Delphine Allaire – Principato di Monaco
Esprimendo l’onore “di essere il primo Segretario di Stato del Papa a farlo”, il cardinale Pietro Parolin ha celebrato questa mattina la messa nella basilica dell’Immacolata Concezione nel Principato di Monaco. Il porporato è giunto nella città-Stato ieri, in occasione del 40esimo anniversario dell’elevazione della Diocesi di Monaco al rango di Arcidiocesi, avvenuta il 30 luglio 1981, con la Bolla Apostolica haec di San Giovanni Paolo II, in seguito alla firma del relativo Accordo tra Santa Sede e Principato di Monaco.
L’omelia nella cattedrale dell’Immacolata Concezione
Nella sua omelia, Parolin ha ricordato questo evento nella plurisecolare storia del Principato che “racconta il profondo radicamento della fede cristiana in questa terra”. È in virtù di questa fede che i cristiani, ha esortato Parolin, sono chiamati ad aver cura del prossimo soprattutto dei tanti “viandanti”, “piagati nel corpo”, come poveri, emarginati e migranti, ma anche “piagati nello spirito”, come tutte le “persone sole, ferite nell’anima da rapporti andati male, insuccessi e sconfitte personali”. “La carità cristiana – ha detto il cardinale – che ha animato e ed edificato la nostra Europa nei secoli sgorga dall’abbondanza della misericordia di Dio che in Cristo si riversa sulla nostra vita e che ci impegna a nostra volta a riversarla sulla vita degli altri”.
A margine della celebrazione, il cardinale Parolin ha risposto ad alcune domande di Vatican News.
Eminenza, qual è il significato della sua visita qui a Monaco?
Il Santo Padre vuole esprimere naturalmente la sua vicinanza a tutte le Chiese, certamente cerca di farlo lui personalmente attraverso i viaggi apostolici, ma anche in altri modi come, per esempio, questi contatti che il Segretario di Stato ha con differenti realtà sociali, politiche, ecclesiali. Credo che sia importante questa mia visita per sottolineare l’anniversario che stiamo celebrando e soprattutto per incoraggiare. Le visite che io faccio sono infatti soprattutto un incoraggiamento ad andare avanti sulla strada del Vangelo, nonostante le difficoltà. Difficoltà che penso anche la Chiesa di Monaco sperimenta. Anche se esiste una speciale relazione con lo Stato, è vero che la società tende sempre più a scristianizzarsi, ad allontanarsi dai principi della fede. Quindi essere qui, a nome del Papa, è un modo per dire avanti cercate di compiere la vostra missione, in una realtà che è diversa dalle altre, forse più ricca e benestante, ma che, proprio per questo, ha bisogno dei valori del Vangelo.
In questo contesto, la Santa Sede come vede questa eccezionalità di Monaco di avere il cattolicesimo come religione di Stato?
È una eredità storica, un patrimonio che in tante altre parti si è perduto proprio per l’evoluzione della società, mentre qui si è mantenuto. La Santa Sede lo vede come un’opportunità di collaborazione e riconoscimento di quello che è il ruolo pubblico della religione.
Come i due Stati possono collaborare?
Possono collaborare a livello di valori sui quali concordano e, quindi, cercare di mettere questi valori alla base della vita sociale e politica. Non è una difesa di principio, è una difesa di quello che noi riteniamo essere la condizione fondamentale per la salvaguardia e la promozione della dignità di ogni persona umana. Questo è importante. D’altra parte, possiamo collaborare nei grandi progetti di cooperazione internazionale che il Principato di Monaco ha avviato e continua ad avviare nelle regioni più bisognose e vulnerabili. La Santa Sede in questo è molto impegnata, pensiamo per esempio al tema del Covid e della ripresa: il Santo Padre ha istituito una commissione speciale. A questo livello, ad esempio, si può collaborare, ma anche in tanti altri campi dove ci sono necessità.