Chiesa Cattolica – Italiana

Parolin: soprattutto in questo tempo di guerra e pandemia Dio non ci lascia mai soli

Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano

È questo un progetto “volto al bene di tanti giovani e a sostegno delle loro famiglie”. Dove si favorisce il bene, “è presente ed agisce la grazia di Dio”. Questo ha una grande importanza in particolare “nel tempo difficile che stiamo vivendo, segnato dalla pandemia e dagli orrori della guerra in Ucraina”: c’è il pericolo che prevalgano tristezza e scoraggiamento “ma il Signore non ci lascia mai soli, soprattutto nel tempo della prova”. È quanto ha affermato il segretario di Stato, cardinale Pietro Pietro Parolin, partecipando a Roma, nella sede di Radio Vaticana e Vatican News, alla conferenza di presentazione del prodotto multimediale (cd e videoclip) come atto finale del progetto “Con le mie mani con i miei occhi – Liberi di essere felici”, sostenuto da Regione Molise e promosso dall’associazione “Liberi nell’arte aps” in collaborazione con associazioni del territorio locale e nazionale. Un incontro, ha ricordato il porporato, che si inserisce nelle celebrazioni per la Giornata mondiale dell’autismo che ricorre, ogni anno, il 2 aprile. E si colloca in un percorso sui linguaggi della comunicazione e dell’espressività rivolto all’ambito dell’autismo.

Il cardinale Parolin: fa bene al cuore fare del bene

Rendersi conto del bene fa bene

Il Signore, ha affermato il cardinale Parolin, non smette di continuare “la sua opera a favore dell’umanità” e continua ad “ispirare tante persone disponibili” incoraggiandole a “percorrere vie costruttive all’insegna della generosità”: al di là di tanti problemi e drammi, “la presenza benefica di Dio accompagna sempre il nostro cammino ed apre il cuore di quanti lo ascoltano”. L’apertura del cuore manifesta i suoi effetti anche all’esterno generando “il senso degli altri”. Ed è proprio il senso degli altri, ha osservato il segretario di Stato, ad aver suggerito il progetto multimediale “Con le mie mani con i miei occhi – Liberi di essere felici”: in questa iniziativa si riscontra “una profonda radice” fatta di “attenzione e di prossimità”. Si tratta di un percorso, ha detto il cardinale Parolin, che mira alla felicità di ragazze e ragazzi autistici “nel segno della creatività attraverso le note del canto”. In ogni epoca, ha aggiunto il porporato, non mancano mai persone che senza clamore e senza calcoli si prodigano per gli altri mossi “da una benevolenza che scaturisce dalla carità: rendersi conto del bene fa bene”. “Oggi più che mai abbiamo bisogno di persone disponibili a favorire il bene di tutti”.

Cantare con il cuore

Quando ci troviamo in qualche problema e situazione difficile, “la tentazione più forte è di sentirsi soli”, di trincerarsi nelle proprie preoccupazioni. Quando si verifica questo, ha detto il cardinale Parolin, la vita è un deserto arido dove dimora solo l’infelicità. Ma c’è un altro modo di reagire, un’altra via: affrontare i problemi con il coraggio donatoci dal Signore che non ci abbandona mai. In questo caso i problemi non si ingigantiscono. Si affronta con maggior forza soprattutto quando si lascia spazio al canto: “penso ai Salmi dove l’esultanza si esterna con altri toni, tra i quali quelli dettati dalla prova e dalla sofferenza”. Ognuna di quelle preghiere ispirate conduce alla gioia che solo il Signore sa dare, anche nelle situazioni che “sembrano irrimediabili”. Perciò l’uomo biblico quando raggiunge il colmo della sofferenza canta ed eleva il suo grido a Dio che lo libera non dalla sofferenza, ma nella sofferenza. Il canto è primariamente “un fatto del cuore”: “chi sa cantare con il cuore anche nei tratti ardui delle vita, affronta con coraggio tutte le situazioni”. Nelle note del brano dal titolo “Aeroplano”, ha affermato il porporato, “si può cogliere uno sguardo fiducioso e aperto alla vita”.

C’è più gioia nel dare che nel ricevere

Il segretario di Stato vaticano ha infine ricordato la ragione che ha ispirato l’iniziativa presentata oggi: il Signore ci insegna che c’è più gioia nel dare che ne ricevere. Gesù con la sua vita donata ci fa vedere che “non vi è spazio per la frustrazione in chi è aperto è disponibile verso gli altri”: “lo sanno i genitori la cui massima felicità consiste nello spendersi senza riserve per i figli e lo sa chiunque abbia un cuore aperto verso il prossimo”. A volte, ha concluso, un sorriso e un gesto di gentilezza bastano per far sentire che si prova più gratificazione nel dare che nel ricevere.

Includere significa non chiudere gli occhi

Alla conferenza, moderata da Massimiliano Menichetti, responsabile di Radio Vaticana – Vatican News, è intervenuto anche Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la comunicazione. Includere, in particolare nell’ambito della comunicazione, significa comprendere la complessità della realtà, ascoltare l’altro. Includere, ha sottolineato Paolo Ruffini, è il contrario di chiudere gli occhi. Includere si fonda sulla capacità di unire, sulla creazione di una rete di sguardi. L’inclusione è anche un uso responsabile delle parole. Anche le parole, ha detto il prefetto del Dicastero per la comunicazione, possono escludere o includere, costruire o distruggere. Includere, ha concluso, vuol dire “fare rete”: anche nella fragilità c’è una forza che può essere donata e compresa.

Il prefetto Paolo Ruffini: l’inclusione è camminare insieme

Cultura dell’inclusione

In occasione della Giornata Mondiale dell’Autismo, il 2 aprile, Papa Francesco ha incontrato i membri della Fondazione Italiana Autismo, giovani e adulti accompagnati da familiari, insegnanti, medici. Il Papa ha evidenziato la necessità di una società e di un’economia inclusive, dove le persone con disabilità possano esprimersi e dare il proprio contributo. Il Pontefice ha ricordato che è necessario promuovere la cultura dell’inclusione: “è necessario continuare a sensibilizzare sui vari aspetti della disabilità, abbattendo i pregiudizi e promovendo la cultura dell’inclusione e dell’appartenenza, fondata sulla dignità della persona. È la dignità di tutti quegli uomini e di quelle donne più fragili e vulnerabili, troppo spesso emarginati perché etichettati come diversi o inutili, ma che in realtà sono una grande ricchezza per la società”.

Guerra in Ucraina, Parolin: si eviti una escalation

A margine dell’evento presentato oggi nella sede di Radio Vaticana e Vatican News il cardinale Parolin si è soffermato sulla drammatica situazione in Ucraina: “si deve fare di tutto per evitare una escalation”. “Non è proibitivo un viaggio, si può fare. Si tratta di vedere quali conseguenze avrebbe questo viaggio, valutare se davvero può contribuire alla fine della guerra”. L’auspicio, ha detto il segretario di Stato, è che “si torni a ragionare tutti e a trovare una strada negoziale per concludere questa avventura senza ritorno”.

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