Peña Parra: la Chiesa semini il bene, speriamo in frutti di pace in Europa e nel mondo

Vatican News

Il sostituto della Segreteria di Stato, in visita alla struttura della Comunità Agp23 di Fabriano, concede una intervista al portale In Terris sui temi della pace, discriminazioni, migranti e libertà religiosa. Sulla missione del cardinale Zuppi: “È andato in Ucraina a gettare il seme della pace. Con questo stesso sentimento andrà a Mosca a lottare per la pace”

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“Il compito della Chiesa è seminare la pace”. Questo è l’obiettivo della missione del cardinale Matteo Zuppi volato nelle scorse settimane in Ucraina proprio per “seminare il seme del bene e della pace”, ed è per lo stesso motivo che andrà a Mosca a “lottare per la pace”. È quanto afferma monsignor Edgar Peña Parra, sostituto per gli affari generali della Segreteria di Stato, in un’intervista rilasciata a Interris.it, quotidiano on-line diretto da don Aldo Bonaiuto. Il colloquio è avvenuto a conclusione della visita dell’arcivescovo nella “Casa tra le nuvole di Papa Francesco”, struttura gestita dalla Comunità Giovanni XXIII per dare riparo tutte le vittime di tratta. La casa-rifugio si trova nelle Marche, dove Peña Parra sabato 24 giugno ha presieduto la Messa per la riapertura della cattedrale di Fabriano, dopo i lavori di restauro del sisma.

In visita nella casa-rifugio per le vittime di tratta

“In questa comunità si può sperimentare che l’amore di Dio è presente. Continuate a servire e amare il Signore nel volto di queste persone che hanno bisogno della misericordia”, sono le parole che il sostituto ha scritto di proprio pugno nel libro degli ospiti della Casa che da circa vent’anni accoglie donne in fuga dalle violenze e dallo sfruttamento sessuale. A colloquio con Interris, il presule ha poi risposto a domande sull’attualità della Chiesa e del mondo, in particolare sui temi di pace, discriminazioni, migranti e libertà religiosa. 

La missione del cardinale Zuppi

In particolare il sostituto si è soffermato sulla missione che il Papa ha affidato al presidente della CEI e arcivescovo di Bologna, il cardinale Matteo Maria Zuppi, per “allentare le tensioni” della guerra in Ucraina. Il 5 e 6 giugno scorso il porporato è stato a Kyiv, si prevede poi una tappa a Mosca. “Il cardinale Zuppi è andato in Ucraina a seminare il seme del bene e della pace”, commenta Peña Parra al quotidiano on line. “Con questo stesso sentimento andrà a Mosca a lottare per la pace. La Chiesa fa questo, ma i risultati non dipendono tutti da noi. Ma così fa il seminatore, lascia il seme e prega Dio affinché cresca e porti frutto. Speriamo di poter avere presto dei frutti di pace in Europa e nel mondo”.

L’arcivescovo definisce poi “variato” lo stato di salute della Chiesa nel mondo. “In Europa troviamo una Chiesa viva”, dice, dove però si delinea sempre più la diminuzione delle vocazioni, “anche a causa dell’inverno demografico, come ha affermato Papa Francesco di recente”. Cita poi la Chiesa in Timor Est, definendola “viva e bella”, ricordando anche come nella Chiesa “una, unica” si sia tutti fratelli e “non ci siano stranieri”.

La questione migratoria

Il presule, affrontando la questione migrazioni e quella delle centinaia di persone che muoiono nel Mar Mediterraneo, ribadisce gli appelli del Papa circa l’ingiustizia di abbandonare le persone che cercano una nuova vita, e chiede poi di pregare e di lottare perché le tragedie non avvengano più. “Dobbiamo andare nei Paesi di origine e portare loro un po’ di benessere”, spiega, poiché “queste popolazioni fuggono in cerca di una vita migliore per poi, in molti casi, trovare la morte”. L’invito è quindi rivolto a governi e a donne e uomini di buona volontà a “migliorare la vita di queste persone nei loro Paesi”, ma se migrano “dobbiamo accoglierli”.

Libertà religiosa e discriminazioni

In ultimo, sull’importante tema della libertà religiosa e delle discriminazioni delle minoranze, monsignor Peña Parra – alla luce anche della sua esperienza, fino al 2015, come nunzio apostolico in Pakistan – indica come per i cristiani “un modo per poter creare rispetto” sia attraverso la misericordia, evitando “di fare proselitismo e di trasmettere un’idea della Chiesa diversa da quella di Cristo”. È così, conclude il sostituto, che “la gente potrà percepire che siamo in quel Paese per fare del bene, per accompagnarli e proteggerli. Così ci sarà più convivenza tra le comunità”.