Pasolini e la Chiesa, una nuova interpretazione di un rapporto complesso

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Nella chiesa Collegiata di San Michele Arcangelo di Contigliano, in provincia di Rieti, si è tenuto il convegno “Pasolini Passione e Passioni” dedicato alla relazione tra l’istituzione cattolica e lo scrittore-regista

Rosario Tronnolone – Città del Vaticano

Il Comune di Contigliano, con il patrocinio del Lions Club Rieti Host e delle Provincia di Rieti, ha proposto nel pomeriggio del 28 aprile il convegno “Pasolini Passione e Passioni”, nel quale monsignor Dario Edoardo Viganò, critico cinematografico e teorico della comunicazione, è intervenuto sul tema, “Il Vangelo secondo Matteo: un film cattolico?” Ma qual è la ragione del punto interrogativo che chiude il titolo? Monsignor Viganò lo spiega con la riscoperta del progetto di un film a cavallo tra le due famose pellicole di Pasolini dedicate al tema della Passione di Cristo, l’episodio La ricotta tratto da Ro.Go.Pa.G. , (1963) e Il Vangelo secondo Matteo (1964). Si trattava di un progetto, ideologicamente polemico con la Chiesa, che in quel momento Pasolini aveva già ideato e al quale stava lavorando, dal titolo Le cronache di S. Matteo (lo stesso titolo del film immaginario che Orson Welles gira ne La ricotta). Nel giro di pochi mesi, abbandonata quell’impostazione, girò invece Il Vangelo secondo Matteo, che gli procurò il Premio cattolico OCIC alla Mostra di Venezia.

Come è possibile che nel giro di pochi mesi il regista condannato con La ricotta per vilipendio alla religione di Stato, abbia ottenuto il Premio cattolico più prestigioso? In genere, ha spiegato monsignor Viganò, si è tentato di dar risposta a questo interrogativo inseguendo una pretesa coerenza tra La ricotta e Il Vangelo secondo Matteo, o forzando un’interpretazione cristianamente ispirata del primo, o volendo leggere un sostrato eversivo nel secondo. Ma questa forzatura, in un senso o nell’altro, non convince appieno.

Più interessante, ha suggerito monsignor Viganò, può essere una prospettiva ermeneutica storica che non esclude l’incoerenza, ma la spiega considerando il bisogno che in quegli anni Pier Paolo Pasolini e il mondo cattolico avevano l’uno dell’altro. Da una parte c’era un autore spesso sotto processo a causa della sua poetica considerata scandalosa, e che aveva vissuto in modo traumatico la condanna per vilipendio alla religione di Stato, dall’altra c’erano le istituzioni cattoliche impegnate nell’apostolato cinematografico che avevano visto arretrare le loro posizioni rispetto ai decenni precedenti, e che erano alla ricerca di un autore capace di portar loro nuova linfa, nuova ispirazione e nuova credibilità culturale. Un approfondimento di questa interpretazione, ha concluso monsignor Viganò, è offerto dal recente volume di Tomaso Subini, edito da UTET, intitolato Le cronache di S. Matteo: il film amato e accantonato di Pier Paolo Pasolini.