Roberta Barbi – Città del Vaticano
“Chiediamo che si faccia uno studio e che si cerchi una soluzione a questa crisi, perché temiamo che possa peggiorare e possa scatenare un grave conflitto sociale”, dice il vicario apostolico di Puerto Maldonado, monsignor David Martínez de Aguirre, intervistato da Vatican News. La crisi sociale in corso è precisamente alla frontiera di Iñapari, una città della regione peruviana di Madre de Dios e Assisi, nello stato brasiliano di Acre, per la presenza di un folto gruppo di migranti, per lo più haitiani, ma provenienti anche dal Burkina Faso, Pakistan, Bangladesh, India, che vogliono lasciare il Brasile e attraversare il Perù, per partire attraverso Tumbes, e continuare poi attraverso l’Ecuador per proseguire la loro rotta verso Panama o verso diverse altre destinazioni, ma che non possono farlo a causa della chiusura delle frontiere dovuta all’emergenza sanitaria del coronavirus.
Migranti bloccati dalle misure antipandemia
“Si tratta di una rotta migratoria ormai comune da diversi anni, che sporadicamente genera crisi di questo tipo – ha proseguito ai nostri microfoni monsignor Martínez de Aguirre -, sappiamo che ci sono già circa 380 persone e ci stanno riferendo che altre persone stanno arrivando dall’interno del Brasile. Come Chiesa stiamo facendo un appello alle autorità peruviane, specialmente al ministero degli Esteri, affinché prendano in considerazione questa situazione speciale”. “Quello che chiediamo è che si faccia uno studio e che si cerchi una soluzione a questa crisi, perché temiamo che possa peggiorare e che possa scatenare un grave conflitto sociale – ha continuato il presule -. Crediamo che ci siano soluzioni o che si possano studiare alternative. Le paure che hanno qui in Perù è che questi migranti possano portare nel Paese la variante brasiliana del Covid, una mutazione che si è già verificata a Manaus e che sta mettendo sotto scacco la zona di Loreto”.
Un’emergenza da risolvere con diplomazia e umanità
Attraverso un comunicato, firmato da monsignor David Martínez de Aguirre, il vicariato apostolico di Puerto Maldonado ha sollecitato le autorità regionali e nazionali a dare una soluzione immediata alla situazione dei migranti bloccati al confine tra Perù e Brasile, sottolineando l’urgenza di agire a causa dell’ “esistenza della mafia, che approfittando dello stato di vulnerabilità di queste persone, le intercettano sulle strade e le aiutano a passare la frontiera attraverso luoghi illegali. Quello che stiamo facendo è incoraggiare lo Stato a stabilire tavoli di dialogo, per cercare soluzioni”. “Ciò che è necessario è un lavoro di diplomazia, un lavoro di dialogo, tra i diversi Paesi: Brasile, Perù ed Ecuador per vedere quale sarà il percorso per questa popolazione, come saranno aiutati”, ha aggiunto il vescovo vicario di Puerto Maldonado, che non manca di sottolineare come in questo tipo di circostanze difficili l’essere umano si lasci trasportare “dai più vili pregiudizi della nostra natura”.
Vedere nell’altro non uno straniero, ma un fratello
“È un peccato che a volte si smetta di vedere nel fratello una persona, come ci ricorda il Papa nell’enciclica ‘Fratelli tutti’, analizzando la parabola del Buon Samaritano – osserva monsignor David Martínez de Aguirre -. Smettiamo di vedere l’altro come una persona, lo disumanizziamo e cominciamo a vederlo come un migrante, come uno straniero, come una potenziale minaccia. Dobbiamo liberarci, invece, da tutti questi pregiudizi che ci impediscono di vedere l’altro come uno di famiglia, la grande famiglia umana che siamo”. Infine, il presule ricorda una bella immagine che è spiccata in mezzo a questa crisi umanitaria, capace di far emergere in noi la misericordia: quella di un bambino che ha saltato le barriere ed è andato a stringere la mano a tutti i poliziotti, toccando la polizia della parte peruviana che presidiava la frontiera. “Spero che l’immagine di questo bambino che stringe la mano ai poliziotti faccia emergere in tutti noi ciò che c’è di più umano, ciò che c’è di più divino nei nostri cuori, e che mossi dalla profondità della misericordia che Dio stesso ha seminato nelle nostre vite, faremo qualcosa per i nostri fratelli e sorelle”, ha concluso.