Il segretario di Stato interviene nuovamente sull’iniziativa in Ucraina, annunciata dal Papa di ritorno da Budapest, a margine di una mostra alla Lateranense su don Milani. E proprio sulla figura del priore di Barbiana, dice: “Spesso nella Chiesa delle persone in un primo momento non sono state capite e valorizzate, poi hanno recuperato un ruolo esemplare. Vicende dolorose ma è bello che poi si riconoscano i segni dello Spirito”
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“Sì, ci sono novità ma naturalmente a livello riservato. La cosa credo comunque che sia stata spiegata e credo che si andrà avanti”. Il cardinale Pietro Parolin risponde nuovamente alle domande dei cronisti sulla “missione” della Santa Sede per favorire la pace in Ucraina, che Papa Francesco aveva annunciato durante l’intervista in aereo sul volo di ritorno da Budapest. Missione di cui i governi di Mosca e Kyiv, tramite dei funzionari, avevano affermato nei giorni scorsi di non essere a conoscenza, né di aver avuto comunicazioni specifiche in merito.
La missione di pace
Già una settimana fa, alla presentazione di un libro all’università Lumsa, il Segretario di Stato vaticano aveva espresso il suo punto di vista sulla vicenda, dicendosi “sorpreso” della reazione di Russia e Ucraina dal momento che “a mia conoscenza, erano e sono a conoscenza” entrambe le parti. “Sapete com’è, in mezzo ai meandri della burocrazia può darsi che le comunicazioni non arrivino dove devono arrivare”, aveva aggiunto. Oggi 10 maggio, a margine della inaugurazione della mostra fotografica dedicata a don Lorenzo Milani, ad un secolo dalla nascita, il porporato ha spiegato che non si era comunque trattato di “smentite” e che sulla missione ci sono state novità nei giorni a seguire, ma “a livello riservato”.
Il ricordo di don Milani
Interpellato invece sulla figura di don Milani, criticato e osteggiato in vita e pure dopo la morte anche da diversi rappresentanti della Chiesa, Parolin ha detto: “È successo spesso nella Chiesa che persone in un primo momento non sono state capite, non sono state valorizzate, poi alla luce di quello che avevano fatto hanno recuperato un ruolo anche esemplare nei confronti della stessa Chiesa”. Quella di don Milani, quindi, “non è una vicenda ‘unica’”, ha sottolineato il cardinale. Certo, ha ammesso, “sono sempre vicende dolorose per la difficoltà di capire le novità che lo Spirito suscita nella Chiesa. Ma questo fa parte della dimensione umana della Chiesa, per cui non dobbiamo neppure molto scandalizzarci. Il bello comunque – ha aggiunto – è che si sappia recuperare e si riconoscano i segni dello Spirito e la sua opera in queste persone che anticipavano i segni dei tempi”.
L’attentato a Giovanni Paolo II
Non è mancato, nelle parole del Segretario di Stato, un ricordo dell’attentato a Giovanni Paolo II in Piazza San Pietro, a pochi giorni dal 42.mo anniversario, il prossimo 13 maggio: “Ero un giovane prete e ricordo l’impressione che fece quel fatto e soprattutto sapere chi c’era dietro, qual era il significato di questo fatto”, ha commentato Parolin. “È stato un momento di grande prova per la Chiesa che si attentasse alla vita del Papa e quindi un momento di grande smarrimento”.