Adriana Masotti – Città del Vaticano
Un tema, quello della croce di Cristo, centrale nella fede cristiana e di grande attualità sulla spinta anche delle domande che vengono dal mondo, ma anche oggetto di dibattito tra cristiani a volte divisi tra fedeltà alla propria identità e desiderio di apertura al dialogo con tutti, anche con chi non crede o è diffidente di fronte all’annuncio del Vangelo. Quattro le linee direttive previste dal programma del Congresso promosso dai Passionisti che vedrà l’intervento di un centinaio di studiosi da ogni parte del mondo: la Croce e la sfida delle culture; la Croce e il dialogo ecumenico e la promozione di un umanesimo integrale; la Croce e i nuovi scenari dell’evangelizzazione; il carisma di san Paolo della Croce oggi e in futuro. Obiettivo dell’iniziativa, si legge nel comunicato di presentazione, è la ricerca di linguaggi e modalità attuali “per annunciare e testimoniare, in questo ‘mondo plurale’, la Sapienza della Croce e approfondire il linguaggio del sacrificio di Cristo come la più credibile e concreta prova dell’amore di Dio per l’umanità”. Non solo, l’iniziativa intende “promuovere la solidarietà con tutti ‘i crocifissi’ del nostro tempo” ma anche “contribuire a dare un senso all’esperienza del dolore e del male” tanto diffusa nell’umanità.
Francesco: la tentazione di sognare un Dio trionfante
Nella recente visita a Budapest e in Slovacchia, Papa Francesco in più occasioni ne ha fatto il cuore del suo messaggio. “Il testimone che ha la croce nel cuore e non soltanto al collo non vede nessuno come nemico, ma tutti come fratelli e sorelle per cui Gesù ha dato la vita”, ha affermato nell’omelia alla Divina Liturgia celebrata a Prešov. E ha continuato: “Il testimone della croce “persegue una sola strategia, quella del Maestro: l’amore umile”. E ancora “Non accettare che Dio ci salvi lasciando che si scateni su di sé il male del mondo. Non accettare, se non a parole, il Dio debole e crocifisso, e sognare un dio forte e trionfante. È una grande tentazione”. Nel messaggio inviato oggi al Congresso, Francesco si rivolge ai teologi. “L’immensa potenza salvifica che si sprigiona dalla debolezza della Croce – scrive – indica alla teologia l’importanza di uno stile che sappia unire l’altezza del pensiero all’umilta del cuore”.
Il cardinale Parolin alla presentazione dell’iniziativa
Taccone: la Croce punto fermo in un mondo che cambia
Direttore del Congressso teologico internazionale “La Sapienza della Croce in un mondo plurale” è il padre passionista Fernando Taccone che, ai microfoni di Vatican News, parla dell’evento e delle attese riguardo all’ampio confronto dei prossimi giorni tra teologi e studiosi di tutto il mondo:
Padre Taccone, il tema della Croce è di grande attualità, Papa Francesco ne ha parlato in più occasioni di recente in Slovacchia, ha detto che nella Croce risiede l’identità del cristiano, ma un’identità tutta orientata al servizio, all’amore…
E’ vero, in questo 34° Viaggio apostolico di Papa Francesco il tema della Croce ha avuto una risonanza grande non soltanto dal punto di vista teologico e quindi, direi, dal punto di vista cristiano, ma anche dal punto di vista culturale, e questo ha dato un fondamento gradissimo a tutto quello che ha detto nelle nazioni in cui ha parlato, perché il Papa ha rimesso la croce al centro proprio della realtà del mondo, come a dire: le cose del mondo girano, le cose del mondo cambiano, le cose del mondo possono essere plurali al massimo, in tutti i sensi, come abbiamo detto nel titolo del nostro congresso, però c’è qualcosa che rimane, che è stabile e giustamente l’apostolo Pietro nella sua Lettera ha scritto che c’è un solo nome sotto il cielo nel quale ci può essere la salvezza. Ora, tutta questa pluralità del mondo invoca una salvezza, invoca qualcosa che assicuri quella dignità umana che ciascuno di noi sente di avere e vuole conservare. Ci possono essere poi coloro che non credono a questa cosa, ma non importa, basta che guardino in faccia ad una realtà molto umana: la sofferenza, il limite, la morte. Di fronte a queste verità umane, noi abbiamo tantissime teorie a livello filosofico e a livello psicologico, ma ciò che risulta davvero risolutivo di fronte a questi problemi è soltanto una immagine, quella di una croce e di una croce gloriosa.
Al Congresso avrete tanti interventi di esperti da tutto il mondo e affronterete diversi temi. Ma qual è l’obiettivo centrale, la domanda più importante a cui volete trovare una risposta?
Noi abbiamo convocato 103 relatori a diverso titolo per il Congresso. Abbiamo chiesto loro di parlare proprio di questa entità teologica, la Croce, e non ci sono soltanto dei cattolici, ci sono anche dei musulmani, quindi persone possiamo dire di un’altra sponda, ma vogliamo che tutti si interroghino, a livello di ricerca, e tocchino questo grande tema. Mi torna alla mente quello che Natalia Ginzburg ha detto qualche anno fa: la Croce non è soltanto un segno religioso, ma è proprio un segno di cultura, di civiltà, perché è stata sorgente di una nuova civiltà, e allora noi abbiamo voluto mettere tutti questi studiosi davanti all’enigma della Croce di Cristo come a dire: tu nella tua intelligenza, nella profondità della tua ricerca scientifica, quale posto dai a questa tragedia? Deve esserci una parola che deve sicuramente venir fuori dalla Croce… E allora non sono le parole che parlano ma è essa stessa, perchè segna la vita di ogni uomo, che deve essere invocata come qualcosa che, guardandola, ci salva. Cristo stesso ci ha introdotto proprio in questo linguaggio quando disse chiaramente: ‘quando sarò elevato da terra – e quindi quando sarò messo in croce – attirerò tutti a me’.
Un tema del vostro Congresso sarà anche “Il carisma di san Paolo della Croce oggi e in futuro”. Quali nuovi scenari di evangelizzazione per voi?
Anche su questo ci interroghiamo celebrando questo congresso nei 300 anni della nostra fondazione. E’ la domanda più profonda e personale. Il nostro fondatore si immedesimava non soltanto con la Passione di Cristo, ma anche con quella di tutti gli uomini che gli stavano davanti, perché c’erano delle persone che soffrivano e la passione di Cristo e la passione degli uomini per lui erano la stessa realtà, lo stesso mistero di salvezza. Ora, questo carisma del nostro fondatore è stata la forza di tutta la Congregazione che è praticamente cresciuta in tutto il mondo e la finalità, la missione nella Chiesa e per la società è sempre la stessa che noi vogliamo raccogliere in questa espressione: missione al popolo. Questo chiede a noi di vivere più profondamente lo spirito della Passione di Cristo e poi, una volta che l’abbiamo meditata, noi possiamo e dobbiamo parlare di essa agli altri.
Inaugurate due mostre
Parte integrante del Congresso sono due mostre inaugurate il 4 settembre scorso: Gloria Passionis, una collettiva di arte sacra contemporanea sulla Passione di Gesù Cristo a cura di Giuseppe Bacci e una mostra fotografica, a cura di Stefano Guidani e della Fondazione Rava, sull’attività di padre Richard Frechette, passionista, sacerdote e medico, da 35 anni in prima linea a servizio dei più poveri nella martoriata Haiti.