Partita Fratelli tutti, un pari che rende felici

Vatican News

Luca Collodi – Formello (Roma) 

Finisce in parità 7 a 7 la partita di calcio “fraterna” tra la Squadra del Papa “Fratelli Tutti” e la rappresentativa croata del “World Rom Organization”, disputata domenica pomeriggio presso il Centro sportivo della Lazio a Formello (Roma) per dare un calcio all’esclusione, al razzismo e alla povertà. Un pari raggiunto nel secondo tempo per la “Fratelli tutti”, squadra in cui hanno giocato guardie svizzere, sacerdoti, dipendenti vaticani con figli, oltre a un giovane atleta della “Special Olympics” e due migranti ospiti della comunità di Sant’Egidio. La Squadra del Papa ha disputato un primo tempo sottotono, chiudendo la prima parte della gara sotto per 5 a 1 e subendo la supremazia tecnica e di gioco della compagine croata, calata fisicamente nel secondo tempo permettendo alla “Fratelli Tutti” di raggiungere il pari. Il capitano della Lazio, Ciro Immobile, ha arbitrato la partita con due tempi di mezz’ora. 

Giocando “con” e mai “contro”

“Si è giocato con le regole della ‘Fratelli Tutti’ – commenta a fine gara il presidente di Athletica Vaticana, Giampaolo Mattei, tra i collaboratori dell’iniziativa -.  Si è giocato “con” e non “contro”, non calcolando chi faceva più reti, nè chi li faceva più belli, ma guardando ad una partita in amicizia. Credo che non ci sia stato nemmeno un fallo, un’azione scorretta durante tutto l’incontro. Ed anche gli stessi rigori fischiati da Immobile, nelle vesti di arbitro, erano molto blandi. Quindi si può fare sport senza andare contro qualcun altro”. 

Un pareggio che esalta l’etica del calcio e dello sport…

Ricordo ancora le regole della “Fratelli Tutti” che sabato il Papa ha sottolineato nell’udienza alle squadre: la gratuità, l’amatorialità, l’inclusione, tutti valori che il calcio dovrebbe avere. A volte, forse, non ce l’ha, soprattutto negli ultimi tempi, ma credo che queste partite così umili, così fraterne, possono essere anche un piccolo modello, un piccolo esempio. Capisco che questa non era una partita amichevole ma fraterna. Sono segni importanti anche per i bambini che crescono nel mondo del calcio, perchè possono vedere che si può giocare anche in altra maniera, senza spinte, senza parolacce, stando insieme anche da mondi diversi come rom, migranti, ragazzi con sindrome di down. E’ stata per me una grandissima esperienza e ringrazio Papa Francesco che l’ha consentita. 

Ventidue uomini in campo, ognuno con una storia diversa, persone che ce l’hanno fatta nella vita, offrendo anche un ottimo spettacolo di calcio…

La tua analisi direi che è perfetta. La rappresentativa dei Rom croati era molto più forte della Fratelli Tutti, questo va detto. C’erano tante storie che si sono incrociate in abbracci, in passaggi in campo. Veramente il calcio, che spesso viene usato come metafora, qui è stato vita. Come il regista della squadra del Papa che è un ragazzo che arriva dal Camerun attraverso la Grecia e attraverso Lesbo, dove il Papa sta per andare. E’ stato in campo un regista davvero particolare ed ha portato la maglietta della Fratelli Tutti non solo con onore, ma senza essere un ospite essendo lui uno di casa. 

La partita ha offerto anche un’altra testimonianza, quella della passione…

Assolutamente sì. Bisogna dire grazie alla Lazio che ha concesso tutto questo e che ha organizzato, dal punto di vista tecnico e logistico, la possibilità di giocare una partita di questo tipo, con passione e valori. Ho nel cuore l’immagine di Filippo, il ragazzo con la sindrome di down sceso in campo e autore di una doppietta. Ha corso con tutta l’esultanza, mutuata da giocatori di serie A, sotto gli spalti per dedicare le reti probabilmente alla mamma o alla fidanzata che erano in tribuna. Credo che più passione della corsa di Filippo, dopo i due gol, non ci possa essere altro.

Ascolta l’intervista a Giampaolo Mattei