Chiesa Cattolica – Italiana

Partire dalla Bibbia per un cammino di amicizia tra ebrei e cristiani

Al via la seconda edizione degli incontri di formazione e approfondimento organizzati dall’Ufficio per l’Ecumenismo ed il Dialogo Interreligioso del Vicariato di Roma, in collaborazione con la Comunità Ebraica capitolina. Tema conduttore degli appuntamenti che si concluderanno il prossimo 27 maggio “Comprendere il tempo alla luce della bibbia ebraica”

Marina Tomarro – Città del Vaticano

“Il Creato tra caos ed armonia” è questo il tema che ha aperto il secondo incontro di “Comprendere il tempo alla luce della Bibbia ebraica” che si è svolto ieri pomeriggio a Roma, al Centro ebraico italiano Il Pitigliani. Gli appuntamenti, iniziati lo scorso novembre, e promossi dall’Ufficio per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso del Vicariato di Roma, in collaborazione con la Comunità Ebraica di Roma, termineranno il prossimo 27 maggio.

Quell’armonia che nasce dalle differenze

“Assieme ai rabbini della Comunità romana, abbiamo voluto realizzare una seconda edizione di questi appuntamenti di riflessione da ebrei e da cristiani sulla Bibbia ebraica – spiega il vescovo Ambrogio Spreafico, presidente della Commissione per l’ecumenismo e il dialogo della Conferenza episcopale del Lazio – Per una scelta di un dialogo in cui siamo proprio noi cristiani a voler capire di più il senso che la Scrittura ha per noi e poi per capire meglio la loro tradizione interpretativa di quei testi che leggiamo. Per questo incontro abbiamo scelto di parlare di Creato tra caos e armonia, cioè come Dio cerca di mettere uniformità nel Creato anche attraverso le differenze, e questo lo troviamo soprattutto nel primo racconto della Bibbia, quello della Creazione, dove il caos diventa improvvisamente armonia, e questo concetto c’è anche nelle due Encicliche di Papa Francesco,  la Laudato si’ e la Fratelli tutti, che sono complementari tra loro, e questa è un’intuizione davvero molto bella”.

Ascolta l’intervista al vescovo Ambrogio Spreafico

https://media.vaticannews.va/media/audio/s1/2023/12/12/10/137535246_F137535246.mp3

La luce nella festa dell’Hanukkah

All’inizio dell’incontro il rabbino Ariel Di Porto ha acceso la sesta candela della Hanukkiah in occasione della celebrazione della festa di Hanukkah, che ricorre proprio in questi giorni. “Questa – racconta – è una ricorrenza che dura otto giorni, avviene nel periodo invernale, ed è una festa della luce. E’ una storia che risale nel 164 a.C. e commemora la riconsacrazione e la purificazione del Tempio di Gerusalemme dopo la vittoria degli Ebrei guidati da Giuda Maccabeo contro i Seleucidi. All’interno di questo contesto avvenne un miracolo, perché venne ritrovata un’ampollina d’olio, che avrebbe dovuto durare solamente un giorno, per alimentare la Menorah, il candelabro a sette braccia che si trovava nel santuario, e invece prodigiosamente quest’olio durò per otto giorni. E proprio in ricordo di questo fatto, per otto sere accendiamo i lumi. Più in generale ci piace pensare che la luce può sconfiggere le tenebre e in questo momento credo che sia un messaggio molto importante, perché possiamo presto tornare tutti quanti a vivere in una piena luce”. Questi incontri ebraico cristiani diventano molto importanti anche per una continuazione di dialogo interreligioso. “Tra noi – sottolinea il rav Di Porto – si è creato un clima di collaborazione molto bello, abbiamo visto che sia l’anno scorso che per questa edizione gli incontri richiamano molte persone e tanti sono anche coloro che li seguono on line, speriamo quindi di coinvolgere sempre più gente a partecipare”.

Ascolta l’intervista al rav Ariel Di Porto

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Camminare insieme partendo dalla Scrittura

Una seconda edizione, questa in corso, che vuole continuare ad approfondire la conoscenza dell’Antico Testamento, per capire il messaggio universale che unisce le due religioni: quella cristiana e quella ebraica “Questi incontri sono molto importanti – spiega monsignor Marco Gnavi, responsabile dell’Ufficio per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso e i nuovi culti – perché ci aiutano a scoprirci vicini anche quando le tensioni del mondo ci vorrebbero lontani. Nonostante la realtà spesso complessa e difficile, c’è una verità di fondo in queste relazioni che crescono nell’ascolto reciproco. Io sono davvero grato a tutti coloro che ci danno una mano in questo cammino, vediamo l’interesse che cresce, proprio perché è bello questo confrontarci e dobbiamo ritrovare insieme i fondamenti biblici e spirituali della nostra missione nel tempo. Siamo diversi – conclude – ma proprio la nostra differenza deve diventare l’occasione di non fuggire la storia ma affrontarla a partire da una lettura autentica della Scrittura che ci spinge ad essere migliori”.

Ascolta l’intervista a monsignor Marco Gnavi

https://media.vaticannews.va/media/audio/s1/2023/12/12/10/137535243_F137535243.mp3

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