Il Segretario di Stato parla con i giornalisti a margine della presentazione del libro di padre Spadaro a La Civiltà Cattolica. “Stiamo cercando di dare fondo a tutta la nostra creatività” per riattivare i negoziati di pace, dice. Mentre sul tema dell’immigrazione, afferma che “bisognerebbe passare a una politica di accoglienza”. Sull’accordo con la Cina: “Entrambe le parti vogliono continuare”.
Valerio Palombaro – Città del Vaticano
“Stiamo cercando di dare fondo a tutta la nostra creatività” per riattivare i negoziati di pace in Ucraina e “il primo passo dovrebbe essere un cessate il fuoco”. È quanto ribadito dal segretario di Stato Vaticano, cardinale Pietro Parolin, parlando ai giornalisti alla sede di Civiltà Cattolica a margine della presentazione del libro “L’Atlante di Francesco. Vaticano e politica internazionale”.
Dare fondo alla creatività
La Santa Sede – ricorda Parolin – “ha una visione diversa rispetto ai singoli Stati”, perché ha “una visione universalistica” e un approccio diverso nel ricercare la pace. Papa Francesco vuole andare sia a Mosca che a Kyiv, “in quanto ritiene che un servizio alla pace può essere fatto solo se riuscirà ad incontrare i due presidenti”, Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky, aggiunge il Segretario di Stato. E proprio riflettendo sui dieci anni di pontificato di Francesco che si celebrano oggi, definiti come “molto intensi”, fa notare che “hanno dato alla Chiesa la possibilità di essere ascoltata nel mondo”.
Accoglienza
Sul tema dell’immigrazione, oggetto anche dell’incontro bilaterale tra Parolin e la premier italiana Giorgia Meloni a margine della presentazione del libro, secondo il cardinale bisognerebbe “tradurre” nelle politiche degli Stati le indicazioni del Pontefice. “È stato messo in rilievo – afferma – come le politiche molte volte sono di contenimento, di restringimento”, mentre “bisognerebbe passare a una politica più aperta, di accoglienza”.
Il dialogo con la Cina
Il segretario di Stato, rispondendo ad un’altra domanda, ricorda poi l’importanza dell’accordo raggiunto durante questo pontificato tra la Santa Sede e Cina. Parolin indica la presenza di “un atteggiamento di speranza” e un dialogo che “entrambe le parti vogliono continuare”. “Chiediamo solo che i cattolici possano essere cattolici con un legame con la chiesa universale”, sintetizza. Commentando poi la visita in programma fine aprile a Pechino del vescovo di Hong Kong, monsignor Stephen Chow, la prima dopo molti anni, Parolin la definisce “la realizzazione di quella dimensione tipica della chiesa di Hong Kong che dovrebbe essere una chiesa ponte tra Cina continentale e chiesa universale” e dunque “un gesto positivo” di cui “sono molto contento”. Secondo il cardinale, inoltre, un viaggio di Papa Francesco in Mongolia è “probabile, anche se non è stata ancora presa una decisione definitiva”.
Il cammino sinodale in Germania
Infine sul voto dei vescovi tedeschi, alla fine del processo sinodale, per approvare le benedizioni alle coppie omosessuali. Sulla questione si è già espressa in maniera chiara la Santa Sede, sottolinea Parolin, facendo notare che si “continuerà il dialogo all’interno del cammino sinodale della chiesa universale”. Una chiesa locale, conclude, “non può prendere una decisione del genere che coinvolge la disciplina della chiesa universale”.