modo di vivere è possibile. La pazienza è buona, ma la perseveranza è meglio”, ha fatto eco Nunzia Locatelli. La Santa è una “pioniera nella difesa dei diritti umani, con la sua capacità di prendersi cura, di andare avanti, insegna molto cosa sono i diritti umani… E quando univa le persone non faceva differenze di classe sociale”. Quindi cosa ha da dire la sua figura a 225 anni dalla morte? “È molto attuale, molto interessante, una donna d’azione che non incrocia le braccia”, ha evidenziato la scrittrice. “Era una donna molto pragmatica, sapeva organizzarsi e questa capacità deriva dalla sua formazione”.
Sintesi tra fede e vita
Intervenendo, il vescovo della diocesi di Santiago del Estero, monsignor Vicente Bokalic, ha ammesso che quando è arrivato nella sua circoscrizione ecclesiastica non ha sentito molto parlare di Mama Antula, anche se molte persone la conoscevano. Quando però fu approvato il primo miracolo per la beatificazione, il 27 agosto 2016, “quella è stata un’esplosione, una manifestazione del fatto che tutti, ma non solo nella Chiesa, ma anche in diverse istituzioni, cominciavano a conoscere questa donna”, ha detto. Per il presule è importante “continuare a conoscerla, con tutta la società”, ed è importante comprendere ciò che ha permesso alla santa di fare tutto quello che ha fatto: la fede in Dio. “L’ha imparata dai gesuiti, al cui fianco è stato per 22 anni. Erano grandi insegnanti. La spiritualità ha segnato la sua vita”.
Pellegrino e missionario
A concludere l’evento, le parole del vescovo della diocesi di Añatuya, nella provincia di Santiago del Estero, monsignor José Luis Corral, il quale ha lodato la disponibilità di Mama Antula a compiere la missione che Dio le ha affidato nonostante le avversità: “Non l’hanno fermata, ha saputo trasformarle in opportunità”. “Papa Francesco ama dire che non possiamo essere cristiani ‘da salotto’ o da ‘sagrestia’. Mama Antula è stata una donna inquieta, che si è mobilitata e ha mobilitato gli altri, perché ha costruito un percorso inclusivo, facendo reti, alleanze. È stata una contemplativa nell’azione e attiva nella contemplazione”, ha aggiunto il vescovo, sottolineando anche come l’opera di Mama Antula si leghi al processo sinodale che la Chiesa sta vivendo “per essere più aperti all’ascolto dello Spirito e al dialogo”.
La serata nella Filmoteca si è conclusa con la proiezione del video dell’inno ufficiale per la canonizzazione, preparato dagli artisti Leo Dan e Manuel Wirzt, intitolato “I sentieri della fede”.