Peña Parra: il diritto è luogo di dialogo col mondo

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L’Osservatore Romano

Nel corso dei secoli il diritto canonico ha mantenuto una particolare caratteristica: «un duplice vincolo con la legge e le esigenze pastorali». Infatti, «le dimensioni giuridica e pastorale sono indissolubilmente legate nella Chiesa pellegrina sulla terra, e devono essere osservate nel rispetto di entrambe». Lo ha sottolineato stamane l’arcivescovo Edgar Peña Parra, sostituto della Segreteria di Stato, in occasione dell’apertura dell’anno giudiziario del tribunale ecclesiastico di Valencia, in Spagna. L’attività giuridico-canonica, ha spiegato il presule, è «per sua natura, pastorale e spetta all’autorità e all’operatore del diritto rendere concreta e possibile questa peculiarità».

L’arcivescovo ha fatto notare che il diritto canonico è «uno strumento per realizzare la missione della Chiesa e assolve questo compito assicurando il raggiungimento della giustizia nei casi concreti all’interno della comunità cristiana». Anche oggi rimane in pieno vigore questa caratteristica del diritto della Chiesa: «saper coniugare l’esigenza legale del rispetto della legge vigente con l’esigenza pastorale di risolvere le situazioni individuali concrete dal punto di vista della giustizia». È un ruolo che interpella «l’autorità in generale, l’operatore del diritto ecclesiastico e il giudice, perché solo con queste mediazioni è possibile raggiungere la giusta sintesi che rende concreta la giustizia nei singoli casi».

Il presule ha, quindi, fatto riferimento al canone 1608 del Codice di diritto canonico, che chiede al giudice di emettere la sentenza solo sulla base della «certezza morale di ciò che deve decidere con essa», cioè «sulla base di ciò che ritiene giusto in coscienza». Questo criterio dimostra che la sentenza «non è strettamente legata alla lettera della norma, ma è legata alla sua coerenza intrinseca con la giustizia oggettiva e, in definitiva, con la verità del caso particolare».

La specifica attenzione alla giustizia e alla verità del caso concreto risponde «al primato della persona umana». Il sostituto ha ricordato le parole di Papa Francesco nel suo ultimo discorso alla Rota romana, quando ha affermato che «sono deleterie le risposte standard ai problemi concreti delle singole persone». La flessibilità del diritto canonico non rappresenta, infatti, «una debolezza del sistema giudiziario, purché sia applicata in modo ragionevole e sotto la guida di criteri di verità».

La dimensione pastorale, nella «prospettiva della salus animarum, prevale nella Chiesa — come esigenza di giustizia e verità nel singolo caso — su qualsiasi lettura positivista delle norme, rendendo il diritto canonico compatibile con i principi di comunione e sinodalità, e come strumento della sua missione nel mondo».

Monsignor Peña Parra ha fatto riferimento anche ad alcuni interventi legislativi del Papa che evidenziano l’efficacia di questo sistema giuridico: tra questi, il motu proprio Mitis Iudex Dominus Iesus, la costituzione apostolica Episcopalis communio e la recente costituzione apostolica Praedicate Evangelium. Il sostituto ha poi messo in evidenza che il sistema giuridico canonico, per ragioni storiche, è stato «in grado di adattarsi agli strumenti giuridici degli Stati costituzionali». Il diritto diventa così «un luogo di dialogo con il mondo, in una prospettiva di arricchimento reciproco, rimanendo sempre aperto a una possibile opportunità di annuncio».

Da un punto di vista accademico e umano, la sfera giuridica, «in quanto appartenente sia alla Chiesa che alla società secolare, è un luogo in cui si possono scambiare posizioni dottrinali e contenuti di carattere tecnico, così come la ricchezza culturale degli interlocutori, compresa la dimensione religiosa». Ogni fedele, del resto, è allo stesso tempo «cittadino di un determinato Stato e anche membro della Chiesa». Pertanto, egli è inserito in due ordinamenti giuridici che, «pur essendo diversi, si incontrano nella persona umana di questo particolare membro/cittadino, determinandone la vita». Questa «sana collaborazione» apre orizzonti «sempre nuovi per un dialogo molto più ampio, per l’arricchimento reciproco dei sistemi giuridici e per l’opportunità di evangelizzare».